Dopo l’11 settembre.
I neri hanno una marcia in più!
Su di loro i segni del tempo non sono immediatamente visibili. Per capire la loro età o gli stati d’animo li devi osservare attentamente. Non arrossiscono quando sono impacciati! E se sono tesi o nervosi, non lo capisci mica subito; devi fare attenzione al timbro della voce, al tremolio, ai tratti facciali e alle mani. La voce, l’espressione facciale e il gesticolìo tradiscono, sia nei bianchi che nei colorati, tensioni emotive, anche nei più scaltri.
A un acuto osservatore non sfuggono i particolari; anche quelli più insignificanti assumono e trasmettono valenze imprescindibili dallo stato di autodisciplina che s’impone l’interlocutore.
Il mio interlocutore tradisce il suo stato d’animo nel tremolio delle parole e nella contrazione delle labbra, nonostante il sorriso che precede e accompagna le parole.
Lui è nero. Un uomo negro snello. Ben curato, e dimostra una discreta cultura. Ha proprietà di linguaggio, senz’altro frutto di frequentazioni assidue col pubblico.
In effetti, dice di essere un dj e di avere lavorato nelle discoteche della costiera romagnola, tra Rimini e Riccione, ma che, dopo l’11 settembre, essendo, lui, musulmano, non ha più trovato lavoro. Da quel tragico giorno, che ha sconvolto il mondo intero e ha mostrato come la lucida pazzia di pochi possa provocare morti e terrore in larghissimi strati sociali, anche gli innocenti contrari alla violenza, se pur perpetrata in nome e per conto di assurdi teoremi, che non hanno nulla di religioso ma che cavalcano l’ignoranza delle masse, pagano uno scotto enorme e immeritato.
Oggi, Lui, il negro fa il ragazzo tutto fare. È l’uomo dai mille lavori: falegname, imbianchino, meccanico, inserviente…
E proprio in virtù della sua duttilità e padronanza manuale che l’anziana donna, stesa sul bagnasciuga, dichiara che “è un uomo da sposare!”… un uomo come pochi!
Conclude convinta l’anziana zitella.