giovedì 10 febbraio 2011

governo Berlusconi, un incubo contemporaneo!

Sto sognando. Tutta l’Italia sta sognando insieme a me, anzi no! stiamo vivendo un incubo collettivo che dura da diverso tempo. Grottesco e impossibile da continuare a subire.
Da una parte la magistratura che tenta di applicare le leggi dello Stato e dall’altra una parte che rappresenta, ahinoi, lo Stato che fa quadrato attorno ad un presunto innocente perseguitato da se stesso.
È stato già detto abbondantemente: agli italiani non interessa la vita privata di Berlusconi o di chiunque altro. Agli italiani preme la corretta gestione della Repubblica!
Quindi i signori nominati ministri dal e in nome del popolo sovrano sono pregati d’essere molto prudenti nelle esternazioni. Frattini per quanto concerne la barzelletta del ricorso alla Corte Europea per tutelare il privato di Berlusconi che nel contempo ha sputtanato l’Italia e le ragazze italiane, (perché si è dato al mondo intero la sensazione che le ragazze anziché studiare per raggiungere alte vette e imporsi nello spettacolo, in parlamento e nelle più disparate sedi, la diano al miglior protettore). Certo se Mr. B. fosse un comune mortale nessuno andrebbe a guardare nel suo privato anche perché non influirebbe nella vita dei cittadini e non sarebbe ricattabile nella gestione pubblica dei servizi; non dico che lo sia, però lascia spazi alla fantasia e causa falle nella sicurezza nazionale col suo comportamento poco consono alla carica che ricopre.
Quindi? Che dobbiamo fare, dobbiamo rivolgerci noi italiani alla corte di Strasburgo per tutelare i nostri diritti di cittadini vessati e tenuti in ostaggio da un manipolo d’inetti?

Sì, inetti! Perché mentre tutto questo film continua a proiettarsi sulla società, la crisi del lavoro, della scuola, delle famiglie, del welfare, aumenta!

Nel chiasso mediatico che queste notizie organizzano, solleva un po’ sentire che i presidi di tutta Italia hanno deciso, contrariamente alle direttive governative emanate dal ministro Mariastella Gelmini, di festeggiare il 17 marzo nelle scuole per ricordare degnamente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, per buona pace della lega, della Marcegaglia che ritiene assurdo fare perdere alle aziende una giornata di lavoro retribuito, di Maroni che polemizza con Alemanno per i fondi destinati ai rom.

la cultura assediata dalle lobby

Verso un nuovo fallimento della Cultura, quella vera, che fa crescere le menti e cambia il mondo, grazie ai proclami demagogici pilotati dalle lobby (ma forse proprio per questo motivo a nessuno, specie alla classe politica dirigente, non interessa per niente far evolvere le coscienze attraverso piani seri, mirati al cittadino, che possano essere definiti a pieno titolo “culturali”).

“Creare una nuova cultura della cultura” questo lo scioglilingua del Coordinatore della Commissione Cultura delle Regioni, Mario Caligiuri, a Roma durante l’illustrazione dei progetti sulle nuove tecnologie applicate alla cultura. Il primo dei progetti illustrati,
“Tour dei 1000” promosso da Telecom, riguarda l'individuazione di Mille innovatori culturali presenti in tutta l'Italia, segnalati dagli assessorati Regionali alla Cultura.

"Liberliber" e "Cineama", sono alcuni dei nuovi modi fare e fruire cultura.
Il primo riguarda le biblioteche virtuali che possono contribuire in modo determinante a fronteggiare l'emergenza nazionale della lettura mentre il secondo esprime un nuovo modello partecipativo del cinema basato sui social network che rompe i grandi monopoli economici e culturali.

“La cultura diventa centrale nella società e nella vita dei cittadini, che sono posti al centro di un consapevole consumo culturale” - dice Caligiuri - “senza più distinzione tra chi produce e chi fruisce”.

Negli interventi del Coordinatore Mario Caligiuri e degli assessori regionali Massimo Buscemi (Lombardia), Caterina Miraglia (Campania), Rosa Mastrosimone (Basilicata), Silvia Godelli (Puglia), Massimo Mezzetti (Emilia-Romagna), Fabrizio Bracco (Umbria) e Sebastiano Missineo (Sicilia) e' emerso che la Commissione Cultura delle Regioni intende essere anche un luogo d’incontro e di diffusione del nuovo nel settore della cultura e costruirà un settore di promozione economica e culturale dell'Italia nel mondo.

