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mercoledì 8 maggio 2013

Letta, tutti in convento ma ognuno paga per sé

Chi gioca a fare spogliatoio e chi è in mutande da tempo.


Di tutto si può dire agli italiani tranne di non essere pazienti. Abbiamo pazientato (?) giorno dopo giorno e soprasseduto alle strategie comunicative di tutti i governi e degli attori che hanno rubato la ribalta alla logica delle cose.

Siamo stati pazienti con i giornalai da quattro soldi, schierati, ma forse è più indicato dire venduti. Però, a ben pensarci, venduti lo siamo un po’ tutti… o, chissà, innamorati? Innamorati di una idea, un ideale op di una qualche icona.

Prima di scrivere della sensazione che dà il nuovo governo Letta ho volutamente lasciato decantare gli effetti immediati del suo agire.

Resettato il cervello e messo in stand by i pensieri, ho aspettato.

Ho aspettato, e come me tanti, per vedere se dopo i proclami e le gitarelle fuori porta per sondare gli umori degli altri leader europei (come se la situazione non fosse abbastanza chiara) alle parole seguissero i fatti. Ma troppo tempo è trascorso per chi ha necessità impellenti e che, di sicuro, non può tentennare oltre all'ultima trovata del ritiro in convento del governo Letta.

Convento! La definizione del luogo del ritrovo, buttata lì dai giornalisti asserviti al falso sistema del libero pensiero e con l’aggiunta che si paga alla romana, ha fatto effetto sul popolino.

Un ex convento trasformato in accogliente albergo a 5 stelle dotato di tutti i comfort per evitare la propagazione degli odori sgradevoli presenti negli spogliatoi di quarta serie. o, peggio, delle fabbriche diventate archeologia del mondo del lavoro.

E mentre loro giocano a fare squadra, cosa improbabilissima!, nella società reale c’è chi continua a fare buchi nella cintola, comunque, costretti a pagare gabelle ma senza qui diritti fondamentali che dovrebbero elevare l’esistenza dei miseri in qualità esistenziale civica come voluto dai partiti presenti in questa “squadra” di governo che hanno legiferato in merito a welfare, cultura e lavoro.

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