lunedì 29 giugno 2009

Calabria fuori, percorso politico di F. Politano



©archivio M.Iannino
Di tanto in tanto risistemo la libreria: è piacevole aprire i testi che ho letto. Alcuni hanno la forza di attrarmi ancora: apro a caso e leggo; e dopo le prime righe ricomincio dall'inizio come se li leggessi per la prima volta; altri, mi stimolano a continuare nella lettura già dall’introduzione: in entrambi i casi, mi riportano con la memoria nei momenti in cui entrarono a far parte della mia vita.
È proprio per questa manìa che oggi mi ritrovo tra le mani “Calabria Fuori, al governo di una regione difficile”; M.P. edizioni; Roma, 1991.

Calabria Fuori ripercorre gli anni del primo governo regionale di sinistra nella regione calabrese.
Il libro, curato da Nuccio Marullo, raccoglie temi e dibattiti di Franco Politano databili tra la fine del 1986 e l'inizio degli anni '90, anni in cui fu possibile costruire una giunta regionale alternativa ai gruppi politici che l’avevano guidata per 18 anni, grazie al lavoro politico di Franco Politano e Guido Rhodio, rispettivamente vice presidente e presidente della giunta regionale.

Guido Rhodio ricorda così quegli anni: "Per me, Franco è stato più che un amico un fratello carissimo, in cui ho sempre ammirato e apprezzato, pur nella diversità delle posizioni politiche, doti impareggiabili di umanità e di generosità, oltre che lungimiranti elaborazioni e comportamenti politici.
Ho avuto Franco compagno e collaboratore prestigioso e prezioso come Vice Presidente nelle due Giunte di solidarietà regionale, da me presiedute, all’inizio dei difficili anni Novanta, a servizio di un progetto di riscatto, di progresso e di unità della Calabria, per taluni versi incompreso e per altri caparbiamente osteggiato per la spinta innovativa che esso imprimeva alla nostra povera e tormentata Regione, perché tra l’altro anticipava collaborazioni e tempi, divenuti ora usuali e scontati.
Per questa intuizione e per questo avveniristico progetto, Franco ha pagato prezzi altissimi e dolorosissimi sul piano politico e sul piano umano, che restano imperdonabili per quanti con grettezza e miopia, ma anche per meschini interessi personali, glieli hanno procurati."
È proprio la Calabria, terra bistrattata dai media e dal palcoscenico nazionale, che diventa laboratorio politico per una probabile sinistra di governo.
Franco è stato, come si diceva un tempo, un uomo di partito; cresciuto politicamente, appunto, nella scuola del partito comunista.
Quando lo conobbi nel 1980, il segretario nazionale era Enrico Berlinguer e, lui, Franco non era quell’uomo mangiabambini che ci s’aspettava, come tutti i vecchi comunisti, naturalmente.

Franco Politano era un uomo gioviale e preferiva attenersi ad analisi pacate piuttosto che a concetti astratti. Ma, ormai è un capitolo chiuso: lui, non c’è più. Rimane, comunque il suo lavoro:
Oggi, a distanza di tantissimi anni, a livello nazionale si tenta di far decollare una formula politica di sinistra già sperimentata in Calabria. Purtroppo, le beghe interne continuano a dividere uomini e idee; frammentano e dissipano intelligenze, propositi e intenti; insomma vanificano la possibilità di una comunione d'intenti protesa a migliorare menti e società solidali, dimenticando che:
Non è il cielo sotto cui vivi che si deve cambiare ma l’animo umano. (Seneca)


(contributo di Mario Iannino)

ricordando Franco Politano, uomo politico calabrese



Davanti l'ufficio del cantiere, un gruppo di signore dialoga; più in là, una bambina gioca con la sabbia.
I lavori sono a buon punto. L'impresa ha mantenuto gli accordi e tra qualche mese consegna gli alloggi.

Luglio 1980; finalmente prendiamo possesso: abbiamo la nostra casetta!
La bambina che giocava con la sabbia è la figlia dei miei dirimpettai: persone riservate ed a modo.

La signora gestisce la casa, si occupa dei due figli, Antonio e Maria Giovanna, ed insegna nella scuola elementare del quartiere.
Lui è un parlamentare del pci; gioviale, simpatico e quando è in famiglia stacca la spina: non parla di politica ma la fa, comportandosi secondo i criteri che regolamentano e determinano l'essere comunista.

Franco Politano ha fatto teatro da giovane e di questa sua passione ne parla spesso; è stato compagno e amico di Mario Foglietti, Gianni Amelio, De Seta, Nuccio Marullo,... la lista è lunga e volerli elencare tutti diventa arduo.

