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sabato 4 luglio 2020

500 sogno impossibile

Siamo lontani anni luce dall'epoca del boom economico; dalle utilitarie delle case automobilistiche che si contendevano il mercato a colpi di innovazioni meccaniche, stilistiche e omaggi all'acquirente. Tappetini inclusi ma senza vernice metallizzata, cerchi in lega. Negli anni dell'industrializzazione il climatizzatore ancora non esisteva nell'offerta delle automobili.


Una 500 costava poco. Relativamente poco. Persino i redditi bassi potevano sognare di essere alla guida di una spartana renault, una citroen, una fiat!, quindi  una diana, una bianchina o una cinquecento.

Insomma con 7/8 salari mensili o stipendi dal valore di 80milalire si poteva comprare una cinquecento dal valore di 500/600 mila lire.

Il prodotto industriale tirava e attraeva. Quasi tutti potevano appropriarsene anche facendo ricorso alle cambiali firmate all'atto della stipula del contratto di compravendita della macchina.

Parlare oggi dell'acquisto di una macchina è un miraggio.

I Prezzi sono proibitivi fin dall'acquisto (per una 500 elettrica ultima generazione si parla di 34/36mila€) e poi c'è da includere la spesa per la manutenzione, assicurazione e tassa di circolazione ridefinita tassa di proprietà annuale.

No! non ci sono più le condizioni fiorenti di un tempo.
Il mercato delle automobili è morente. Tra disoccupazione e prezzi alle stelle se si vuole , mantenere in vita questo settore si devono trovare nuove strategie di politica sociale e industriale.

Rivedere tasse e abolire i paradisi fiscali all'interno dell'Europa.
Ovviamente è impossibile mantenere gli stessi standard occupazionali in vigore fino a qualche decennio addietro.
È anche improprio chiedere aiuti di Stato pur sapendo di non potere mantenere le promesse e gli impegni presi con le parti.

Quindi?

Il discorso è lungo. Ma si potrebbe pensare di includere le utilitarie spartane nel famoso paniere alla stregua delle necessità primarie dei cittadini e elargire incentivi congrui.
Calmierare i costi anche delle assicurazioni. Abolire la tassa di proprietà. Imporre ai manutentori, meccanici e attività affini, una sacrosanta fattura parlante fedele al lavoro svolto con tanto di prezzo imposto per mano d'opera e pezzi di ricambio.

domenica 17 maggio 2020

Dopo la fuga dall'Italia Fca batte cassa

Quando fca si chiamava FIAT.


Quando la casa automobilistica era un vanto tutto italiano e la famiglia Agnelli rappresentava l’Italia e dava lavoro a quasi mezza nazione e Torino era la capitale industriale che accoglieva braccianti per trasformarli in operai e dava la possibilità di sognare.


Ecco, a quei tempi, tutti i governi che si sono succeduti nella guida del Paese avevano un occhio di riguardo per la famiglia Agnelli e per la FIAT.

A quei tempi il sogno di poter cambiare vita e prospettive per i lavoratori che abbandonavano le campagne per fare il salto di qualità, diventare operai o impiegati nell’industria metalmeccanica era possibile.

Poi il grande abbandono del gruppo desertificò Torino e impoverì l’Italia. Tradì le aspettative che nel tempo si erano trasformate in certezze per quanti credevano nell’industria italiana.

L’ascensore sociale si era bloccato. E le prime sintomatologie del declino si avvertirono nello sciopero interno tra quadri, dirigenti, impiegati e operai. La contrapposizione delle varie anime ponevano problematiche corporative, settoriali, a tutela dei reparti e del lavoro in forma egoistica e non più sociale, identitaria e produttiva.

Marchionne pensò al mercato e ai giochi della finanza.

Trasformò la fiat in fca. Spostò le sedi approfittando della libertà di mercato in residenze vantaggiose per il gruppo fiat e la famiglia Agnelli. Mantenne le briciole in Italia ma dietro ricatto commerciale non certo per gratitudine verso gli italiani e i governi che l’hanno fatta diventare grande.

Indubbiamente di errori ne sono stati commessi in tutti i tavoli. Ma quando si scappa con la cassaforte non si lascia un gran bel ricorso.

sabato 29 ottobre 2016

Nell'attesa di un Parlamento credibile

4 dicembre 2016, DOMENICA
si vota per il referendum e modificare, se vince il Sì, la Costituzione.

