(l'apriscatole culturale)
Nel giro di qualche decennio siamo passati dal produrre poco e, tutto sommato, in sintonia con gli eco sistemi al produrre indiscriminatamente moltissimo inquinando il suolo terrestre e l'atmosfera.
Persino il barbiere riciclava le
schedine del totocalcio vecchie. Le metteva sulla mensola davanti
alla poltrona e quando doveva pulire il rasoio vi spalmava sopra la
schiuma da barba appena tolta dal viso del cliente. E che dire del
fruttivendolo o del pescivendolo che incartavano la mercanzia nei
giornali dei giorni precedenti?
"maschere di carta" |
Poi vennero gli anni di plastica e le
industrie iniziarono a stampare persino i recipienti destinati a
contenere gli alimenti e gli artisti fecero assurgere gli oggetti ad opere d'arte.
Eppure, come era bella la semplice
quotidianità dei primi anni sessanta quando ancora sapevamo
costruire i giochi e ci impegnavamo creativamente nell'assemblare i
vestiti e le maschere per carnevale con i pochi mezzi che avevamo a
disposizione.
Le maschere prendevano forma
gradatamente da scatole di scarpe e da semplici fogli di giornali e
dalle pagine dei quaderni.
Le maschere avevano forme diverse,
spesso condizionate dalla disponibilità dei fogli di carta che si
possedevano.
Il simbolo dell'infinito tracciato su
due facce di foglio di quaderno si trasformava nella maschera di
zorro e un ramo reciso opportunamente trattato diventava una spada.
Il carnevale e le altre festività
erano una corsa felice verso la creatività affiancata e stimolata
dai genitori e dai fratelli più grandi. E oggi?