Come funziona il rimborso ai partiti?
Dopo il referendum del 1993 che aboliva
il finanziamento pubblico ai partiti, i signori della politica hanno
attuato delle modifiche alla legge in modo da aggirare l'ostacolo
posto dai cittadini.
Per far sì che dalle casse dello Stato
possano continuare ad arrivare nelle tasche dei (tesorieri?) partiti
i soldi pubblici, nel 1999 è stato istituito un meccanismo, valido
ancora oggi ma, migliorato a favore dei partiti con successive
modifiche.
Mentre la legge del 1999 istituiva un fondo attivo per un solo anno, il cui ammontare era stabilito moltiplicando gli elettori per 4.000 lire (cioè 2,07 euro) già nel 2002 veniva modificata “riducendo” il costo di un elettore a 1 euro, ma attivando la ripetizione annua per tutta la durata della legislatura, perciò aumentando potenzialmente il costo a 5 euro ad elettore.
Mentre la legge del 1999 istituiva un fondo attivo per un solo anno, il cui ammontare era stabilito moltiplicando gli elettori per 4.000 lire (cioè 2,07 euro) già nel 2002 veniva modificata “riducendo” il costo di un elettore a 1 euro, ma attivando la ripetizione annua per tutta la durata della legislatura, perciò aumentando potenzialmente il costo a 5 euro ad elettore.
A questo punto, un cittadino qualsiasi,
nauseato da tanta spregiudicatezza, per non ritenersi “cornuto e
mazzijato” potrebbe pensare, come dimostrazione estrema, di
astenersi dal votare. Ma i politici le pensano tutte, quando si
tratta di tutelare i propri interessi... e proprio per questo il
numero degli elettori non è stabilito in base a quanti votano di
fatto alle elezioni, ma guardando al numero di potenziali elettori,
inclusi, quindi, anche quelli che scelgono di non votare.
La scelta di fare sempre riferimento
all’elettorato della Camera è dovuta al fatto che si tratta
dell’elettorato più numeroso.
Nel 2006, prima dell’inizio della successiva legislatura, una piccola ma significativa modifica decide che il fondo debba essere versato ai partiti per cinque anni, indipendentemente dalla durata della legislatura.
Cosicché i “rimborsi dovuti” per
le elezioni politiche del 2006 si sommano a quelli per le elezioni
del 2008, aumentando il totale dei contributi annui di circa 100
milioni di euro all’anno per tre anni, dal 2008 al 2010.
secondo il rapporto della Corte dei
Conti del 2010, tra il 1994 e il 2008, i contributi ai partiti nelle
tornate elettorali politiche, regionali e europee, sono costate agli
italiani la modica cifra di 2.253.612.233,79€ (due miliardi
duecento cinquanta tre milioni seicento dodicimila duecento trenta
tre euro e 79 centesimi)
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