Non c’è che dire! Davvero belle parole trasformate in programma fumoso come le parole stesse dette e ripetute a cantilena in uso nell’arte oratoria: “Una nuova cultura della cultura”.
Ma se non siamo per niente in sintonia, anzi non la conosciamo assolutamente quella vecchia, sempre che si possa parlare di vecchia e nuova cultura!

Quando ci si aggira nei terreni dell’arte della visione tout court, è da sciocchi parlare di vecchia e nuova cultura se non si ha la possibilità di sondare e supportare la realtà locale in quella che è la propria cultura. E poi, cos’è questa rincorsa smodata al nuovo! Cerchiamo di fortificare l’esistente sconosciuto ai più. Non è la prima e non sarà l’ultima volta assistere al fallimento perché spinti dall’enfasi, ma poiché si tratta di gestione pubblica della cultura e, quindi, di crescita sociale, in virtù di quanto stiamo subendo dal punto di vista mediatico, specie in questi gironi, è opportuna una pausa di riflessione per valutare forza, programmi e uomini.

Assolutamente ineccepibile l’esposizione mediatica del nostro assessore che in quanto a presenzialismo non lo batte nessuno. Forse se si fermasse un attimo, potrebbe essere catturato dalla sensibilità meno frivola e apprezzare in tutta pienezza il lento fluire del tempo, le trasformazioni, linguistiche e di pensiero dei conterranei e dei connazionali, stufi del politichese che paga nell’immediato e che serve un solo padrone piuttosto che la collettività.

il fascino del tempo nella vita e nell'arte

©archivio M.Iannino
Vincenzo Caridi, 1957, olio su masonite
Il fascino del tempo, nella vita e nell’arte.

Lo scorrere del tempo affascina quanti sanno guardare tra le rughe della materia. Artisti, filosofi, persone comuni dotate di uno spirito d’osservazione attento e riflessivo ne hanno tessuto le lodi; hanno trasformato in linguaggio poetico la caducità delle cose, conferendo il giusto valore ai fenomeni della trasformazione strutturale ma anche epocale del vissuto.

Nelle sensibilità il logorio causato dal grande artigiano non assume connotati deleteri e neanche induce a vivere lo sfarinamento della materia con ansia ma diventano la testimonianza tangibile dell’ineluttabile.

È inevitabile che la carta lasciata a sfidare le intemperie si logori. È normale che l’opera dell’uomo trascurata, priva di manutenzioni specifiche specie si trattasi di opere d’ingegno o d’arte, si perda. Non è consigliabile, però, eccedere nelle attenzioni perché le stesse potrebbero sminuirne il valore aggiunto dal tempo.
Chi ama l’antiquariato comprende bene il fascino delle pergamene, dei libri trascritti da amanuensi, istoriate con inchiostri naturali e quanto potrebbe danneggiare o alterare un fare approssimato che adopera pigmenti e solventi moderni per la loro ristrutturazione. Piuttosto clonarli, farne delle copie per trarne la sapienza e divulgarla, e riporre in apposite teche col giusto grado di umidità l’originale.

Stesso concetto per le opere pittoriche o d’arte in genere.
Il dipinto e la cornice che lo racchiude, ove esiste, suggerita dal pittore, diventa nel tempo un tutt’uno con la decorazione stessa e racchiude il vissuto dell’opera nella sua interezza persino la carta che lo isola dal muro.
Al bando, quindi gli interventi rigeneranti invasivi sull’originale, meglio proteggere le poche pennellate esistenti, ripristinare il supporto e la cornice stessa senza esagerare anche perché il pensiero dell’autore, specie se vissuto in epoche lontane, è senz’altro in contrapposizione al contemporaneo, a prescindere dalle disquisizioni e le elucubrazioni mentali di storici e critici d’arte.

D’altronde come pretendere di sapere con certezza assoluta quali motivazioni hanno spinto o spingono una persona a operare in un dato modo piuttosto che in un altro?
Certi momenti sono influenzati dalla sfera del privato. Un privato che non prescinde dalla storicità del tempo e dalle esigenze contingenti del singolo.

