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lunedì 28 agosto 2017

Cervelli in ferie

È tempo di bilanci o della caccia alle mosche perché fastidiose?

L'estate sta finendo, cantavano i Righeira.
Anche per chi non è mai iniziata, l'estate è ai titoli di coda. Ridicolo se pensiamo a quante speranze leghiamo questo periodo dell'anno. È come la fine e l'inizio di ogni anno. Di quando auguriamo ogni bene per noi e i nostri cari. Accorgendoci, però, che il giorno seguente è uguale agli altri giorni. Niente è cambiato.

Col caldo, dicono gli esperti, gli ormoni si risvegliano dal letargo invernale e sia l'uomo che la donna vanno in cerca di avventure quando non hanno la mente ingombrata da problemi ben più gravi e seri o alterata da droghe.
La violenza del branco avvenuta a Rimini è una delle tantissime conseguenze addebitabili all'emarginazione culturale e sociale. Ma non è questo il momento per tentare un'analisi sociologica. Ci sono già gli scienziati della comunicazione impegnati a tenere banco nelle tv.

Ritengo che solo il buonsenso e una sana propensione al dialogo potrebbero alleviare alcune delle problematiche sociali.

Non v'è dubbio! I problemi attuali sono molteplici: fame, povertà vecchie e nuove; calamità; indolenza e insipienza delle classi dirigenti e degli organi che determinano le tendenze sociali guardando al proprio ombelico o all'immediato rendimento economico non migliorano i rapporti col diverso.

Emarginazioni sociali e culturali sono alibi ben sostenuti alla pari dei carrozzoni dell'antimafia parolaia. Seminari, salottini mediatici in prima e primissima serata acchiappano le menti deboli costretta a rimanere in casa e trovare compagnia nei talk show di pessima qualità culturale e morale.

La politica sembra essere lontana dai veri problemi che affliggono la gente comune.
Pensioni d'oro e stipendi che potrebbero sfamare interi paesi rimangono diritti acquisiti e perciò intoccabili.
La cecità dei sistemi capitalistici, meglio, la stupidità dei pochi e potenti ricchi amplifica gli egoismi e alimenta beceri populismi, consolidando, così, le povertà lasciando nella sfera delle condizioni sociali irreversibili i deboli e gli emarginati privati di ogni rappresentanza.

La guerra tra poveri è servita. … babbo caccia via queste mosche che non mi fanno dormire, mi fanno arrabbiare, com'è profondo il mare... cantava e ammoniva satiricamente l'indimenticabile Lucio Dalla

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