Franco, era nato a Conflenti nel 1939; iscritto nel pci dal 1960; tra gl'incarichi è segretario della federazione di Catanzaro, deputato al parlamento, presidente regionale della confcoltivatori, consigliere regionale e vicepresidente della giunta calabrese.
Poi la malattia, la stessa di Papa Wojtyla, che come lui, affrontò dignitosamente, lo indusse al riserbo. Oggi, 29 giugno 2009, il volantino affisso nel portone comunica l'istituzione di una sezione del pd nel quartiere corvo di Catanzaro intitolata a lui.

(mario iannino)

domenica 28 giugno 2009

Natuzza Evolo, la Mamma Mistica di Calabria


aore12
Paravati è una frazione di Mileto, un tempo importante centro della Magna Graecia, oggi, cittadina dalla cultura tipicamente contadina, è parte del territorio della provincia di Vibo Valentia, tra le Serre aspromontane ed il mare tirreno.

Quì nasce il 23 agosto del 1924 e vive in umiltà Mamma Natuzza: donna dal grande carisma che nonostante i suoi malanni fisici dà conforto a migliaia di persone afflitte da malattie fisiche e psichiche.

A lei si rivolge quell'infinita marea di oppressi che cerca conforto nella fede per poter continuare a sopportare sofferenze e drammi umani.

È una donna speciale, al di là delle doti mistiche: bilocazione, visione della verità ecc. I mass media ne fanno un caso ma chi non la conosce in detta veste, apprezza la tenacia, il controllo e l'annullamento delle vanità terrene. Sempre attenta ai bisogni dei pellegrini, pronta a dare conforto e sollievo con parole sagge ed esempi concreti di vita.

Spesso, chi si reca a Paravati ed ha la grazia di parlarle si trova davanti una signora anziana dal corpo sofferente. Ultimamente ha bisigno dell'ossigeno; è gravemente malata di cuore e la sua voce è tremula come pure le mani e la testa. Ciononostante dispensa sorrisi, incoraggia gli afflitti proprio come fanno le Mamme del Mondo coi figli.

sabato 27 giugno 2009

Calabria, terra di Mistici: Fratel Cosimo Fragomeni


Stiamo attraversando un periodo difficile!
La realtà opprime i buoni propositi. La quotidianità sembra costellata da ostacoli assurdi: l'ovvio si trasforma nel suo esatto contrario. Il male invade i cuori assoggettandoli a beceri inganni collettivi.

Il retto è beffeggiato... Solo in Dio vi è certezza! -Sussurra con un filo di voce Fratel Cosimo, terziario francescano dotato di grande carisma, a conclusione del nostro colloquio- Per te è semplice! - lo incalzo- Vorrei avere anch'io la tua forza d'animo... ma non ti voglio caricare anche delle mie angosce sei già pieno di problemi molto più grandi, inimmaginabili per noi miseri mortali. Il Signore si manifesta nelle piccole cose. -Aggiunge con voce colma di umiltà e amore per il prossimo-.

È passato qualche anno dall'ultima volta che son andato a fargli visita.
Il magazzino è colmo di ex voto. La porta a vetri lascia intravedere le colline brulle della piccola frazione di Caulonia: Santa Domenica a pochi chilometri da Placanica in provincia di Reggio Calabria.

Là, in campagna, Cosimo Fragomeni, ebbe la prima apparizione della Madonna il 13 maggio 1968; e, nei pressi della roccia su cui la vide, edificò una cappella di pochi metri quadrati.

Il locale ben presto si riempì di ogni sorta di ex voto lasciati dai fedeli a testimonianza di miracolose guarigioni.

Da quando si è sparsa la notizia la Madonna dello Scoglio è venerata da folle immense provenienti da ogni parte del mondo e Fratel Cosimo, umile asceta, afferma di essere un semplice strumento per la conversione delle anime.

cloni impersonali, idoli, fans, mass media


È morto M. J.
La stringa del sottopancia scorre sotto le immagini di un efebo nascosto dietro quintali di cerone: capelli riccioluti; nasino microscopico; labbra ben disegnate... colore ceruleo;
la rock star americana... parla romano!?

È uno scherzo!... no, non lo è!, la giornalista sta intervistando un fan che, pur di somigliare alla perfezione a Michael Jackson , si è sottoposto a diversi interventi di chirurgia plastica.