Non so se andrò a votare. L'indecisione nasce dalle troppe inutili primogeniture politiche appioppate alle decisioni post voto: se vince il Sì diventiamo una nazione al passo coi tempi, decisionista, veloce, intraprendente, affidabile per i mercati e i mercanti di anime. Gl'imprenditori internazionali investiranno in Italia (dicono quelli del sì).
Non è sufficiente la macelleria sociale fatta fin qui dai governi attenti alle necessità delle aziende. Non è sufficiente l'abolizione dell'art.18. E delle tutele contemplate nello Statuto dei Lavoratori. Non sono bastate le decisioni del governo Renzi tese a favorire gl'imprenditori.

giovedì 1 maggio 2014

Onestà e fascino del lavoro in Calabria

DONNE E MOTORI, GIOIE E DOLORI.


Nella vita l'esperienza conta! L'esperienza fa capire e apprezzare le sfumature delle persone in relazione ai luoghi. E quando meno te lo aspetti vedi crollare certezze e teorie surrogate e costruite da sensazioni fuorvianti basate sulle posizioni geografiche, o peggio sul colore della pelle e sulle differenti culture.

Premetto che per evitare malintesi, volutamente, mantengo l'anonimato mio e delle persone che sono parte integrante della vicenda.

Una vicenda inverosimile, nella quale, la casualità e gli eventi hanno fatto sì che rivedessi schemi mentali precostituiti dettati dalle sovrastrutture e condizionate, appunto, dall'ubicazione logistica di certi mestieri e dalla “pigrizia”.
In virtù dell'adagio che recita “moglie e buoi dei paesi tuoi”, quando si ha l'opportunità di trovare una persona conosciuta che espleta un servizio d'impresa soddisfacente nelle vicinanze è da sciocchi affidarsi a mani estranee (e qui subentra la pigrizia) specie se lontana chilometri.

Ma veniamo ai fatti:

La donna, va be', me la sono cresciuta, come si suol dire ma la macchina l'ho comprata!
In base alle mie esigenze ho preso una fiat!, che mi ha dato problemi fin da subito e nessuno ha saputo eliminare.
Una perdita minima che ha finito di tingere il motore e l'asfalto del parcheggio di nero.
Si è pensato al gocciolamento di qualche paraolio, una cuffia, una guarnizione ma niente!
Lo stillicidio è riuscito a provocare danni economici e avversità nei confronti dell'auto che, gioco forza, vista la crisi contingente, sono costretto a tenere e manutenere se voglio muovermi.
E tra i tanti impicci il motorino d'avviamento stenta a farla partire. Cosicché faccio intervenire l'elettrauto che lo ripara ma esce da sotto il ponte di un bel colorito bruno.
“Dovete vedere la perdita”. Mi dice. “La perdita si è infiltrata nel motorino d'avviamento e l'ha fatto sfiammare”. Risultato: 100 euro la prima volta e 60€ la volta successiva.
Urge l'ennesimo consulto dal meccanico il quale mi manda dal pompista. Il pompista cambia le cannule degli iniettori e parto.
Arrivo a destinazione. Mi fermo e la puzza di nafta m'investe. Apro il cofano motore e vedo la perdita. E mò che faccio? Non posso pregiudicare daccapo il motorino d'avviamento né perdere tutta 'sta nafta. Dico tra me. E interpello un paesano.

C'è un bravo meccanico qua vicino. È lì a quella casa gialla. Si chiama Natale. È bravo e onesto.

Ci vado. Ed è grazie a lui se finalmente non c'è più l'odiosa perdita.
Una sciocchezza!, che, sfuggita ai meccanici fiat, quando la macchina era in garanzia e pure dopo, non è sfuggita alla paziente diagnostica professionale di un giovane meccanico di paese.

Un meccanico degno di questo nome, come lo è stato Vito il pompista che ha smontato l'iniettore e riparato alla modica cifra di 10€, casi unici, forse, visto che ormai nella maggior parte delle officine non si riparano più i pezzi rotti perché si perde tempo e si guadagna poco ma si sostituiscono perché si fa presto e si guadagna di più.

Ma in Calabria, laddove meno te lo aspetti, è possibile riscoprire e vivere valori che sembrano oscurati del tempo e dalla contemporaneità globalizzante soggiogata dal potere economico e dal profitto immediato degli imprenditori egoisti che fuggono o delocalizzano all'estero saperi e profitti.

mercoledì 29 gennaio 2014

Fiat se ne va e Letta è fiducioso

E venne il giorno della verità. Marchionne e soci scoprono le carte. La fiat diventa fca vale a dire "fiat chrysler automobiles nv" e sposta la sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna.


