sabato 26 marzo 2011

apparire o essere? la vita come opera d'arte


aore12
©by mario iannino, 2011, realtà contemporanee, particolare, opera polimaterica su cellulosa

Cosa significa “arte” nel lessico comune per la maggior parte delle persone?

Con estrema facilità si sente appioppare l'appellativo di “artistico” “artista” “arte” a questioni squisitamente comuni; ad azioni di normale routine; a soluzioni tecniche spesso intellettualmente infruttifere se paragonate alla vera essenza della vita e dell'Arte.

dal punto di vista, non filosofico, storico o analitico, ma, incentivante al pensiero comune che sfocia nella meditazione c'è ben poco di “Arte” in una impeccabile esecuzione pittorica che espone chiaramente episodi dettati dai vincitori per glorificare un dato momento. Lì, in quel determinato lavoro, si può ammirare la maestria acquisita dopo lunghi anni di lavoro, quando c'è!, la conoscenza delle tecniche pittoriche, la costruzione dei piani, l'enfasi; il dramma, il castigo, la promessa ecc., tutte cose che afferrano alla gola, cose di pancia, si dice adesso, tanto per stare al passo coi tempi, ma niente di più! Effetti visivi che già nell'800 Emile Zola condannava come elementi diseducativi; antiartistici proprio perché tendono a mostrare il lato esteriore del concetto connaturato all'operazione artistica e al fare dell'artista.

Oggi il frastuono dei mass media imbarbarisce le menti dei presunti colti. Basta avere un minimo di conoscenza nozionistica, molta faccia tosta, partecipare nei teatrini mediatici alle messe in scena dei conduttori per sponsorizzare un dato fattore, fare scenate, inveire e urlare più forte degli altri e il gioco è fatto! La star è bella e pronta. Da quel preciso momento il suo unico impegno è di continuare ad esserci. Essere presente nei talk show. E non importa se il suo comportamento, le sue parole diseducano e sviano la maggior parte dei ragazzi dai percorsi evolutivi sani. Quello che conta è il picco massimo di ascolti che raggiunge la trasmissione quando lui parla o interviene violentemente ammutolendo gli ospiti dissenzienti.
Conta la sua parola ben remunerata a favore di un certo artista specie se nei lavori da piazzare si ravvisano elementi, visivamente ambigui, attinenti alla realtà conosciuta. Decorazione, artigianalità, proposta creativa, opera d'arte, non fanno differenza in chi sa vendere accattivanti parole fumose. Anzi, sono preferibili le mezze tacche: il Genio, intimorisce!

Ebbene, questo tipo di ectoplasma costruito in laboratorio ha la responsabilità civile di chissà quante migliaia di persone che pendono dalle sue labbra e prendono per oro colato quello che lui dice e fa. È un po' come quei preti che parlano bene dall'altare. Quei preti che fanno commuovere i parrocchiani e li fanno andare via dalla chiesa col magone e pieni di sensi di colpa per non essere stati altruisti, buoni, servizievoli. Preti che vivono la spiritualità secondo canoni personali. Preti manager imbevuti di materia che antepongono i profitti alla dottrina divulgata dal Cristo.
Guardiamoci attorno, non molto lontano da noi ne ravvisiamo qualcuno. A questo qualcuno vestito da intellettuale, politico, religioso, artista (?) diciamo:

Anche la vita, vissuta in un certo modo, piuttosto che in un altro, è o può essere Arte!
Arte!, non teatralità o spettacolo effimero che tarpa le ali alla verità e muta in peggio il corso degli eventi!

le teorie destabilizzanti di Galan ministro della cultura




Di male in peggio! Dopo Bondi, Galan. Possibile che questo è il meglio che il governo Berlusconi possa propinare all'Italia? E, si badi bene, non c'è polemica quando uso il termine “propinare” viste le uscite del neoministro della cultura Galan!

I Bronzi - dice Galan - sono stati trovati nei mari della Calabria ma solo per questo devono rimanere in quella zona.”

giusto! Ha ragione! Ma per gli altri beni culturali sparsi per l'Italia che facciamo? Li facciamo smontare tutti e li rimontiamo in Veneto o sotto casa di Galan? Visto che ora è lui a comandare?

Ma l'intellettuale neoministro non si ferma solo ai bronzi di Riace, mette in dubbio anche la “festa del cinema di Roma”, la definisce stravagante se paragonata al più antico festival di Venezia.

