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giovedì 6 febbraio 2025

A scirubetta, antica ricetta calabrese

 


L’acqua solidificata è lancia d’argento lasciata dagli gnomi dopo avere fatto la guardia nella notte, artefatto della natura benigna; cono di cristallo appeso alla gronda.

L’arcobaleno rassicura i bambini che, confortati dall’amore familiare in attesa osservano i colori sparsi sui muri: viola, indaco, blu, giallo arancione ... le energie positive nei bambini in attesa dell’alchimia casareccia, trattengono a malapena il tempo . La leccornia, il dolce tipico, lentamente prende forma nel tempo rarefatto della memoria.


Non c’erano gli elettrodomestici nelle case, al tempo della narrazione, sarebbero apparsi più tardi, col boom economico, le cambiali e la pubblicità ossessiva.

Niente congelatori e frigoriferi, né forni elettrici, scaldabagni, lavatrici e men che meno lavastoviglie in quei tempi bui ma sereni.

Le dispense contenevano masserie, e i ripiani, incurvati di legumi e frutta secca, e carne salata essiccata in soffitta, non lasciavano spazi per le diversissime marche di detersivi. Bastava un unico sapone: quello fatto in casa e chi poteva, comprava il sapone all’emporio del paese, un mattone rossiccio dal vago profumo di “Marsiglia”.

Ghiaccioli penduli dalla gronda invitavano a essere raccolti. Leccati tali e quali o con l’aggiunta di qualche manciata di neve fresca e pura, vino cotto, un po’ di miele o marmellata di fichi, nel bicchiere e via! Goduria allo stato puro.

Neve. Ghiaccioli frantumati. Vino cotto. Nel bicchiere con l’aggiunta di qualche goccia di miele. Uno ciascuno e iniziava la festa.

L’antica ricetta dell’attuale granita, per noi aveva un altro nome: “scirubetta”.

 Dolce. Gelato di un mondo antico che non c’è più.

 Quando ancora non esistevano le gelaterie e le pasticcerie.

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