Da quando il pastore ha dovuto abbandonare l'ovile per mettere in salvo le pecore dalle razzie dei cinghiali i cani sono soli. Non espletano più il ruolo a cui erano stati educati ma rimangono comunque nei paraggi. Il terreno recintato è sotto il loro controllo. E non si allontanano. Gli abitanti dei dintorni portano loro del cibo dacché il padrone non è assiduo come prima.
Il fischio li fa alzare. Cessano di dormicchiare al sole di febbraio e si avvicinano al bordo. Annusano. Leccano il cibo. Scodinzolano al benefattore che ha portato qualche avanzo ma non mangiano. Il capo branco, macchia, questo il nome che gli do per via delle macchie beige sul manto biancastro, abbassa le orecchie e il capo in segno di sottomissione. Annusa ancora una volta il vassoio col cibo e si allontana seguito dagli altri tre. S'incamminano su una piccola altura e si sdraiano al sole caldo di febbraio. La primavera sembra essere in anticipo sulle colline calabresi. I primi fiori selvatici sbocciano e anche i fichi germogliano.Forse i cani faranno merenda più tardi. Adesso la loro pancia è piena, qualcun altro è arrivato prima...
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