Come dis/educare efficacemente alla legalità.
I comunicatori di mestiere, gli im/prenditori incompresi, i politici perseguitati, amano fare esempi e raffronti con gli Stati Democratici che attuano basse percentuali fiscali sui redditi, tutelano parlamentari e presidenti della repubblica, imprenditori, insomma si riempiono la bocca dei privilegi che, secondo loro, potrebbero esserne i legittimi destinatari ma, puntualmente, disattendono di chiarire che nelle realtà democratiche più avanzate ogni cittadino è cosciente del proprio ruolo sociale:
1. Paga le tasse dovute
2. Non ruba i finanziamenti pubblici
3. Lavora per migliorare lo stato di salute aziendale.
4. Non s’inventa scatole cinesi per depistare finanze.
5. Non dismette fabbriche storiche per ricollocarle in territori socialmente degradati solo perché offrono mano d’opera a basso costo e altissimi profitti imprenditoriali.
6. Non usa il potere pubblico per scopi personali.
7. Rispetta l’avversario
8. Rispetta le Bandiere
Insomma:
È cresciuto secondo i dettami democratici che antepongono la tutela della persona al mero interesse economico e materiale dei furbetti del quartiere. Comprende bene che per tutelare i più deboli non deve studiare il metodo migliore per evadere le tasse o pagarle in un altro paese dove, in virtù del benessere collettivo, si applicano tassi d’interesse inferiori.
Per concludere, la stragrande maggioranza della cittadinanza, salvo sporadici colpi di fortuna, conduce una vita dignitosa, forma famiglie, paga le tasse e, se lavorano entrambi i coniugi, realizza la casetta in montagna o al mare ma, mai assurge all’onore delle cronache per avere inventato dal nulla un grande impero economico; senz’altro, l’emerito sconosciuto che dall’oggi al domani riesce a creare grandi imperi economici e parte di questi li nasconde nei paradisi fiscali stranieri susciterebbe qualche perplessità.
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