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sabato 5 ottobre 2013

Papa Francesco, un faro nel buio della ragione

http://aore12.blogspot.it
Da alcune sere non va in onda la trasmissione trash dei paccari, quella in cui i giocatori selezionati per la puntata chiamano i numeri del pacco da aprire sperando di portarsi a casa il contenuto del pacco più pingue che a volte, se si è abbastanza fortunati, col raddoppio, la vincita sale a un milione di euro.

Con l'esattezza non va in onda dal giorno della tragedia nel mare davanti Lampedusa.

Il Papa davanti all'ennesima tragedia della povertà ha parlato di VERGOGNA e ieri durante la visita nei luoghi che Francesco, il Poverello di Assisi si spogliò di ogni avere terreno e lo mise a disposizione dei bisognosi, ha rincarato la dose: per la prima volta, finalmente, un Papa parla al mondo secondo il Vangelo.

Esorta a rifuggire la mondanità, la ricerca del potere economico, l'essere presenti laddove si alimentano i bagordi, le feste pagate coi sacrifici umani. E, prima ancora, nei giorni passati puntò il dito contro i signori della guerra, i venditori di armi.

Finalmente un uomo di chiesa che parla indistintamente a tutti e denuncia le storture volute dall'uomo per magnificare la sua materia e espanderne l'ingordigia, l'avidità lussuriosa dispensatrice di morte.

Dopo le sue denunce, alcuni politici nostrani che si dichiaravano cattolici e militanti della fede (CL) noti alle cronache per i motivi resi noti dalle varie inchieste sembra stiano rivedendo i loro pensieri. Questi signori, almeno nella forma lessicale, sembrano più attenti, volutamente in sintonia con il pensiero di Papa Bergoglio.

Adesso è il momento di imporre alla troica e all'Europa tutta il valore della SOLIDARIETÀ. Evitare esodi biblici dovuti a fame, carestie e guerre. Non con leggi coercitive quali la Bossi-Fini che sono l'emanazione dei poteri tracotanti. Ma attraverso interventi diretti nei territori di appartenenza atti a prevenire i devastanti effetti tristemente noti della globalizzazione.

domenica 20 marzo 2011

Libia, profughi, migranti, realtà e impegno comune


Ai qualunquisti, agli avidi, e a quanti pensano che l'altro è cosa altrui.

Anni addietro, nell'hinterland romano, si consumò una storia tra due amici intrisa di meditata violenza, sopraffazione e sottocultura.
La vicenda vede protagonisti due amici di vecchia data; uno ben piazzato fisicamente, euforico, il cosiddetto buzzurro che esterna la sua baldanza con scherzi grossolani sull'amico debole.

Un giorno, il buzzurro passa a trovare l'amico intento, che di mestiere faceva il canaro, cioè, badava ai cani.
Battute, pacche sulle spalle, spintoni sull'amico che, essendo mingherlino, sopporta mal volentieri le pur bonarie angherie.

Senza dimostrare la benché minima contrarietà chiede all'amico di dargli una mano per aggiustare una gabbia e per farlo lo invita a entrarci.
Il buzzurro entra e voilà. Il piccoletto serra la porticina e con estrema calma inizia a torturarlo. A nulla valsero le invocazioni di pietà del grande e forte ex amico. Determinato, il canaro torturò l'amico e smise solo quando lo vide esanime a terra.

Probabilmente, se il mingherlino fosse stato dotato di humour o di una personalità mediamente forte avrebbe reagito diversamente, avrebbe detto all'amico “basta, non mi piacciono i tuoi modi”, avrebbe potuto non frequentarlo più. Ma ciò non è stato, e neanche, in quel preciso momento, si è trovato qualcuno a passare da lì. Nessuno si sarebbe astenuto dal soccorrere il pur “cattivo grosso” amico che in condizioni di vita normale tiranneggiava benevolmente il debole. … e gli altri amici, i conoscenti, che facevano quando stavano tutti insieme, ridevano? Incitavano il gigante oppure gli dicevano di non esagerare?

Oggi, alla luce dei venti di guerra che spirano sul mediterraneo e sulla Libia, la tragedia sociale di una realtà degradata come quella del canaro può assurgere a metafora. E richiama tutti a interrogarsi. È facile giudicare, lanciare accuse, tirarsi fuori dal contesto sociale specie se a muovere la lingua è la paura di perdere qualcosa di personale, in barba ai concetti divulgati dalle dottrine religiose e educative in atto nelle democrazie evolute.

venerdì 18 marzo 2011

Lampedusa allontana i profughi, spirito di sopravvivenza, paura o ignoranza?




Andate via! Andatevene! Non c'è spazio neanche per noi...

queste le frasi urlate dal molo di Lampedusa dagli isolani mentre l'imbarcazione della guardia costiera con circa 200 immigrati a bordo tentava di attraccare.

I lampedusani sono allarmati.
I centri d'accoglienza scoppiano. Oltre 2000 nord africani sono sbarcati sull'isola dopo i fatti cruenti scoppiati nelle loro terre e lo spazio pro-capite a Lampedusa è davvero ai minimi della sopravvivenza.

C'è allarme, rabbia e paura nelle voci degli isolani. Intimano alla guardia costiera di andare altrove per scaricare i profughi.
Spirito di sopravvivenza o egoismi di parte?
Già il sindaco aveva tentato con un'ordinanza di inibire la libera circolazione ai profughi e la sosta nei locali pubblici.
L'episodio ha indotto il questore di Agrigento di verificare con la procura della Repubblica eventuali estremi di reato concernenti l'istigazione all'odio razziale. E a proposito di odio razziale, nei giorni scorsi, chissà per quale caritatevole motivo, due esponenti della peggiore destra politica si sono presentati nell'isola: il fine ideologo leghista Borghezio e la rappresentante francese dell'estrema destra Jean Marie Le Pen.

Gli avvoltoi si tuffano in picchiata sulle carogne. Famelici si avventano per cibarsi di quello che rimane di povere menti incapsulate in corpi inermi. Maschere d'ignoranza, decimate dalla paura lasciate nell'oblio per decenni e ora... ora hanno riflettori di tutto il mondo evoluto puntati addosso.

La stessa paura, forse è meglio definirlo opportunismo!, che ha tenuto in sten by i governi mentre gli aerei di Gheddafi bombardavano il suo popolo.

C'è voluto l'intervento decisivo di Barak Obama e dell'Onu per imporre la no fly zone agli aerei del rais. anche in Libia, il popolo oppresso ha gridato; ma non per allontanare dalla loro casa i profughi. I libici hanno gridato grazie Obama, grazie Sarkozy, grazie Francia, Inghilterra...

e l'Italia? Gli italiani hanno messo a disposizione le basi e fatto partire la Garibaldi mentre i giornalisti s'interrogano sull'accordo di amicizia che Berlusconi ha firmato insieme a Gheddafi.

Chiedo a questi profondi pensatori: l'accordo prevede l'amicizia esclusiva con Gheddafi o col popolo libanese? Se è, come è giusto che sia, col popolo, allora c'è da chiedersi come mai si è aspettato tanto per far cessare il genocidio. sempreché sia finito.

E intanto i profughi continuano ad affrontare pericolosissimi viaggi della speranza, inconsapevoli della bufera che si alza sul loro cammino. Una bufera alimentata dall'ignoranza che incute terrore per il diverso in quanto elemento destabilizzante del piccolo ma solido mondo antico costruito sul nulla.

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