“Nella continua e veloce trasformazione delle cose, noi stessi ci trasformiamo. Occorre prendere coscienza di questa realtà complessa e mutevole. Ed è quanto ho cercato di fare”. Così, in una nota, il pittore reggino Vincenzo Caridi (R.C. 1913/1996), sintetizzava il pensiero sulla mutevolezza, anche formale e stilistica in pittura. Lui stesso, si cimentò nelle varie forme espressive della figurazione, studiò le larghe campate cromatiche spalmate con la spatola, quasi alla maniera degli espressionisti; dipinse momenti intensi di socialità, in piazza o al bar con la sua pittura materica; e si dedicò anche allo studio del disegno lineare, alla sintesi della forma con la quale trasmise fermenti sociali contemporanei nella sua Reggio degli anni ‘80, come in “boia chi molla” o “pescatori” di proprietà del comune reggino, senza dimenticare il mondo del lavoro industriale e edilizio con le ruspe che si fronteggiano, quasi a strapparsi l’ultimo appalto l’un l’altra, simili a fiere in lotta per la preda.
Pura poesia visiva!, che non deve essere contaminata dall’azione terza.

mercoledì 9 febbraio 2011

Italia? la salva solo un miracolo

Per uscire dallo stallo istituzionale serve il tuo intervento


Caro Gesù, scusa se ti disturbo ma mi hanno detto fin da quando ero piccolino che tu sei l’unico a poter aiutare i deboli e rendere possibile l’impossibile. Però devo dirti che secondo me tu negli ultimi duemila e passa anni sei stato un pochino distratto. Forse perché ancora soffri per quello che ti hanno fatto i giudei insieme ai romani? Bèh consolati, perché ancora è così: i più forti continuano a comandare e a fare quello che cazzo gli piace e pare. Vedi, anche i vari tuoi discepoli disseminati sulla terra non è che abbiano davvero seguito le tue orme e gli insegnamenti che hai lasciato. Forse loro, hanno capito più di te e di me che se vogliono campare bene, su questa terra devono essere potenti e ricchi, guarda un po’ il tuo successore ch’è diventato capo di uno stato e che ha anche banche, palazzi, terreni e aziende.
Mi sa tanto che né tu né gli altri che hanno fatto voto di povertà e fratellanza abbiano capito bene come vanno le cose. Va bèh che tu eri il discendente della stirpe di Davide, eri principe, povero ma di sangue blu, che per sfuggire hai nemici sei dovuto scappare e fingerti povero e imparare il mestiere di tuo padre fino a quando non hai capito come stavano davvero le cose e tentato di ristabilire l’ordine. Ma sei stato un pochino ingenuo. Se avessi avuto un esercito di discepoli armati nessuno ti avrebbe giudicato e crocefisso, vedi quello che sta succedendo in Italia!
Anzi, a proposito: la prossima volta che nasco, fammi un favore, tu che puoi, fammi nascere ricco e potente, oppure femmina bona così da possedere un tesoretto da spendere a mio piacere, però, con il pelo sullo stomaco, sia se nasco maschio che femmina, perché senza quello sono solo chiacchiere.
Non si sa mai!, io ti spiego tutte queste implicazioni poi vedi tu come fare.
Grazie e scusami se ti ho disturbato, forse eri intento a vedere beautiful o qualche love story sull'altro canale, e non ti biasimo, qui da noi meglio non capire, vedere e pensare perché comunque la metti è sempre un bordello. Ciao di nuovo e vedi tu che puoi fare…

ps. anche rimettere un po’ di sale in zucca a chi governa potrebbe essere una buona soluzione. Comunque vedi tu! Ciao. Ah, dimenticavo, il nostro dice di essere tuo Padre, o forse Zio? non so, comunque un tuo parente stretto… mentre quello dell'Egitto è un faraone amico degli ebrei che ti hanno crocefisso e oggi, stando a quanto si dice, opprimono i palestinesi, li assediano e li costringono a sopportare le loro angherie, sempre in virtù di quel potere che ti dicevo all'inizio, cioè i soldi e le ingenti finanze che condizionano le linee politiche dei governi di tutto il mondo.

martedì 8 febbraio 2011

la figurazione in pittura

©arch.M.Iannino
mario iannino, 1992, olio su tela,
ritratto di Guido Rhodio

La figurazione in pittura è puro diletto. 


È un attimo temporale che racchiude e palesa in sé, nell’ambito del mero esercizio manuale, fattori professionali acquisiti nel tempo.

Il pittore costruisce e personalizza, organizzandoli, secondo parametri soggettivi, spazi figurali inesistenti prima del suo intervento.