Insomma, non c'è che dire! Le ricchezze devono stare solo in Veneto o nelle regioni governate dalla lega e chi ha qualcosa o tenta di istituire qualche intuizione culturale non lo può fare.

Si rasenta l'assurdo. La mediocrità è al potere e lo gestisce secondo parametri iniqui e di bassa lega. Azioni, queste dei ministri attuali, che non possono passare inosservate perché intellettualmente inaccettabili ed espongono gli italiani al pubblico ludibrio.

Galan farebbe bene a incentivare la cultura nell'accezione più ampia del termine; proporre interscambi; creare aree d'interesse nazionali connesse tra di loro, valorizzare siti e realtà geografiche differenti perché dalle differenze nasce la creatività propositiva che emancipa l'umanità.

mercoledì 23 marzo 2011

dalla candela all'atomo, 50 anni di storia



Negli anni '50 in Calabria e nel resto d'Italia la maggior parte delle persone non aveva le scarpe, camminava scalza e aveva le toppe ai vestiti.
Nelle famiglie, i vestiti passavano dai genitori ai figli e dai grandi ai piccoli. Non si buttava niente e le donne erano educate ad una sana e responsabile economia domestica. Rattoppavano i vestiti fino a quando il tessuto teneva; rigiravano giacche e cappotti e quando i pantaloni lunghi erano collassati in prossimità delle scarpe si trasformavano in pantaloncini corti per l'estate.
Le poche persone che avevano le scarpe erano ritenute benestanti, “ricche”.
La povertà era misurata dai calli ai piedi e alle mani; dalle toppe sui vestiti; dalla gracilità. Ma, nonostante ciò, il sorriso sulla faccia dei bambini era una caratteristica usuale. Bastava poco per rendere felice un bambino: due legnetti in croce e iniziavano interminabili battaglie con la spada; una verga verde, flessibile, con una cordicella tesa alle due estremità la trasformava in arco; questi i giochi dei bambini degli anni '50 e '60 che si svolgevano per strada o nelle campagne.

Non c'era l'emergenza spazzatura. Non esistevano le buste di plastica; il polistirolo e gli imballi che oggi assediano le strade. E non cerano neanche i cassonetti! Non servivano!

La spesa si faceva al dettaglio in spacci che vendevano baccalà, sarde sotto sale, corde, stringhe, lucido per scarpe, fermagli per capelli, stivali e scarpe; anche la pasta si vendeva sfusa e avvolta in un foglio di carta ruvida, ma c'era chi preferiva portarsi dietro un canovaccio per avvolgere i maccheroni, anche se la maggior parte delle donne la pasta se la faceva in casa. Solitamente il sabato era destinato alle provviste per il pranzo della domenica. La donna di casa, sul tardi impastava la farina e la lasciava lievitare qualche ora nella madia coperta con tessuti di lana e alle prime luci dell'alba, quando il forno era ben caldo, tirava le braci ai lati e infilava le pagnotte. Non c'erano molte panetterie o forni nei paesi e neanche macellerie. Si macellava in occasione delle festività importati qualche agnello o capra e il maiale per le provviste familiari. Uccidere una mucca era impensabile fino a quando questa non si azzoppava o diventava vecchia. Al mucca forniva il latte e tirava il carro. In quegli anni ognuno si sapeva gestire la quotidianità.

Oggi non siamo più abituati e neanche abbiamo i mezzi, o forse non vogliamo riscoprire il profumo del pane appena cotto che pervade la casa; preferiamo andare dal panettiere e se questo chiude cadiamo nel panico. Ma non c'erano neanche tantissime macchine e nelle campagne il mezzo di locomozione era il somaro e non il fuoristrada, il suv che invade i marciapiedi e inquina.
Il somaro era il compagno di lavoro che s'inerpicava su per viottoli stretti e trasportava l'inverosimile anche da solo, una volta imparata la strada.

Negli anni '50 nelle case non c'era l'elettricità. Quindi, non c'era il frigorifero; la lavatrice, la lavastoviglie, il forno elettrico, la televisione e neanche i lampadari. In compenso c'erano molti sogni nell'aria. Uno di questi sogni contemplava la tecnica al servizio dell'uomo e la prima lampadina elettrica che spodestò quella a gas o a petrolio, ne accese altri di sogni, come le falene che ballavano attorno al bulbo e che nelle notti fredde riscaldava.

