I privilegi dell’avvocato.
Era da tanto che avrei dovuto fare dei lavori in casa, ma le esigue finanze, fino a qualche mese addietro, me l’hanno impedito. Finalmente, dopo avere messo da parte un gruzzoletto, interpello alcune ditte. Confronto i preventivi di spesa e scelgo quello di un vecchio compagno di scuola.
Svuoto le stanze da restaurare e imballo la roba in robusti scatoloni.
Il mio amico si presenta con una squadra di operai ben assortiti. Ognuno di loro sapeva cosa fare. Di tanto in tanto qualcuno si rivolgeva a me per sapere, dove fosse una presa, dove spostare uno scatolone e altre minuzie. La cosa strana era che si rivolgessero a me chiamandomi “avvocato”. Li lasciai fare. Non chiarì che il titolo non mi apparteneva, d’altronde i “dottò” si sprecano, per strada e in giro per il mondo. Andammo avanti così quasi fino alla conclusione dei lavori. E meglio sarebbe stato se avessi continuato a mantenere il riserbo. Infatti, chiarito il malinteso sul dottorato alcune cose cambiarono. Le piastrelle, contrariamente ai calcoli, diventarono insufficienti come pure la colla, il filo elettrico e la pittura.
Convenni che mantenere un titolo “onorifico”, per il tempo strettamente necessario, a volte, è da saggi.
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