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venerdì 4 maggio 2012

gli abusi della grande distribuzione alimentare

A proposito dei ticket pasto aziendali. (che tra le altre cose è stato decurtato dalle manovre di Monti)


È commovente sapere di essere nei pensieri dei capitani delle grandi distribuzioni. Certo, la consapevolezza di essere osservati e catalogati, inorgoglisce!, esalta sapere che loro pensano a noi e studiano notte e giorno per tutelare i diritti dei consumatori. Come ad esempio prevenire il furto della card o del blocchetto dei buoni pasto. E quindi esibire i documenti personali come alla frontiera per la modica cifra di un ticket pasto.
Come spiegare altrimenti il geniale modulo donato dalla cassiera insieme allo scontrino?
Nel modulo si richiedono: generalità complete del titolare e di chi ne fa le veci ed eventuale delega a corredo dei buoni pasto usati per fare la spesa nel supermercato!
Poi c'è, invece, il supermercato che non accetta i buoni a copertura dell'intera spesa ma solo al 50% dell'ammontare totale dello scontrino oppure chi ne incassa uno solamente a prescindere.

Insomma, chi ancora ha la fortuna di lavorare e matura il buono pasto (tassato a tutti gli effetti perché fa reddito) si trova a dover affrontare una giungla di piccoli ma spiacevoli contrattempi imposti dalle varie direzioni dei supermercati (sidis, conad, despar, interspesa).
Ora, è bene specificare che:
Il buono pasto, come accennato, è un diritto contrattuale erogato dall'azienda e serve al prestatore d'opera per consumare il pranzo nella mensa aziendale oppure, a discrezione del lavoratore, nei locali affiliati.
Le affiliazioni sono concesse a ristoratori e negozianti che istruiscono una richiesta specifica alle aziende che utilizzano questa forma contrattuale.

Concludendo, a quale proposito gli uffici amministrativi dei supermercati operano le discriminazioni accennate? E perché si deve compilare e consegnare con faciloneria una “scheda con i dati personali” pena la mancata accettazione dei ticket nelle casse sidis catanzaresi?

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