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venerdì 11 agosto 2017

Un milanese del sud che ha fatto strada

È soddisfatto di sé l'uomo: 80 anni; magro, fisico ancora atletico parla delle sue giornate presenti e passate e non nasconde un pizzico di orgoglio nella voce squillante ma non, alta, da infastidire gli astanti.

Ho visto la pubblicità sul corsera e mi è piaciuta subito. Però prima di comprare e investire i venti milioni della liquidazione che mi ero preso appena da pochi giorni ho chiesto in giro. Ho chiamato parenti e amici che mi hanno rassicurato.

Poi, un giorno, siccome facevo la consulenza con una azienda che aveva dei lavori qui al sud, visitai il cantiere: fango, fango ovunque! E come fanno a consegnarmela per giugno? Vuoi vedere che è la solita storia? E mentre pensavo questo e mi rabbuiavo vedo in lontananza un ometto basso. Mi avvicino e gli chiedo; “sapete se … “ non finisco la frase che il piccoletto mi fa: “Uhè Fra' e tu che ci fai qua?”. Era un mio vecchio compagno di scuola che lavorava al cantiere.

Ho comprato sulla carta a Milano e mi hanno assicurato che per questa estate avrei fatto le ferie qui. E le farai! Mi rispose convinto. Vedi quel materiale accatastato? La tua casetta è là. Sono moduli abitativi prefabbricati e in un baleno si montano. Tranquillo. Avrai la tua casa nei tempi stabiliti.
Infatti, le ferie dell'81 li feci qui e da allora non mi sono spostato. Ogni anno inizio da giugno-luglio e finisco a settembre.
Qua c'è tutto quello che serve. Abbiamo il centro commerciale. La rosticceria che cucina i piatti tipici calabresi: melanzane ripiene, peperoni ripieni, polpette, arancini con la 'ndujia. E poi ci sono i campi da tennis e quelli di bocce. L'anfiteatro. E quattro ingressi sulla spiaggia coi punti doccia e le rastrelliere per lasciare le biciclette. Io arrivo in bici. La lego per evitare sorprese e vado al mio solito ombrellone. Siamo otto amici e ogni anno facciamo quadrato.
Insomma; inizio la stagione col costume, pantaloncini corti e maglietta e finisco allo stesso modo.. indosso i pantaloni lunghi e la camicia il giorno che devo prendere l'aereo per ritornare a Milano.

È soddisfatto della propria vita, dei figli, ormai grandi, che vivono in giro per l'Europa con incarichi di prestigio. Se non ho capito male sono dei manager. Gente del sud che si è fatta una posizione su al nord ma che non taglia col passato. Le radici sono conficcate saldamente nella propria terra anche se aspra.
Storie comuni. Storie di persone che hanno tentato la fortuna altrove e che sono riuscite a coronare i propri sogni durante il boom economico degli anni 60 e 70 quando il nord cercava mano d'opera qualificata e da qualificare; giovani diplomati e laureati disposti a sacrificare qualcosa pur di arrivare all'apice delle carriere. E anche se adesso è qui a raccontare con piglio spavaldo la sua ascesa sociale, il tono della voce tradisce un attimo di incertezza, subito motivata da impossibilità naturali o da scelte private, di uno dei figli ancora senza prole. Però, aggiunge, col sole negli occhi e un sorriso smagliante, quando arriva il mio piccolo Niccolò ci facciamo delle interminabili passeggiate in bici e delle partite a tennis memorabili. Ha cinque anni, il figlio di Fabio. Mio figlio. Gli ho fatto fare una racchetta su misura apposta per lui. E quando grida: “Nonno nonno” mi sento felice come non mai.
Credo che questa sia la vera gioia. Senza gli entusiasmi ingenui dei bambini la vita non ha senso! Solo questi ripagano dei sacrifici fatti.

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