Quando sinistra era sinonimo di cultura.
Il camionista proseguì in direzione Pescara dopo avermi fatto scendere nei pressi dello svincolo del raccordo anulare alle porte di Roma.
Un caro amico, ricordo, mi esortò:
“devi salire subito. Antonello è tornato. Sta pochi giorni e poi
riparte.”. E così feci.
Conclusa la giornata lavorativa,
caricai sulla mia 500 una decina di dipinti, impacchettati a mo' di
valigia con lo spago e incurante della stanchezza mi avventurai alla
volta di Roma.
Le tele erano pesanti. E passo dopo
passo, la corda che teneva insieme le tele mi segava le dita.
L'umidità notturna rendeva lucido
l'asfalto e la brina brillava sull'erbetta oltre il guardrail. Le
mani mi facevano male. La cinquecento era in panne lungo la strada
lametina e un branco di cani randagi mi veniva dietro.
Se il buon giorno si vede dal mattino! Pensai.
L'incontro era fissato per le 10.
Arrivai in anticipo.
Franco, questo il nome del caro amico
comune che mi fece conoscere Antonello Trombadori, mi venne incontro:
“hai fatto buon viaggio? Ci prendiamo un caffè? (…) e la
macchina dove l'hai lasciata?”. “Lascia perdere, meglio non
pensarci! Antonello Trombadori?” “Tra poco arriva!”.
Arrivò e fu subito cordiale. Volle
vedere i lavori. Ero in un'altra dimensione. Gli davo del “lei”
in segno di stima e ammirazione, condizionato favorevolmente dalla
sua “storia umana, politica e culturale”.
Dammi del “tu”! Mi disse. E non
pensare a teorizzare il tuo lavoro. Per contestualizzare e
quant'altro ci siamo noi critici d'arte. Tu pensa solo a lavorare e
dipingere! Al resto penso io. Quando fai la mostra? Fammi sapere ti
scriverò volentieri qualcosa.”
Non feci nessuna mostra
nell'immediatezza ma quell'incontro mi restò impresso nella memoria.
E oggi, dopo più di quarant'anni, rivedendo questo dipinto, “il
clown”, sul quale discutemmo a lungo sulle implicazioni
sociologiche e politiche che, metaforicamente, per me, addensava, mi
sembra di rivederlo, affabile, decisamente convinto sostenitore della
cultura e dei giovani che si avventuravano sui sentieri impervi
dell'arte figurativa.
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