lunedì 25 maggio 2009

Governare le masse, e se fosse tutto un gioco?



Nel gioco delle parti, gli elementi principali sono due.
Due come le coppie dei colori che si esaltano a vicenda.
C'è
Il buono e il cattivo;
Il maschio dominante e la femmina tessitrice un po' vittima e un po' carnefice;

Chi è con te e chi contro di te.
Chi comanda e chi subisce.
Chi è capo agitatore di masse e chi è massa per ignavia.

Il bene e il male coesistono nel teatrino della vita.

Le antitesi convivono e si alimentano le une dalle altre. In Italia, di ciò, si fa arte. La strategia anzidetta serve per incasinare le menti collettive; si urlano ringhiose, tracotanti esternazioni; si getta fango sul nemico. Sì nemico! Perché l’altro è nemico da annullare, cancellare dalla faccia della terra; moralmente e fisicamente. Il confronto non serve!…
Eppure, in ogni angolo della terra, tante generazioni sono cresciute attraverso il confronto dialettico; esprimendo e motivando punti di vista diversi, magari con enfasi ma mai con cattiveria…
Sorge un dubbio: e se fosse pura strategia? Strategia per distogliere le masse; dare ad ognuno la giusta dose di livore; catalizzare le tensioni verso falsi problemi in quanto, al momento, non vi sono soluzioni.
Lo so è assurdo; può sembrare riduttivo ma è impensabile che alte personalità lancino invettive e perdano tempo in maniera plateale quando è in atto una crisi mondiale senza precedenti, quando sembra che l’etica sia un optional e le grandi società sperimentano nuovi prodotti nocivi per l’uomo e l’ambiente… se no che altro pensare?

sabato 23 maggio 2009

ai margini




Nei sud del mondo
Qualcuno osserva.
Bavagli di silenzio intorno al collo
Guardingo
Fa sì che nulla cambi.
Eserciti drogati
Zombi
Macchine di carne
Ai suoi piedi
Attendono…
Profetici tempi d’opulenza
Mentre guardano morire la speranza.







courtesy mario iannino

venerdì 22 maggio 2009

Catanzaro,interventi di riqualificazione su edifici d'interesse storico




C’era una volta… un castello dai merli di vetro

©archivio M. Iannino

Fino a qualche decennio addietro, il complesso monumentale del San Giovanni, in Catanzaro, soffriva d’incuria. Probabilmente, secondo alcuni, non necessitava di servizi di prima qualità poiché adibito a carcere.
Poi, il terremoto fece crollare una parte e ne pregiudicò altre. Fin qui nulla da obiettare; anche perché, si sa, le finanze per il mantenimento dei beni culturali sono esigue; ma continuiamo a conoscere il sito:
Originariamente, l'area dell'ex castello di Carlo v, vanto della fedeltà dei catanzaresi al re, comprendeva anche la chiesa di San Giovanni da cui prende il nome tutta l’area monumentale.

Dopo anni di abbandono, finalmente l'amministrazione comunale rifà il look grazie ai piani urban. Diventa museo; centro per convegni culturali e sedi di uffici comunali. Fin qui tutto bene; ma... a che servono quelle strutture di cristallo intelaiate sovrapposte? Cos'è una corona di cristallo? Forse un’installazione in omaggio al tempo passato; se è così allora è meglio toglierla in fretta, al più presto: stravolge la struttura normanna… l’impatto visivo è devastante.

giovedì 14 maggio 2009

realismo e iporealismo nei linguaggi dell'arte



L’obiettivo fotografico

aore12
paesaggio marino

“Verso il 1970 ha avuto una fortuna effimera, ma sintomatica, la corrente detta (iperrealista)sharp focus” consistente nel rifare con ebete precisione, impiegando meticolosamente le tecniche della pittura, immagini fotografiche: come chi rifacesse artigianalmente, con una gran perdita di tempo e di fatica, qualcosa che la macchina fa in un istante.”
(da l’arte moderna di G. C. Argan)

mercoledì 13 maggio 2009

Calabria, terra di conquistadores?

