La “Disinformazia” ai tempi del Web
sottotitolo:
Identità Multiple per Depistare.
Articolo interessante! Ed è per questo motivo che lo ripropongo ai lettori del blog e all'attenzione di quanti credano che la delazione sia un'arma da usare con disinvoltura nei confronti dei concorrenti più “bravi”.
Internet, si dice, è un medium più democratico di quelli tradizionali perché non può essere usato come strumento di manipolazione dall'alto le opinioni si formano liberamente attraverso un dibattito in cui tutti possono prendere la parola per confrontarsi «alla pari».
Ma le cose non vanno sempre così. Lo sa bene George Monbiot, blogger e firma del Guardian, impegnato in una crociata personale contro le pratiche di disinformazione messe in atto da governi e corporation per inquinare i dibattiti che si svolgono su forum, mailing list e social network fra cittadini, consumatori e utenti.
La tecnica più in voga usata, fra gli altri, dal governo cinese per attaccare i blogger dissidenti e dall'industria del tabacco per screditare le campagne contro i danni del fumo passivo, consiste nell'arruolare squadre di agenti provocatori per far degenerare in rissa le discussioni, spargere false informazioni, diffamare le persone e le istituzioni che si vogliono screditare, ecc.
Sembra tuttavia che queste strategie stiano per compiere un salto di qualità:
Un noto e prestigioso blog politico americano, il DaiIy Kos, scrive infatti di avere ottenuto da una «gola profonda» alcune mail (delle quali pubblica stralci) sottratte alla società HB Gary, che fornisce servizi a varie agenzie governative Usa, come la Cia e il ministero della Difesa, dalle quali si scopre che l’azienda in questione sarebbe dotata di software di «persona management», cioè di programmi che consentirebbero a un soggetto impegnato in una campagna di disinformazione di assumere contemporaneamente fino a 70 identità (profili di social network, account in forum, ecc.) gestendole in parallelo;
il tutto senza che si possa scoprire chi tira i fili di queste marionette virtuali. E’ normale, si dirà, la «disinformazia» è antica come il potere.
Ma la rapidità con cui il potere ha saputo reinventarla nell'epoca di Internet suscita una certa rabbia: «bombardare» le masse dall'alto con false informazioni non è bello, ma infiltrarsi in un ambiente dove la gente credeva di poter finalmente mettere liberamente a confronto le proprie opinioni è molto più vile e disgustoso.
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