BYE BYE ITALY
Sede legale, quindi ad Amsterdam e domicilio fiscale a Londra. In Italia, a Torino, se tutto va bene rimarrà il museo del Lingotto.
Però, non so come e neanche perché, il presidente del Consiglio Enrico Letta, oltre ad essere assolutamente convinto ( e di questo ci siamo convinti tutti) che la vicenda Fiat abbia cambiato completamente gli orizzonti e i confini ai quali eravamo abituati, adesso la Fiat è un attore globale e non più nazionale.

"La questione della sede legale e' assolutamente secondaria - ha aggiunto durante la conferenza stampa dopo l'incontro con il presidente della Commissione Ue Jose' Manuel Barroso a Bruxelles - quello che conta sono i posti di lavoro, il numero delle macchine vendute e la competitività e globalità" del gruppo, "al quale guardiamo con fiducia". Tutti gli italiani, ha aggiunto, devono tifare perché gli impegni siano rispettati e Fiat Chrysler sia "leader mondiale fra i grandi gruppi automobilistici".

Forse a Letta sfugge il fatto che il fare globalizzante di Marchionne e soci ha lasciato rovine nella Torino laboriosa e promesse mai mantenute negli altri stabilimenti italiani.E cosa peggiore che spostando le sedi altrove il sistema Italia non vedrà neanche un euro dalla neonata società e neanche dalla vecchia moribonda fiat italiana abbandonata dai super manager e dalla politica. 

martedì 5 novembre 2013

Grandi imPrenditori crescono

QuELKan d'unKann.

Quando si dice la riconoscenza:

FIAT: ELKANN, L'ITALIA HA BENEFICIATO DEL NOSTRO SVILUPPO NEL MONDO




(Il Sole 24 Ore Radiocor) - New York, 05 nov - "L'Italia ha beneficiato del nostro sviluppo nel mondo". Lo ha detto John Elkann, presidente di Fiat. Parlando a margine della conferenza stampa legata all'edizione 2013 della cena di gala organizzata alla Morgan Library di New York da "La FondazioneNY", Elkann - uno dei premiati all'evento - ha spiegato come "lo sviluppo globale di Fiat e' stato un fatto positivo e vitale" anche perche' nella Penisola "le vendite rappresentano meno del 10%" del totale.

Non so che dire, ma chi conosce la storia della FIAT e della famiglia Agnelli... l'avvocato stesso sarebbe stato più accorto e misurato nel gongolarsi del marchio e della sua "crescita"

giovedì 5 settembre 2013

Fiat, Marchionne e il suv scaccia crisi

Sarà un caso? Dopo i reportage di Riccardo Jacona in tv, che hanno fatto vedere una Torino impoverita
aore12
dalla strategia aziendale di Machionne, arriva la notizia bomba:

La Fiat investirà circa 1 miliardo di euro per la costruzione del nuovo Suv Maserati nello stabilimento di Mirafiori. Il lancio della nuova vettura è previsto per il 2015, quindi i lavori per la preparazione dello stabilimento torinese iniziano da subito. La conferma è arrivata ieri dai sindacati, tutti tranne Fiom-Cgil, al termine della riunione con i vertici del Lingotto guidati dall’ad Sergio Marchionne. «Abbiamo fatto un accordo che ribadisce che il contratto con la Fiat è lo strumento che garantisce gli investimenti», ha spiegato Luigi Angeletti (Uil). «A Mirafiori nelle prossime settimane cominceranno i lavori tecnici per la produzione di un Suv della Maserati. È un ottimo risultato. Poi toccherà a Cassino».”

Un SUV? Cioè, quando tutte le case automobilistiche puntano sulle nuove tecnologie (la benzina è a quota 2 euro, senza parlare dell'inquinamento e sfruttamento ambientale) e offrire un parco macchine al passo coi tempi, la fiat, propone un macchinario che bene che vada è indirizzato a chi ha tantissimi soldi da spendere!

Forse è opportuno ricordare che la ricchezza di Torino e zone limitrofe è derivata dalla possibilità di spesa di tutti gli italiani, da quando, cioè, tutti potevano permettersi una utilitaria.

Al momento, l'unico dato certo,a seguito del presente accordo, consiste nella richiesta di proroga della cassa integrazione straordinaria per gli operai fiat

mercoledì 21 novembre 2012

i nuovi schiavi

Europa, urge rivedere la cultura del mercato del lavoro

Un operaio fiat in Serbia guadagna 300 euro al mese!