Chissà come si sentirà tra 20, 30 anni, con qualche kg in più e qualche capello in meno, trasformazioni, queste, imposte dalla genetica; quando il ricordo dell'idolo sarà cancellato definitivamente dalla memoria collettiva ed il clone non vivrà di luce riflessa , salvo eventuali revival, operazioni di mercato, interessi discografici e tutto ciò che il business industriale creato attorno alla sua persona escogita ed offre attraverso i mezzi di comunicazione di massa al grande pubblico.

domenica 21 giugno 2009

non c'è doppio fondo nella valigia dell'arte

courtesy ©mario iannino


Non c’è doppio fondo nella valigia dell’arte.* Eppure, i “conoscitori” dell’arte, come li appellano gl’inglesi, tentano di dare diverse interpretazioni.

Chiunque si occupi di storia degli stili sa quanto sia utile pensare secondo classi morfologiche. Non c’è nulla di male!, è importante, però, non confondere il modello con la cosa; poiché spesso accade, che, nella volontà di stabilire un’esperienza artistica chiara e ordinata, si ripulisce l’opera d’arte fino a trasformarla in oggetto estetico.

Tanto per chiarire: Le Corbusier intendeva la casa come una “machine a vivre”; allo stesso modo, i critici d’arte vedono il “quadro”, la “cosa” artistica come una “machine à sentir”, catalogata e catalogabile in correnti per avvalorare tesi e fattori economici.

Le “grandi pulizie dell’arte”, operate dagli artisti, consumato il primo momento di enfasi riformista, tornano a galleggiare nel putridume della banalità concettuale dei media.

E' confortante sentirsi dire che non c’è nulla di male, che è pura forma o sentire puro dell’artista, di fronte ad un’opera che potrebbe turbare il godimento collettivo o singolo; che non conta niente; appunto!

In simili termini, l’operazione è epurata da qualsiasi intenzione culturale o riformista.
Entra a far parte di quella artigianalità alta, pacifica e confortante per le qualità tesaurizzanti intrinseche.
È puro oggetto di ricchezza materiale!

Nella “Repubblica” di Platone, l’arte e gli artisti sono considerati un pericolo, una minaccia per l’ordine costituito, quindi, soggetti a censura.

Platone sapeva bene che cos’è l’arte; quali poteri porta l’immaginazione.

L’estrema tranquillità con cui oggi guardiamo le opere d’arte conferma quella morte dell’arte annunciata da Hegel.
L’arte, coperta da inutili onori, è stata posta nella zona ornamentale dei bisogni umani secondari.

(mario iannino)

*B. Croce; Estetica, 1958, p.39

sabato 20 giugno 2009

sospesi tra spirito e materia, l'arte di governare


L'arte di governare

Gestire la sopravvivenza della specie, migliorarne i comportamenti; erudire, innalzare gli standard cognitivi delle popolazioni diventano concetti eversivi nella repubblica dei pagliacci. Sia ben chiaro: non del pagliaccio circense che fa arte e gioca con le debolezze umane; ma di tutti quegli individui amorfi che compongono la massa acefala; quella quantità roboante che inneggia il leader a prescindere, come diceva la buon'anima del grandissimo Antonio De Curtis in arte Totò.

Governare è analizzare i bisogni del paese e risolverli; abbattere ostacoli fisici e mentali; dare buoni esempi di rettitudine comportamentale; non prestare il fianco ai delatori, che, in quanto tali, non aspettano altro!

Nei ricordi degli Anziani si riscontra un dato caratterizzante dei costumi di un tempo: la miseria, la fame, la povertà rendeva la famiglia, cresciuta con sani principi, solidale. Il cibo, se pur poco, veniva diviso in parti eque tra tutti i componenti. Il culto della vita era esteso anche ai prodotti della natura, agli animali: a tutto ciò che fa ecosistema e concorre al sostentamento equo-solidale.

venerdì 19 giugno 2009

caffè al bar, rito italiano


Il caffè con gli amici; la macchina; gli elettrodomestici; la televisione accesa full time sono alcune delle abitudini assimilate dalla civilizzazione industriale.
La televisione accesa è un classico nelle case degli italiani. Alcuni, anziché mettere la macchinetta del caffè sul fuoco, appena svegli premono sul telecomando e giù: dallo schermo parole e musiche a valanga irrorano ambienti e funzioni domestiche.
L'abitudine è talmente radicata che non ci si fa più caso; anzi se non si sente il ronzio cacofonico dell'amico catodico i luoghi vestono abiti surreali, misteriosi. Non si bada alla notizia ma al rumore. Un rumore che sopperisce alla mancanza di una compagnia e, in simile veste, assurge, paradossalmente, a terapia contro la solitudine. Solo a sera, prima di andare a letto, torna la quiete.
In simili circostanze vola nell'aria una notizia, scavalca le finestre e diviene di dominio pubblico: sarebbe importante somigliare a lui nella sostanza cerebrale e non nella forma esteriore: non è l'abito che fa il monaco... Questa frase, gettata in faccia alla giornalista dal manager pressato da domande frivole, di sicuro non è stata soppesata neanche dalla giornalista stessa, altrimenti non sarebbe andata in onda, visto il taglio del servizio.

