La brezza marina agita l'aria. La
sensazione di fresco prodotta dal venticello non induce a calarsi in
acqua.
Seduto sulla sdraio osservo il cielo.
Uno spicchio di cielo azzurro in parte nascosto dalle strisce verdi
dell'ombrellone con la scritta “porto rhoca”. Le falde biancastre
mosse dal vento lasciano intravedere il logo capovolto. Sottosopra,
alla maniera tipografica.
La visione, similmente all'odore delle
madaleine di proustiana memoria, mi proietta indietro nel tempo a
quando, per racimolare qualche soldo, impegnavo parte del mio tempo
libero estivo nella tipografia “Mancaruso”.
Il titolare, Giacinto, un omone dalle idee
socialiste, a fronte del mio volontario “lavoro” par time, se la
memoria non m'inganna, mi dava attorno alle 2500 lire ogni venerdì.
Non c'era niente di scritto e avevo la massima libertà. A volte,
quando non c'era molto da comporre aiutavo Gaetano il rilegatore.
Tommaso il compositore, si definiva il
re del ritm&blues quando non faceva “branda”. Fu lui a
spiegarmi i primi trucchetti di scrittura tipografica. Ed oggi, a
distanza di molti anni, è bastato un battere di ciglia, una folata
di vento per rivivere i pomeriggi trascorsi nei locali odoranti
d'inchiostro, colla e solventi.
Ho rivisto Tano, Raffaele, Emanuele, lì
nella vecchia tipografia ubicata al piano terra del vecchio palazzo
signorile ai piedi della discesa Mauro.
Urliamo per capirci, eleviamo la voce qualche decibel sopra il rumore delle rotative per rispondere alle battute e ridere di cuore.
Urliamo per capirci, eleviamo la voce qualche decibel sopra il rumore delle rotative per rispondere alle battute e ridere di cuore.
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