Così a detto Tabacci (uno dei magnifici 5 contendenti delle primarie del centro sinistra) durante la trasmissione di Ballarò, in riferimento alla crisi del lavoro in Italia che, secondo lui, dovrebbe essere rapportata all'Europa e non circoscritta entro i confini nazionali.
Di contro, essere alla guida della Fiat ha fruttato a Marchionne circa 17 milioni di euro, per quanto riguarda l'anno scorso, cifra che richiama le retribuzioni dei top manager e che si può contabilizzare così: una quota fissa pari a 2,24 milioni di euro, 12 milioni per le stock grant e le stock option, vale a dire le azioni della società cedute gratuitamente e periodicamente ai dipendenti di alto livello.
A questi importi si aggiungono altri 2,55 milioni entrati nelle tasche di Marchionne perché presidente di Fiat Industial, società del Lingotto che opera nel settore dei camion e dei mezzi agricoli. Sommando le varie entrate si arriva a una cifra da capogiro nettamente superiore a quella percepita nel 2010, con un aumento del 42% sebbene non si tratti solamente di denaro liquido perché gran parte dei compensi sono azioni e bonus non spendibili nell'immediato.
Tornando agli operai fiat serbi, nello specifico, dello stabilimento Fiat di Kragujevac (Serbia centrale), dove si produce la nuova 500L, ove ce ne fosse bisogno è opportuno dire che non sono soddisfatti del nuovo orario di lavoro - quattro giorni per turni di dieci ore - e neanche dell'ammontare del salario.
I rappresentanti del sindacato interno, dopo un incontro con la direzione dell'impianto (Fas, Fiat Automobili Serbija), pare abbiano ottenuto la promesso di aumenti delle paghe che allo stato attuale oscillano tra i 32 mila e i 34 mila dinari (283-300 euro) al mese. La cifra, appunto, ricordata da Tabacci.
Come riferito dai media a Belgrado, per ora sarà aumentata del 25% la paga di novembre per tutti quegli operai che hanno fatto lavoro straordinario, - quattro ore il venerdì - necessari per mantenere fede alla richiesta del nuovo modello di 500L sul mercato europeo.
La settimana lavorativa di quattro giorni (lunedì, martedì, mercoledì, giovedì) per dieci ore di attività e' stata introdotta dalla direzione di Fiat Srbija in via sperimentale nella fabbrica di Kragujevac.
Il tutto si commenta da sé. E fin quando si darà ragione al profitto e alla speculazione ad ogni costo, mortificando la cultura del lavoro, i poveri gli sfruttati e gli sfruttatori continueranno ad esserci checché ne dicano i magnifici cinque del centro sinistra accompagnati dai 10 colleghi del centro destra impegnati nelle primarie politiche di un'Italia flagellata da più fattori.

domenica 23 settembre 2012

e l'Italia dà retta ancora a Marchionne

incontro Governo- vertici Fiat
Corre il dovere di ringraziare pubblicamente Sergio Marchionne ad fiat e gli eredi dell'avvocato che non sono Agnelli ma Elkan. Ovviamente i ringraziamenti sono d'obbligo anche al governo Monti e al Ministro del Lavoro Fornero per il risultato ottenuto: la fiat non lascia l'Italia però investe quando ci guadagnerà nuovamente qualcosa. Questo in sintesi il succo delle 5 ore trascorse tra i vertici fiat e il Governo italiano.
Cioè, un im/prenditore che intraprende un viaggio così lungo per rilasciare fumo, come minimo, dovremmo mandarlo via noi contribuenti dall'Italia! Perchè in buona sostanza è venuto ancora una volta a chiedere soldi pubblici agli italiani in cambio della permanenza del marchio FIAT in Italia.
Marchionne & C. non hanno parlato di occupazione, ricerca e sviluppo e relativi risvolti produttivi per gli stabilimenti ma hanno detto, bontà loro, “non lasciamo l'Italia”. Sfido io, e dove la trovano una cuccagna migliore?

mercoledì 16 marzo 2011

energia nucleare, lavoro, ambiente, famiglia, disoccupazione, cultura, problemi da risolvere



L'eccessivo frastuono mediatico altera le percezioni e diseduca ulteriormente le masse incolte.
In Italia, benché si pensi di avere debellato l'ignoranza con la scolarizzazione obbligatoria, di fatto vi è una larga fetta sociale di sottobosco incolto che si ciba dei sentito dire, dei pettegolezzi e dalle liti in TV.

I professionisti delle notizie, condizionati dagli ascolti e dagli editori, inseguono e costruiscono eventi mediatici; imboccano i teleutenti con idiozie. Sono pochissimi i giornalisti che impegnano forze intellettive in reportage costruttivi. Comunque la si pensi c'è sempre qualcuno che si sente offeso o toccato personalmente dalle indagini che inducono a migliorare la società civile. Destra o sinistra non fa differenza.

