L'opinione pubblica è diseducata dai sotterfugi e dalle ambiguità di chi la rappresenta. Il cattivo esempio inizia nei piccoli centri comunali per arrivare alle alte cariche dello Stato.
Molte cose sono incomprensibili ai cittadini e quando esplodono, a seguito di indagini della magistratura, i fatti, divenuti di dominio pubblico, alimentano le fantasie, i rancori di quanti stentano a vivere una vita quotidiana normale dal punto di vista economico. E il caso scoppiato a Reggio Calabria è uno di quelli che lascia sbigottiti anche perché, volente o nolente, vede coinvolto politicamente in qualità di sindaco Giuseppe Scopelliti, attuale presidente della regione Calabria.
L'interrogativo principale che tutti si pongono è: possibile che fosse all'oscuro di tutto?
D'altronde, ripercorrendo quanto emerso fino ad ora è una domanda naturale vista la caratura politica del Presidente della regione che ha letteralmente stracciato nella gara elettorale il suo avversario Loiero.
Ma rivediamo le notizie:
dall’indagine che la Procura reggina sta svolgendo sulla gestione delle casse del comune di Reggio Calabria risulta che l'architetto Bruno Labate, abbia ricevuto soldi per centinaia di migliaia di euro senza avere mai svolto alcun incarico per Palazzo San Giorgio, per tanto è iscritto sul registro degli indagati con l’accusa di peculato in concorso con l’allora dirigente Orsola Fallara.
I magistrati reggini inoltre hanno fatto perquisire la sua casa romana e l’ufficio di Roma dove lavora come capo della delegazione della Regione Calabria, per conto del Presidente Giuseppe Scopelliti.
Le notizie, diffuse stamattina sul Quotidiano della Calabria, a firma del giornalista Giuseppe Baldessarro raccontano che l'architetto, assistito dal suo legale Pasquale Foti, è stato sentito dalla procura reggina e avrebbe ammesso alcune responsabilità precise.
L’architetto Labate ha ricevuto su mandato del comune un pagamento di 180 mila euro nell’agosto scorso giustificato ufficialmente per una consulenza relativa alla riqualificazione dei depuratori di Ravagnese e Gallico. Ma sarebbe stato lo stesso Labate a dichiarare di non aver svolto alcuna consulenza, arrivando a dirsi pronto a restituire il denaro. La Procura sta indagando poi su altri pagamenti (per circa 360 mila euro) in relazione a presunte prestazioni professionali per opere pubbliche, forse mai realizzate.
Altra notizia importante dell’articolo di Baldessarro è che i magistrati hanno accertato che Orsola Fallara si era auto liquidata una cifra non inferiore a 530 mila euro per aver partecipato come componente della Commissione Tributaria in rappresentanza del Comune, giacché dirigente del settore Finanze.
In tutta questa storia chi ne ha fatto le spese è la povera Orsola Fallara che, distrutta dall'intera vicenda, ha ingerito dell'acido muriatico che le ha bruciato l'apparato digerente e dopo una straziante agonia è deceduta.
Al di là delle responsabilità civili o penali, in simili casi, non vi sono parole o lacrime che possano giustificare la scomparsa di una persona. Non c'è errore umano che possa essere rettificato dalla morte neanche se chi ha sbagliato lo ha fatto di sua spontanea volontà o è stato “indirizzato” da fattori contingenti.
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