"Palumbu mutu 'on po’ essera servutu… si mu dicevi prima…"
courtesy Mario Iannino©

Due locuzioni popolari calabresi, ma credo che siano adottate allo stesso scopo, anche in altre regioni del mondo da chi vuole eludere le aspettative di cittadini, conoscenti, amici. Insomma è un modo subdolo di rispondere alle esigenze esistenziali, culturali o meramente materiali di un amico o conoscente che davanti a momenti contingenti di difficoltà esistenziali chiede chiarimenti in merito all’impegno culturale e sociale agli organi preposti a far decollare, nel nostro caso, la tanto osannata cultura, ma solo a parole perché nei fatti non cambia nulla, perché, nonostante i proclami, sono sempre le stesse persone a gestire, bene o male, l'orticello blasonato e a combinar guasconate ben remunerate.

Aaah! Daveru?! ‘on u sapia… ca tu puru sti còsi fai??

Questa, l’amara conclusione di un dialogo ipocrita.
Eppure, entrambi, sono consapevoli delle qualità dell'uno e dell'altro, conoscono benissimo i fatti e gli eventi contrabbandati per operazioni culturali che servono a promuovere pacchetti preconfezionati per elargire ingenti somme di denaro pubblico.

Nelle realtà locali si conoscono vita e miracoli di tutti, a prescindere dalle malelingue che per vocazione vomitano cattiverie su chiunque capiti sotto tiro, ma chissà per quale recondito motivo, l’amico, il conoscente o il concittadino preparato, meritevole, non è mai inserito nei programmi delle manifestazioni calendarizzate,  non si attuano progetti sociali lungimiranti che coinvolgono e valorizzano tutti indistintamente, perché la cultura è al di sopra di ogni cosa. Peccato! per un attimo ho creduto nella correttezza intellettuale di certa dirigenza.

Forse c’è troppa carne al fuoco?… quindi, meglio il forestiero? Se è questa la conclusione, allora, la Calabria non decollerà mai. È e rimane terra di volgari conquistadores che arraffano e vanno via, noncuranti delle reali esigenze dei calabresi e del territorio.

domenica 10 maggio 2009

il sapere emancipa


Alex Katz a Catanzaro: il sapere emancipa.

Il sapere emancipa; rende liberi e, cosa importante, svincola dalla dipendenza intellettuale degli imbonitori. Ma quanto emancipa sapere che l’aggiudicazione più recente di un olio su compensato di Alex Katz è di 37.500 dollari, battuta da Crhistie’s lo scorso gennaio a new York?, ed i suoi ritratti, di piccolo formato, sempre battuti in asta, sotto i 40.000, mentre le grandi dimensioni sfiorano i 300.000 dollari?

Secondo gli studi sul mercato dell’arte, Alex Katz è considerato il precursore della pop art; dopo il successo della mostra a the Saatchi collection di Londra, i prezzi delle sue opere lievitano costantemente. Secondo Artprice, chi ha investito nel 1998 100 euro, nel 2008 ne ha guadagnato circa 300.

Ps. Non ho nulla da rimproverare a chi guadagna tanti soldi col proprio lavoro, ma sono fermamente convinto che la cultura debba arricchire principalmente le menti, far evolvere i popoli, evitare quei meccanismi degenerativi che inducono gl’individui a ragionamenti faziosi e, consequenziali, scontri fisici di branco per determinare vacillanti teorie suprematiste. Ora, è ovvio che l’artista non c’entra nulla e non può evitare che ciò avvenga, possono, invece, prendere posizione i fruitori delle poetiche culturali; ovvero l’umanità tutta!, ed esprimere disappunto alla mercificazione pilotata dell’arte.

D'altronde, l'artista, nell'attimo della creazione non pensa quanto può guadagnare col suo lavoro.Piuttosto, intende contribuire alla crescita intellettuale della comunità; emanciparla con proposte avulse da nichilismi mentali.

venerdì 8 maggio 2009

gesto e tempo in arte


courtesy ©M.Iannino
bozzetti, courtesy Mario Iannino


La trasmissione delle conoscenze è fondamentale per la crescita sociale. Le esperienze servono a fortificare la memoria storica e consolidare i saperi acquisiti.