I sogni sono finiti all'alba, nell'era dell'energia atomica; con la bomba su Hiroshima; i disastri nucleari delle centrali di Chernobyl e di Fukushima, che l'uomo ha voluto impiantare per sopperire al consumo energetico spropositato che gli necessita per mantenere il modello di vita che si è costruito pur sapendo i danni irrevocabili che provoca l'atomo trattato fuori da certi parametri e le contaminazioni ambientali delle scorie prodotte dalle centrali nucleari in assenza di una tecnologia evoluta.
Allora?, tornare all'età della pietra? Certamente no! Basterebbe essere un po' oculati.
©riproduzione vietata

martedì 22 marzo 2011

demenzialità mediatiche: i reati di Scalzo

aore12



Lo so potrei farmi i cazzi miei ma siccome siamo in democrazia voglio dire la mia sulle persone che si candidano a amministrare la città in cui vivo.
Per quanto riguarda i vecchi della scena politica catanzarese, Loiero e Traversa, la loro storia è più o meno conosciuta in città e fuori visto che tutti e due hanno avuto incarichi comunali, fatto i consiglieri e assessori provinciali, regionali e i parlamentari nazionali con cariche anche di ministri o vice e quindi hanno già dimostrato come governano.
Si dice sempre che le amministrative non hanno niente a che fare con le politiche. Mai cazzata più grande è stata detta! Se no, perchè ogni volta i sostenitori di destra o sinistra e centro, alla fine hanno detto: abbiamo vinto noi? Si, perchè alla fine vincono sempre tutti. Nessuno perde! Nessuno che dica onestamente: ho sbagliato! Questa volta ho perso perchè...

sembra che la politica sia il territorio delle possibilità mancate; sì, però dagli altri.
E noi? Noi che ci riteniamo migliori, che facciamo per migliorarla?
È vero!, fino ad ora non ha dato buoni esempi se si guarda agli scandali e alle mancate soluzioni dei problemi che affliggono i cittadini. L'altro giorno leggevo che in Catanzaro un numero enorme di cittadini frequenta il banco alimentare tutti i giorni per sfamarsi, circa 15mila, e altri, per pudore non lo fanno e si rivolgono ai familiari. Davanti a queste notizie c'è ben poco da dire. È il risultato scabroso delle politiche attuate nel tempo dai vari governi!

Bene, dicevamo, e noi cosa possiamo fare per migliorarla questa benedetta politica?
Anzitutto discutere; osservare con piglio critico quello che è stato e quello che dovrebbe, secondo noi, essere.
Insomma, dire la nostra opinione, anche se sbagliata, ma dirla! Ed è per questo, che davanti al maxi manifesto di Salvatore Scalzo, il ragazzo candidato sindaco dalla sinistra, ho esclamato: “demenziale!” ma chi è il suo staff creativo? Come può proporgli una simile cagata? Non è strategia ma semplice, se vogliamo, enfasi. E dopo un simile atto di compassionevole esternazione d'amore verso la sua città cos'altro dirà o farà? Dopo le foto segnaletiche da ricercato, cosa proporrà?

L'ingenuità di Scalzo è disarmante! Come può pensare di raccogliere consensi scimmiottando la destra che governa l'Italia? Anche loro hanno parlato d'amore eppure la povertà è aumentata tra la gente comune. Hanno parlato di milioni di posti di lavoro ma fino ad ora non si sono visti.

Per farla breve: Salvatò se ti accontenti di un posto da consigliere comunale va bene, continua pure così, tanto per salvare la faccia anche ai vecchi del pd calabrese e catanzarese, ma sì più combattivo ...
Senz'altro, adesso, non vinci lo stesso, però puoi dire di avere movimentato davvero una realtà asservita anche alla vecchia sinistra. E, attento ai lupi! anche a quelli che ti hanno convinto di essere colpevole ... i sentimenti non sono mai una colpa, sono valori rari da coltivare e preservare con pudore. i reati perseguibili a norma di legge sono ben altri!, perciò non scadere in teatralità inutili. la politica non è un atto teatrale; è servizio!

lunedì 21 marzo 2011

2012, la profezia dei Maia



Come al solito non c'è mai una linea univoca neanche quando si tratta di questioni delicate che coinvolgono il destino dei popoli. E nonostante vi siano leggi, ponderate e scritte dagli uomini per legittimare interventi delle forze democratiche oltre i confini nazionali a favore delle popolazioni oppresse dai tiranni che uccidono civili insorti, in Italia e nel resto del mondo la polemica infiamma i cuori.

