Meteo inclemente per pensare alla solita, annuale, e, per alcuni, fatidica gita fuori porta di Pasquetta.
I pensieri vagano fino a raggiungere l'ultima pasquetta fatta in compagnia dei miei amici tra le onde dello Jonio, colazione al sacco, le immancabili "cuzzupe" e le pastiere adagiate sulla sabbia del porticciolo di Catanzaro Lido.
Tempi allegri e scanzonati. Messi in un cantuccio a riposare. Sorpassati dalle riunioni compassate, ma non troppo, tra coppie mature e figli a seguito.
Eravamo forse degli incoscienti a non lasciarci intimidire e condizionare dal tempo? No, semplicemente non davamo peso alla pioggia. E quando una cosa era in programma si rispettava la tabella di marcia. Come quel giorno che una volta partiti per la Sila si aprirono le cateratte del cielo e furono tuoni e fulmini a condizionare la meta.
Ci fermammo in una casa in costruzione, tra gli alti pini silani, a poche decine di metri dalla strada.
I bambini erano elettrizzati. E noi ci
mettemmo a raccattare pigne asciutte e legna inservibile del
cantiere. Accendemmo il fuoco. Mettemmo su la griglia da “passeggio”.
Ed ebbe inizio il rituale.
L'odore di fumo porta con sé il calore
delle allegre compagnie. Grida gioiose e sbotti d'ilarità avvolgono
gli ambienti e tutto si trasforma in festa. Anche la giornata più
buia e piovosa è rischiarata dalle positività conviviali.
il "pasquone" da noi è un rito che si consuma in compagnia |
Finito lo spasso e pulito l'area
occupata abusivamente, anche se per poco tempo date le condizioni
meteorologiche, risalimmo nelle macchine per fare ritorno.
La pioggia si era trasformata in
acquazzone e le strade in fiumi melmosi tanto che fummo costretti a
cambiare il percorso più volte.
Al bivio di Cafarda i vigili del
fuoco ci indicarono un percorso alternativo. Andammo in direzione di
Gimigliano e poi a Gagliano e lì rimanemmo bloccati
nel centro storico. Un tronco trasportato dall'acqua si posizionò di
traverso e i detriti fecero il resto. La diga sbarrò l'acqua; il
livello si alzò fino a metà portiera delle auto.
I bambini, ridevano, incuriositi dalla
inconsueta situazione che si era creata e dalla solidarietà delle
persone che allungavano bottiglie d'acqua e biscotti dalle finestre
basse delle case incuranti del pericolo.
Ma il gruppo chiassoso che ha invaso il
parco giochi sotto casa non incorrerà, anche se il tempo è
inclemente, nelle stesse disavventure appena narrate.
Non hanno bisogno di coprire grandi
distanze per ritornare a casa anche se la macchina rossa parcheggiata
nei pressi del cancello del parco è caricata all'inverosimile.
Sono ben attrezzati. Anche loro griglia
da “passeggio”. Tavoli, sedie da picnic e un enorme telone
plastificato da tendere sopra le teste e fissare agli alberi per
riparare tavoli e vettovaglie.
A parte la distanza tutto è come
sempre. Tra le compagnie c'è sempre chi racconta barzellette, chi
ricorda aneddoti, chi s'incazza per finta e chi ride.
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