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domenica 20 settembre 2009
emarginati e integrazione sociale
È orribile! Come può un padre accoltellare la figlia, tagliarle la testa sol perché ama un uomo che non abbraccia la stessa religione? Eppure, questo tizio integerrimo è dovuto venire in Italia per dare un futuro alla sua famiglia e trovare lavoro. Mi sforzo di capire; scandaglio le origini culturali, etniche, ma al di là di determinate ottiche interne ai credo religiosi nessuna dottrina incita all’omicidio. Solo il rancore razzista induce a tanto e non c’è nessuna scusante che possa avvalorare la repressione di una o più vite. Anzi, persino nel regno animale, superata la fase dello svezzamento, la prole è allontanata, esortata ad andare incontro al mondo e procacciarsi da vivere.
La classe dirigente mondiale dovrebbe aggiustare il tiro; evitare i conflitti; destinare fondi alla scuola alla famiglia e alla ricerca così da far evolvere davvero le nuove generazioni attraverso integrazioni reali suffragate dallo studio e dalla solidarietà dei differenti credo religiosi e politici.
Non basta accatastare rom, immigrati, fuggiaschi in case popolari o baracche e recintarli. I ghetti sono la realizzazione dell’idea più becera che l’uomo potesse avere. Lo Stato Democratico salvaguarda la dignità della persona; lascia interagire, organizza e attua strumenti per avviare al lavoro. Insomma crea i presupposti per confrontare le intelligenze operanti sul territorio.
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