Il 16 giugno scade la rata d'acconto
IMU. E checché ne dicano, a parte che é la tassa più odiata dagli
italiani, molte famiglie la devono pagare.
La devono pagare quanti hanno unito due
appartamenti contigui per stare più comodi ma non hanno fatto la
variazione al catasto perché per il comune sono due unità
immobiliari distinte e separate.
Cosicché, quanti si trovano a dimorare
nella “Prima Casa Allargata” risultano esonerati dal pagamento di
metà di essa in virtù degli sgravi fiscali sulla prima casa, ma, la
supposta la ricevono dalla “seconda casa accorpata” che recupera
abbondantemente il balzello da pagare grazie all'aliquota maggiorata
e priva di sgravi.
Ma, se il contribuente che possiede due
fabbricati contigui, con distinta iscrizione in catasto chiede la
fusione al competente Ufficio del Territorio sarà soggetto
all'aliquota ridotta di legge del 4 per mille. Se non lo fa l'altro (uno dei due appartamenti accorpati) ricadrà nella più elevata aliquota ordinaria deliberata dal comune di residenza.
Conviene?
A tale scopo può essere sufficiente
anche l'accatastamento unitario ai fini fiscali.
Cos'è la fusione fiscale?
Si tratta di una modalità prevista dalla legge quando la fusione delle due unità non è possibile perché intestate una al marito e l'altra alla moglie. quindi con distinta
titolarità delle stesse.
Ovviamente la fusione non avrà effetti
retroattivi ma li avrà a partire dalla data apposta agli atti
dall'Ufficio del Territorio.
Anche due coniugi con residenze
separate in comuni diversi per esigenze di lavoro possono richiedere
le agevolazioni sulla prima casa con aliquote ridotte e detrazioni di
legge.
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