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lunedì 23 settembre 2024

Da noi si dice così

 


Racutri. Discorsi inutili e inconcludenti ripetuti ossessivamente.

Ripetere con contrizione gli stessi concetti, “surmunijara”.  Tipici atteggiamenti negativi nei quali i depressi sguazzano, indugiano e “paparijanu” compiacendosi.

Espressioni dialettali ampiamente adoperati in gergo per indicare quella gente priva di fantasia e interessi e che fa del pettegolezzo il suo punto di forza. Generalmente è una categoria di depressi. Non è colpa loro! È una situazione culturale voluta per inedia congenita. E sono in tanti. Riconoscibili dall’aspetto disfatto e dallo sguardo fuggiasco con gli occhi bassi e che osservano di sottecchi. Si riconoscono subito.  Il loro stato non sfugge come non sfugge una persona con gli occhi belli e il sorriso allegro o lo stempiato il calvo.

 

U “Scocculatu”, appunto, il calvo, privo di capelli nella parte alta del cranio perde i capelli non per sua volontà. E quindi non può essere paragonato all’indolente, apatico soggetto che vorrebbe il mondo a sua immagine. Statico, “mbambulatu, arrimisu” privo di interessi. Invece il presuntuoso, “u culistru” è l’apoteosi della vanagloria, il migliore, superlativo e imbattibile in tutti i campi!

Ava cchjiù corna iddhu ca nu panaru e vermituri”. Si dice così per apostrofare qualcuno quando si litiga per un sorpasso azzardato ma anche per altro.

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