Gli schieramenti sono netti:
i tiranni, che approvano l'intervento sanguinario per reprimere i dissenzienti, i liberali, definiti anarchici indisciplinati; “non rieducabili” alle scuole dei regimi totalitari, non ammettono ingerenze da parte di altri popoli nelle loro questioni interne;

i democratici, che ritengono inaccettabili e improponibili i sistemi coercitivi esercitati sugli inermi, pur valutando le inevitabili problematiche, consequenziali alle operazioni d'aiuto portate agli oppressi, sostengono gli interventi dei paesi democratici tesi a mitigare morti e disagi alle popolazioni.

Non è un caso se la maggior parte delle popolazioni sottomesse a regimi dittatoriali invocano sistemi di vita più democratiche. Non è un caso se le donne di tutto il mondo pretendono rispetto e parità reali. Come non è un caso che le rivolte avvengono perché i dittatori si sono bevuti il cervello e arrestano bambini delle elementari perché intonano una canzone o perché disegnano graffiti sui muri contro il regime, come successo in Siria.

Il vento della libertà soffia, pulisce l'aria, fa tremare i tiranni, cancella dittature, spazza via nebbie cariche di falsità intrise di ideologie assurde; apre nuove ere, dove ognuno ha la possibilità d'intraprendere la strada più consona al proprio modello di vita rispettando i percorsi altrui.

Che sia questa la fine preannunciata dai Maia? La fine delle dittature e della schiavitù dell'uomo sull'uomo? La fine di certi subdoli parolai di mestiere la cui unica preoccupazione consiste nell'imbonire le masse incolte e mantenerle tali?
Se è così, aspetto con ansia il 2012 e brinderò con sommo entusiasmo alla rinascita dell'uomo!

domenica 20 marzo 2011

è la Libia che deve spodestare Gheddafi!

Cina e Russia non si sono smentite. in sintonia col modello autoritario in vigore da loro si sono tenute distanti dalle operazioni politiche e militari dei governi che sono intervenuti in Libia per evitare ulteriori morti di civili innocenti o comunque in disaccordo con il rais.
D'altronde le due grandi potenze usano lo stesso metodo contro i dissenzienti. Lo si è visto a Tiananmen nell'89 quando i sogni dei giovani che occupavano la piazza da settimane sono stati spenti dai carri armati cinesi, i carri armati russi nella ex jugoslavia o la carneficina in Cecenia nel 2004 quando un commando tentò una sortita in una scuola e prese in ostaggio 1200 persone tra studenti e lavoratori della scuola. Dopo tre giorni le forze speciali sovietiche fecero irruzione e decimarono i contestatori, 186 bambini e causarono oltre 700 feriti. Il commando kamikaze chiedeva la liberazione della cecenia e la libertà dei prigionieri politici.
Questo per ricordare che la filosofia dei regimi totalitari ammette l'uso delle armi per mantenere l'ordine e il potere costituito.

Poco importa se a chiedere libertà, democrazia e un modello di vita migliore dove i giorni non diventano scommesse di sopravvivenza ma certezza di futuro, sono popolazioni affamate e sottomesse dal dittatore di turno e se quest'ultimo dichiara gli aiuti umanitari “inaccettabili intromissioni nella vita dello Stato Sovrano” paragonandole a crociate cristiane con l'intento d'innescare guerre di religione, mistificando e punzecchiando l'orgoglio religioso del suo popolo.

Ora in Libia c'è la possibilità di voltare pagina. I governi democratici (voglio pensare che non l'abbiano fatto per il solito business) hanno fatto la loro parte; attuato la no-fly zone, bombardato i siti strategici di Gheddafi per evitare alle sue truppe di munirsi di armi e munizioni e far alzare in volo aerei o marciare i carri armati.

Il resto è compito dei Libanesi! È il popolo Libico che deve allontanare il dittatore. È il popolo libico che deve smentire le sue deliranti parole. È la Libia che deve spodestare i Gheddafi! E fare attenzione a non metterne un altro come o peggio di lui al governo del Paese.

Libia, profughi, migranti, realtà e impegno comune


Ai qualunquisti, agli avidi, e a quanti pensano che l'altro è cosa altrui.

Anni addietro, nell'hinterland romano, si consumò una storia tra due amici intrisa di meditata violenza, sopraffazione e sottocultura.
La vicenda vede protagonisti due amici di vecchia data; uno ben piazzato fisicamente, euforico, il cosiddetto buzzurro che esterna la sua baldanza con scherzi grossolani sull'amico debole.