giovedì 18 giugno 2009

Aspettando il 30: Catanzaro, fermata Corvo



10 e 34, la strada è vuota. Il barometro segna 28°. Inizia la stagione calda!
Nulla di nuovo. Persino le imprecazioni si ripetono ciclicamente; accompagnano le stagioni e sottolineano le tipicità: caldo, freddo, umido, scirocco… Non siamo mai contenti!
Giudici implacabili con gli altri, -guarda quello lavora cinque minuti e si ferma uèh noi paghiamo le tasse…- ma permissivi con noi stessi: va beh tanto che ci fa se sorpasso a destra, non sono furbo vado solo di fretta… È vero! Sembra che ormai non esista nulla all’infuori del nostro micromondo. Ritagliamo regole e leggi che possano soddisfare tranquillità private, personali; anche a discapito delle libertà altrui. L’altro non esiste! Non ci sono fratelli o amici esiste l’altro. L’estraneo che si trasforma in nemico nell’attimo in cui rivendica gli stessi diritti. Diritti inderogabili per me, per noi del gruppo ma non per gli estranei. Gli estranei sono da controllare; arginare, e sopprimere. Sopprimere fin dalla nascita, voglie e pretese di uguaglianza: sottomettere, far capire chi comanda, specie agli immigrati!...
Fremo alla fermata del bus, non per l’attesa ma per i discorsi che, ancora, sono costretto a sentire. Sì, rispondo determinato all’oratore panzuto che non smette di dire la sua,…Invece, gli altri godono a fare la fila, a soffrire il caldo, non mangiare e non vedere i figli sorridere perché solo tu hai il diritto di vita!

connettività limitata o assente, dicotomia esistenziale


Quando il computer non riesce a dialogare col modem e quindi a connettersi alla rete, l'operatore rimane isolato. L'internauta è, di fatto, tagliato fuori dal web. Non male!, qualcuno dirà, c'è pur sempre la vita reale; qui vi è l'opportunità di dialoghi interpersonali immediati. Confronti schietti e reali che consentono di guardare diritto negli occhi l'interlocutore. Anche se l'isolamento mentale che avvolge totalmente alcuni soggetti è ancora più frustrante e opprimente della mancata connessione ad internet...
Forse è proprio questo il motivo che rende propensi al dialogo intimista da inviare ad un ipotetico interlocutore piuttosto che sottoporsi al dialogo tra sordi nel mondo reale. D'altronde i fatti parlano chiari:
ore 10 e 34, il parco è semideserto.
Ci saranno almeno 28 29 gradi; dice un signore anziano mentre si asciuga la fronte.
Sì, afferma l'altro seduto sulla stessa panchina.
vedete è tutto uno schifo! -sbotta- avrebbero dovuto pulire ed ancora non hanno finito. Non hanno voglia di lavorare, altrochè... -rafforza l'altro-
...l'altro giorno stavo andando a Catanzaro Lido e c'era una fila interminabile: mi sono messo a destra come per andare all'aereoporto e poi zum a sinistra! glielo messo in quel posto a tutti... Sì se non fai così ti mettono sotto... devi farti furbo.. e poi tutti sti stranieri senza Dio... quando c'era Lui ste cose non si vedevano, ci vuole polso!...
I discorsi si perdono in mille analisi ma la conclusione è sempre la stessa:
Io sono il centro del mondo, l'altro non esiste.
Perchè, perchè l'uomo ha perso la ragione? quali meccanismi sono scattati? Cosa non ha funzionato nelle democrazie e nella trasmissione dei saperi? Forse ha influito l'esaltazione dell'immagine esteriore? La consacrazione della forza; la ricchezza economica? l'uso indiscriminato e distorto dei mezzi di comunicazione di massa? Possiamo elencare e riempire pagine e pagine, fare mille congetture, purtroppo siamo vittime e carnefici, cospiratori, agitatori, consumatori pilotati all'esaltazione dell'effimero.

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