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giovedì 19 settembre 2013

Salario minimo serve a poco e non salva la dignità dei cittadini

Leggo che Giovannini, ministro del welfare, ha organizzato una squadra di tecnici per preparare una bozza, un piano, contro l'indigenza. In parole povere dovrebbero trovare un sistema per garantire un salario sociale ai più poveri compresi gli stranieri che stanno almeno da un paio di anni in Italia.

E fin qui niente da eccepire!

Lascia un po' pensare lo stato d'abbandono dei tantissimi esodati o senza pensione che si trovano fuori dal mercato del lavoro ma che, secondo i farraginosi conteggi degli esperti che basano la ricchezza o la povertà dei cittadini e delle famiglie sui certificati ISEE. rimangono senza soldi in tasca.

E, anche se per questo nuovo termometro sociale ci si basa sull'ISEE, il reddito reale dei singoli cittadini non è individuato davvero.

Ancora una volta si confonde la dignità, il diritto alla vita e si tenta di cancellare la macelleria sociale fatta fin qui dai governi con un assegno per gli indigenti. Quelli, per intenderci che non hanno neanche gli occhi per piangere. Quei disperati che rovistano nei rifiuti e nei cassonetti dei mercati. I senzatetto.

No, caro e stimato Ministro, premesso che gli assegni contro l'indigenza esistono da sempre nei comuni d'Italia, Lei dovrebbe interessarsi dei 50enni a salire occupati e disoccupati elargendo loro un equo compenso per vivere da nonni. Accompagnarli dignitosamente nell'età della quiescenza e fare largo ai giovani.

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