Un giorno, il buzzurro passa a trovare l'amico intento, che di mestiere faceva il canaro, cioè, badava ai cani.
Battute, pacche sulle spalle, spintoni sull'amico che, essendo mingherlino, sopporta mal volentieri le pur bonarie angherie.

Senza dimostrare la benché minima contrarietà chiede all'amico di dargli una mano per aggiustare una gabbia e per farlo lo invita a entrarci.
Il buzzurro entra e voilà. Il piccoletto serra la porticina e con estrema calma inizia a torturarlo. A nulla valsero le invocazioni di pietà del grande e forte ex amico. Determinato, il canaro torturò l'amico e smise solo quando lo vide esanime a terra.

Probabilmente, se il mingherlino fosse stato dotato di humour o di una personalità mediamente forte avrebbe reagito diversamente, avrebbe detto all'amico “basta, non mi piacciono i tuoi modi”, avrebbe potuto non frequentarlo più. Ma ciò non è stato, e neanche, in quel preciso momento, si è trovato qualcuno a passare da lì. Nessuno si sarebbe astenuto dal soccorrere il pur “cattivo grosso” amico che in condizioni di vita normale tiranneggiava benevolmente il debole. … e gli altri amici, i conoscenti, che facevano quando stavano tutti insieme, ridevano? Incitavano il gigante oppure gli dicevano di non esagerare?

Oggi, alla luce dei venti di guerra che spirano sul mediterraneo e sulla Libia, la tragedia sociale di una realtà degradata come quella del canaro può assurgere a metafora. E richiama tutti a interrogarsi. È facile giudicare, lanciare accuse, tirarsi fuori dal contesto sociale specie se a muovere la lingua è la paura di perdere qualcosa di personale, in barba ai concetti divulgati dalle dottrine religiose e educative in atto nelle democrazie evolute.

sabato 19 marzo 2011

4 i siti per il nucleare in Calabria dal governo Berlusconi



Quale genitore lascerebbe in eredità una probabile catastrofe ai figli?
È quello che sta succedendo in Italia ad opera del governo Berlusconi che nonostante quanto sta succedendo in Giappone continua nel suo programma sull'energia nucleare.

Gira voce che il Governo avrebbe definito dove collocare i 52 siti atomici in Italia.
Ben 4 dovrebbero essere costruiti in Calabria, territorio altamente sismico, secondo gli geologi soggetto a smottamenti e le testimonianze storiche, ad iniziare dalle cronache del terribile terremoto del 1783 e, quello più recente del 1905 in cui si unirono le forze più terribili della natura per devastare Reggio Calabria e Messina, e quanti cercarono scampo sulla spiaggia furono inghiottiti dal maremoto alle prime luci dell'alba l'8 settembre 1905.

non è per fare del facile allarmismo che si ricordano queste date e gli smottamenti ultimi nel vibonese e crotonese, ma anche nel catanzarese e nel cosentino dove vi furono delle vittime. Si vuole ricordare semplicemente, alla classe politica, che la Calabria è una terra difficile in tutti i sensi, che necessita di politiche di sviluppo territoriali mirate alla valorizzazione naturalistiche, unica vera fonte di guadano e futuro per le nuove generazioni.

Cosa ne sarà della costiera di Sibari (Cosenza); della zona costiera tra il fiume Nicà e la città di Cosenza nella zona ionica vicino alla foce del Neto (Crotone), a nord di Crotone (Marina di Strongoli, Torre Melissa, contrada Tronca); della zona costiera Ionica in corrispondenza di Sellia Marina, tra il fiume Simeri e il fiume Alli (Catanzaro)” tutti interessati dal piano energetico nucleare del governo Berlusconi dopo che saranno edificati i quattro impianti delle centrali nucleari?

il dramma del Giappone, ove ce ne fosse bisogno, ha evidenziato non solo i rischi della contaminazione radioattiva ambientale ma, ha sottolineato in modo ineccepibile il dato antieconomico della tecnica energetica nucleare in caso di incidenti.

Allo stato attuale non esistono garanzie a tutela della salute pubblica anche in assenza di eventi tellurici. Lo smaltimento delle scorie rimane un problema insormontabile. Vale la pena rischiare?

l'ultimo delirio del governo gheddafi



Cosa può giustificare l'appoggio di alcuni giovani libici alle malefatte di Gheddafi se non il mantenimento del potere?

