Il complesso monumentale del S.Giovanni
in Catanzaro è una struttura architettonica di origine normanna con
influenze bizantine esaracene.
Nel xv sec. Il castello, a causa delle
diverse incursioni dei catanzaresi che si ribellavano al conte
Centelles, cadde in rovina.
La storia ci dice che alcuni materiali
del castello furono utilizzati per edificar la Chiesa dei SS.
Giovanni Battista e Evangelista e divenne sede di una delle più
importanti confraternite della città; la Congrega dei Bianchi di
Santa Croce (1563) con l'Hospitio (1569) e il convento dei Teresiani
(1645). Questi ultimi due edifici furono in seguito trasformati in
caserme e poi in carceri.
Dal 1998, con una mostra dedicata ad
Andrea Cefaly, il Complesso del San Giovanni è trasformato ancora
una volta dalla volontà politica e amministrativa cittadina. Diventa
un polo attrattivo culturale i cui spazi sono contenitori di arte
visiva e convegni.
Nel 1999, con la mostra dedicata al
Cavalier calabrese, nato in Taverna, Mattia Preti, il Complesso
acquisisce di fatto il titolo prestigioso di polo culturale e
espositivo fra i più importanti dell’Italia Meridionale. E’
questo il ruolo che oggi il Complesso detiene e, grazie alla
suggestività del luogo e all'ampiezza dei restaurati spazi
espositivi, ospita anche opere di pittori locali, quali Andrea Cefaly
da Cortale, collezione donata dalla famiglia Lanza.
Lo spazio è gestito da un gruppo di
ragazzi. Ma non è di questo che voglio parlare. D'altronde, per
saperne di più basta andare sul sito ufficiale del comune di
Catanzaro.
Oggi mi trovo qui perché attratto
dalla mostra di due storici compagni pittori coi quali ho condiviso
alcuni momenti della mia giovinezza: Gioacchino Lamanna e
Francesco Molè.
Il piano terra del complesso
monumentale è dato in comodato all'università.
Salite alcune rampe di scale si accede alle capienti sale dove sono esposti i dipinti.
Salite alcune rampe di scale si accede alle capienti sale dove sono esposti i dipinti.
È ancora presto er fare un resoconto, ma, secondo le
notizie di Franco Molè, la città ha risposto benissimo all'evento.
"La sala conferenze era gremita e i visitatori facevano fatica a stare
in quei luoghi fisici e apprezzare i lavori pittorici -mi dice Molè-".
Parliamo un po' dei tempi passati, dei percorsi pittorici e degli amici che non ci sono più.
Entrambi, Lamanna e Molè', sono e trattano con metodiche e
sensibilità differenti temi figurativi.
Gioacchino ama il paesaggio e le
figure. Molti scorci catanzaresi sono esposti. Vedo anche un pezzo
del laghetto del parco della biodiversità. Cavalli. Attimi di
intimità familiare: le figlie, la moglie, tanti scorci della sila e della vecchia Catanzaro.
Lamanna ha un'ottima mano e un
superbo colpo d'occhio. La sua tavolozza e solare, pulita. Riesce a
raccontare attimi visivi sospesi tra poesia e realtà.
Molè ha una tavolozza sfumata.
Il pennello o lo sfumino e i tamponi lasciano tracce di pitture
delicate sui supporti.
Da qualche tempo si dedica allo studio
dei ritratti. Volti femminili si affacciano. Fanno capolino.
Ammiccano dentro e oltre le cornici.
Non vado oltre. Il mio scritto vuole essere uno
stimolo alla partecipazione.
La mostra rimane aperta fino al 10
maggio. Dalle 10 e 30 alle 14,00 e dalle 17,00 alle 20,00.
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