Insomma, il pittore costruisce e personalizza anonime superfici con l’ausilio di strumenti tecnici, conoscenza e pratica che, suffragate da sensibilità individuali, assurgono a linguaggio iconico universale.
La figurazione è l’esposizione del conosciuto, al di là delle somiglianze più o meno precise dal punto di vista fotografico. A tal proposito è sufficiente immaginare la figurazione elementare fatta di pochi ma eloquenti segni: un cerchio con due puntini e una linea curva sotto è l’ologramma di un faccione sorridente, riconoscibile in Cina come in Italia nonostante la distanza geografica e linguistica della parola scritta e parlata. Ciò non esima il pittore, sia esso artigiano o artista, che vuole intraprendere la carriera decorativa, dallo studio della figurazione e a lavorare secondo parametri scolastici o di bottega come si usava un tempo. Questo concetto è valido per chiunque. Pittori della domenica che dipingono per hobby, appassionati, studenti di liceo o dell’accademia devono apprendere i trucchi del mestiere, capire cosa struggeva la mente dei Maestri del passato quando studiavano le forme, la luce, il colore e da essi trarne l’anima.

lunedì 7 febbraio 2011

Roma: rogo nella notte, morti bruciati bambini rom

Altre vittime del freddo nella capitale. A Roma questa notte in una misera baracca di cartone è scoppiato un incendio. Nessuno scampo per i bambini che dormivano dentro abbracciati l’un l’atro per soffrire meno il freddo.
Giorni tristi, quelli della merla. Giorni duri per i mal vestiti, i poveri e i senza tetto. A farne le spese sono sempre i più deboli. Gente bistrattata come i rom o i barboni, spostati di continuo da una periferia all’altra della metropoli. La loro presenza è la testimonianza di miseria e povertà provocata dalle disparità sociali figlie di malgoverni e cattive gestioni della cosa pubblica.
Il sindaco di Roma Alemanno, dopo i drammatici fatti di questa notte invoca i poteri speciali.
Eppure è da tanto che si parla di piano rom e l’unica cosa che le istituzioni hanno saputo fare è stata quella di deportarli da un campo all’altro.
Che cosa intende oggi Alemanno per poteri speciali? Il dono della super vista, la forza invincibile di superman? Compresa la calzamaglia con le iniziali sopra?
È triste parlare di episodi simili, per niente fatali, perché senz’altro chi accende un fuoco per riscaldarsi in una baracca di cartone immagina il pericolo, lo conosce e pensa di poterlo fronteggiare ma poi, il sonno sopraggiunge, i grandi sono lontani, la scintilla scoppiettante tocca una fibra sintetica e… dopo i primi attimi di sbigottimento la vita continua.
Continua a mietere vittime innocenti sotto lo sguardo distratto dei grandi uomini che invocano poteri speciali, invitano le forze dell’ordine a essere “determinati” con i manifestanti che contestano l’immoralità del premier o la voracità delle politiche economiche che governano il mondo a favore delle banche, delle multinazionali e dei vip della finanza che vivono al riparo dei controlli fiscali negli stati che hanno saputo costruire isole felici e paradisi fiscali.

libertà è eleggere i rappresentanti e destituire gli indegni

Prima e durante il voto ricordare che:

Il voto è una cosa seria. È l’attimo più intimo che unisce il singolo alla collettività e dalla sua preferenza espressa nella segretezza dell’urna, nasce il gruppo politico che dovrà guidare il paese.

Al cittadino italiano premono poche cose e le pretende, dal momento che vive in uno stato di diritto sancito dalla Carta Costituzionale repubblicana e prima ancora dall'essere uomo, entità pensante:

1) Impegno sociale supportato dall’etica.
2) Onestà intellettuale in chi governa, quindi al bando i bugiardi, gli affaristi arroganti e malavitosi.
3) Rispetto delle regole e della Costituzione.
4) Nessuna ingerenza politica attraverso i mezzi di comunicazione di massa per discriminare, punire o inveire contro chi ha culture o pensieri differenti dai proseliti governativi.
5) Rispetto per chi non è al potere.
6) Collaborazione tra i politici per inculcare e far germogliare il seme della cultura solidale tra cittadini dello stesso Stato e delle varie etnie.
7) Comunità d’intenti per uscire dalla crisi morale ed economica.

Semplice, no! anche se si tratta di riscoprire l’acqua calda, è opportuno ricordarle viste le ingerenze dispotiche di certi dirigenti nazionali messi a capo di aziende pubbliche per contestare e imbavagliare i dissenzienti contravvenendo alle regole elementari della libertà di pensiero scritto e parlato dell’informazione.

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