Che l'andropausa in certi soggetti faccia sragionare è una cosa risaputa. Solitamente si chiama demenza senile. Sorprende, invece il delirio assurdo di certi giovani, compresi i figli del dittatore, che tentano di far passare per normale l'aggressione sanguinaria del regime dittatoriale nei confronti di cittadini che vogliono cambiare forma di governo. Cittadini che vogliono ordinamenti democratici e non carota e bastone da pazzi dittatori che di volta in volta mostrano varie personalità in televisione. Gheddafi, il padre padrone di una realtà tiranneggiata dalla sua ipocondria tenta l'ultima carta e mentre finge di rispettare le decisioni dell'Onu, viola la no-fly zone nei cieli libici e continua a far piovere morte su Bengasi.

Deliranti, le lettere a Obama e agli europei schierati col popolo Libico, letti dal vice ministro di gheddafi. Assurde, le parole d'accusa, le minacce ai governi che stanno tentando di porre fine al genocidio e, altrettanto incredibile è il tentativo di autodifesa del governo libico che giustifica l'uso delle armi perché attaccato da fantomatici terroristi piuttosto che contro il popolo libico.

Il portavoce dichiara illegittimo l'intervento dell'Onu sulla Libia. Lancia minacce di morte all'Europa e all'America per essersi intromesse nelle faccende interne. Ma si sono chiesti perché questi soggetti così lontani dalla Libia hanno deciso di intromettersi?

venerdì 18 marzo 2011

Lampedusa allontana i profughi, spirito di sopravvivenza, paura o ignoranza?




Andate via! Andatevene! Non c'è spazio neanche per noi...

queste le frasi urlate dal molo di Lampedusa dagli isolani mentre l'imbarcazione della guardia costiera con circa 200 immigrati a bordo tentava di attraccare.

I lampedusani sono allarmati.
I centri d'accoglienza scoppiano. Oltre 2000 nord africani sono sbarcati sull'isola dopo i fatti cruenti scoppiati nelle loro terre e lo spazio pro-capite a Lampedusa è davvero ai minimi della sopravvivenza.

C'è allarme, rabbia e paura nelle voci degli isolani. Intimano alla guardia costiera di andare altrove per scaricare i profughi.
Spirito di sopravvivenza o egoismi di parte?
Già il sindaco aveva tentato con un'ordinanza di inibire la libera circolazione ai profughi e la sosta nei locali pubblici.
L'episodio ha indotto il questore di Agrigento di verificare con la procura della Repubblica eventuali estremi di reato concernenti l'istigazione all'odio razziale. E a proposito di odio razziale, nei giorni scorsi, chissà per quale caritatevole motivo, due esponenti della peggiore destra politica si sono presentati nell'isola: il fine ideologo leghista Borghezio e la rappresentante francese dell'estrema destra Jean Marie Le Pen.

Gli avvoltoi si tuffano in picchiata sulle carogne. Famelici si avventano per cibarsi di quello che rimane di povere menti incapsulate in corpi inermi. Maschere d'ignoranza, decimate dalla paura lasciate nell'oblio per decenni e ora... ora hanno riflettori di tutto il mondo evoluto puntati addosso.

La stessa paura, forse è meglio definirlo opportunismo!, che ha tenuto in sten by i governi mentre gli aerei di Gheddafi bombardavano il suo popolo.

C'è voluto l'intervento decisivo di Barak Obama e dell'Onu per imporre la no fly zone agli aerei del rais. anche in Libia, il popolo oppresso ha gridato; ma non per allontanare dalla loro casa i profughi. I libici hanno gridato grazie Obama, grazie Sarkozy, grazie Francia, Inghilterra...

e l'Italia? Gli italiani hanno messo a disposizione le basi e fatto partire la Garibaldi mentre i giornalisti s'interrogano sull'accordo di amicizia che Berlusconi ha firmato insieme a Gheddafi.

Chiedo a questi profondi pensatori: l'accordo prevede l'amicizia esclusiva con Gheddafi o col popolo libanese? Se è, come è giusto che sia, col popolo, allora c'è da chiedersi come mai si è aspettato tanto per far cessare il genocidio. sempreché sia finito.

E intanto i profughi continuano ad affrontare pericolosissimi viaggi della speranza, inconsapevoli della bufera che si alza sul loro cammino. Una bufera alimentata dall'ignoranza che incute terrore per il diverso in quanto elemento destabilizzante del piccolo ma solido mondo antico costruito sul nulla.

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