L’ODORE DEI GIORNI.
L’odore dell’erba tagliata di fresco riporta ai mesi estivi,
a quando è necessario intervenire sovente per mantenere in salute il manto
erboso dei prati e dei giardini sia pubblici che privati. Riporta la mente a
rivisitare quell'angolo celato gelosamente nel cantuccio dei ricordi a quando si andava a
giocare nella Villa Trieste dove i giardinieri facevano anche da guardiani e
stavano attenti che nessuno giocasse a pallone o entrasse nelle aiuole.
Tutto era in ordine. Superato il maestoso cancello in ferro
battuto, nella piazzetta ovale, il calessino trainato dal pony Jolly aspettava
mamme e bambini per il consueto giro panoramico. Più in là l’omino dei semi
offriva ceci, fave secche e, appunto, semi di zucca salate in cartocci per
cinque e dieci lire.
Oggi non ci sono più il grasso cocchiere sul calesse
trainato da Jolly e neppure l’omino dei
semi. Non ci sono più i giardinieri che ritenevano la villa pubblica una loro
creatura e al posto delle poltroncine monoposto in terracotta che raffiguravano
dei leoni alati vi sono panchine in metallo.
Il laghetto delle papere lo ricordavo più curato; ci sono
cigni maestosi, anatre e qualche bambino
che butta loro molliche di pane.
L’odore del legno
marcio è un segnale sintomatico dell’abbandono o dell’incuria. E per sentire
questo odore non è necessario andare nei boschi. Basta spostarsi, uscire dal
centro storico. Arrivare a Corvo, per esempio.
tre scatti x testimoniare l'incuria ambientale |
Sono trascorsi circa dieci giorni dall'ondata di maltempo
che ha spezzato i rami degli alberi nella periferia a sud di Catanzaro. I piccoli
rami caduti per strada sono stati
frantumati dalle ruote delle macchine mentre i grossi qualcuno li ha spostati
ai bordi confidando nell'intervento degli addetti ai lavori comunali. Ma non è
andata così.
Forse perché per certi lavori ritenuti “extra” ci vuole un
impegno di spesa altrettanto extra. E forse perché, oggi, non si ritiene più la
cosa pubblica una propria creatura a causa, probabilmente, dei cambiamenti sociali e
dei ruoli delle varie funzioni stravolte dalla politica economica che governa
beni materiali e condiziona fortemente quelli emozionali.
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