Le arti appagano la trasmissione e la formazione delle crescite interiori con difficoltà oggettive, in quanto, non essendo, le arti e i prodotti artistici, beni di largo consumo, non rientrano nelle liste delle massaie. D’altronde, nella gerarchia per il sostentamento fisico, o come si diceva un tempo: non rientrano nel paniere della scala mobile quindi del tutto superflui per quanti hanno problemi di lavoro, fame e salute. È ovvio che un pezzo di poesia non sfama. Si devono, prima tacitare i bisogni primari e poi, se rimane tempo…

In un simile contesto, l’artista è un essere fuori dal tempo, come asseriva lo storico dell’arte Edgar Wind. Il tempo presente non gli appartiene: è già oltre! Le sue analisi scandagliano all’inverosimile la natura e l’uomo. I prodotti e le conseguenze.

giovedì 7 maggio 2009

il risveglio della natura


aore12


Il risveglio della natura annuncia la stagione della spensieratezza.

Le scuole stanno per chiudere. I ragazzi dell’ultimo anno si preparano a sostenere gli esami.
Gli altri si cacciano le ultime interrogazioni pregustando le imminenti vacanze.

Se non fosse per gl’impegni, lavoro, studio e altri piccoli impicci, si potrebbe stare nella pineta di Siano nell’imminente periferia di Catanzaro.

O, meglio, fare lunghissime passeggiate nel parco delle biodiversità, luogo caro alla memoria di molti ragazzi/e che, come me, lo ricordano come “la scuola agraria”. Un tempo non si andava nella boscaglia della scuola agraria per passeggiare. Lì, la natura rigogliosa cresceva, creava nicchie di rovi, posti segreti dove rifugiarsi per stare lontani e al riparo da occhi e lingue indiscrete, scambiare intimità e fare l’amore. Oggi è un parco a tutti gli effetti: percorsi, laghetti, giochi, spazi ristoro e espositivi. L’unica nota, a mio avviso, poco civile: le gabbie dei rapaci e dei grandi uccelli. È un vero peccato vedere bestie così maestose costrette all'immobilità senza poter godere degl’immensi, naturali spazi celesti.

Saggezza antica nei detti popolari


Folklore e saggezza nel lessico popolare

“su peju do cana do gucceri”.
Era da tanto che non sentivo esclamazioni simili.
Il lessico popolare è ricchissimo di sfumature; l’epistemologia si perde nella notte dei tempi ed è pregna di empirica saggezza. L’osservazione del quotidiano fa sì che poche azzeccate parole riescano a condensare secche significazioni: sono messo peggio del cane randagio che gironzola intorno alla macelleria: sporco di sangue e morto di fame…

mercoledì 6 maggio 2009

oltre la realtà: fotografia e pittura

Altre vedute
aore12

L’immagine stereotipata immortala e conferisce ai luoghi icone sublimate.
Spesso, la “cartolina” delude se paragonata all’originale; i paesaggi osservati da persone con bagagli culturali differenziati assumono valenze soggettive. Gli interessi degli uni non necessariamente collimano con quelli degli altri.
Viene da sé che la pluralità analitica aggiunge o toglie qualcosa alle immagini stereotipate. La stessa cosa avviene nell’ambito delle arti visive.

Il professore Giulio Carlo Argan, sosteneva l’inutilità del dispendio di energie da parte dei pittori iperrealisti. Con modi bruschi asseriva che l’uomo aveva inventato la macchina fotografica e, quindi, competere con essa è da cretini.
L’artista deve proporre, con gli strumenti che ritiene idonei, il proprio sentire. Il gesto, l’azione può essere racchiusa in un click; una pennellata; uno strappo; un occultamento o un’accumulazione… dipende dai percorsi linguistici.

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