Può il piacere, se pur sublime e
raffinato dalla cultura orientale, trasformare l'azione della libido
in una forma d'arte?
L'interrogativo nasce da una notizia di
cronaca romana che vede implicate due ragazze e un presunto artista dello shibari,
un rituale giapponese finito male per la morte drammatica di una
delle due ragazze trovate appese in uno scantinato con la tecnica
della bilancia.
Navigando nel web c'è la possibilità d'imbattersi in video dal sapore circense nei quali si vede qualcuno che lega una ragazza, il tutto sublimato con didascalie, citazioni e riferimenti ad altre forme artistiche tradizionali giapponesi come l'Ikebana, Sumi-e (pittura con inchiostro nero) e Chanoyu (cerimonia del tè).
Ad
onor del vero, fra i vari utilizzi dello Shibari, alcuni maestri dei
nodi riescono a fare delle performance stupefacenti, come legare i
modelli fino a farli diventare delle sculture viventi dinamiche,
oppure indurre alla pratica meditativa condivisa, al rilassamento
profondo per la flessibilità del corpo e della mente, a una forma di
scambio di potere, grazie alla pressione dei nodi sui punti vitali del
corpo, ma nel caso del bondage si evince, appunto, una semplicissima
propensione alla
costrizione erotica per mero diletto personale, mortificando, nel
contempo la donna oggetto della pratica e l'antica cultura nipponica
che faceva assurgere il
rituale a sinonimo di eleganza e dignità tra i samurai allorché
catturavano o cadevano loro stessi prigionieri, ma in quel caso la
legatura era priva di nodi perché si dava valore alla parola data
dal samurai; mentre qui, nella funzione impacchettatrice di donne o uomini, le masturbazioni mentali, di
certa intellighenzia, tentano di contrabbandare una devianza psicologica per opera d'arte. È la stessa disfunzione o meglio la delegittimazione
lessicale della definizione “culturale” associata ad eventi
folklorisitci di bassa lega come lo possono essere le sagre paesane
prive di fondamenta antropologicamente certe o la canzoncina popolare
orecchiabile strappalacrime che acchiappa e narcotizza una moltitudine di gente superficiale o incolta.
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