Gli schieramenti politici nascono contro qualcuno o qualcosa, difficilmente, allo stato attuale, se non modificano gli assetti mentali, si può ipotizzare un'unità d'intenti per uscire dalle crisi istituzionali, sociali, economici, produttive.
Il gioco delle parti incita gli animi; fomenta lo scontro sociale. E mentre la classe dirigente che pensa solo ai profitti stringe alleanze forti laddove c'è da guadagnare, rottama i lavoratori diventati ormai una palla al piede, un peso morto da eliminare.

Non si spiega altrimenti la follia del governo italiano e dei suoi interlocutori più accreditati di volere continuare nel programma sul nucleare senza avere trovato soluzioni adeguate ai tanti problemi di sicurezza che condizionano quanti sono contrari all'energia nucleare, rafforzati nel contrastare la metodica atomica, purtroppo, dai tantissimi danni che il sistema ha provocato.

E non si spiega neanche come mai in una situazione contingente, che vede la disoccupazione salire a livelli numerici sempre più esponenziali, ci possa essere una fabbrica che assume(?) o crea indotto per circa 200 operai nel segmento automobilistico per macchine lussuose. … Pardon, questo si capisce e si spiega col fatto che la ricchezza è stata ridistribuita in maniera elitaria: da una parte i furbi, i ricchi che diventano sempre più ricchi affamando e diseducando le masse, buttando loro qualche briciola e continuando a dividerle ideologicamente; a proposito in merito, il professore Giuliano Ferrara è salito in cattedra e sulla piattaforma rotante, prima di scomparire nella penombra ha tuonato contro quei bigotti che hanno contestato Ruy davanti la discoteca pugliese che, tra l'altro, non ha venduto neanche un biglietto e non ha pagato i 5000 euro alla Ruby. Il buon Giuliano ha persino citato passi del vangelo inerenti l'episodio di “scagli la prima pietra”. Insomma ha tuonato contro quanti, spinti da moralismi o incazzature varie scaturite dall'insopportabile odore di fogna che svolazza nell'area italica, non vogliono più sottostare alla sottocultura imperante dei tromboni che assediano i mezzi di comunicazione di massa, giornali, televisioni e in alcuni spazi internet.

sabato 5 febbraio 2011

Italia: 150 anni di unità cancellati dal potere dei soldi

Pare che il 150° dell'Unita' d'Italia porti sfiga!


Dopo la secessione disgregazionista tentata dalla lega e bocciata dal Presidente della Repubblica, i capi leghisti per mantenere compatta la base imbufalita che assomma in un unico corpo pensante populismo e discriminazioni razziali, insistono col progetto sul federalismo comunale che penalizzerà tutti i piccoli paesi privi di risorse e i cittadini non residenti proprietari di seconde casette estive laddove la geografia lo consente. Anche le grandi città non sono esenti dall’avventatezza del provvedimento e i sindaci come Chiamparino, Alemanno, Renzi lo sanno bene per le nuove tasse da imporre persino ai turisti di passaggio che pernottano negli alberghi tassati per il soggiorno. Ma non finisce qui! Anche Torino grazie all’azione dissennata di Marchionne e alla distrazione (?) del governo italiano con molte probabilità diventerà la periferia di Detroit se davvero Marchionne terrà fede alla parola data a Obama e ai lavoratori della Chrysler. Da parte sua, il governo italiano per bocca del ministro Sacconi, minimizza “una vaga ipotesi non è una decisione, e non può quindi dar luogo al solito festival delle Cassandre”. Beh, per essere il ministro del lavoro a parlare, è riduttivo il suo intervento. I lavoratori che hanno già sopportato un referendum castrante, imposto dal manager tagliatore di teste in golfino educato in America, non lo meritano!
A parte le considerazioni, amare, amarissime che ancora possiamo esternare, rimane ben poco da aggiungere alle tesi degli osservatori e analisti economici che seguono l’andamento del mercato del lavoro. Purtroppo, con progetti politici simili, l’unica soluzione è l’emigrazione per quanti sfiduciati e il ribaltamento politico per quanti credono ancora nelle potenzialità dei giovani italiani. Necessita una nuova classe politica meno parolaia e più concreta, culturalmente evoluta! E allo stato attuale manca, nonostante i 150 anni di Unità.

martedì 11 gennaio 2011

ecco cosa nasconde il referendum di Marchionne

Dietro il referendum fiat recessione etica, più che economica.
Le falsità di Marchionne e dei dirigenti in generale, la cecità dei sindacati e delle associazioni che vestono i panni di paladini dei poveri. (segue sommaria analisi dei fatti)

È davvero riduttivo pensare che per la fiat sia una semplice questione di voti e promesse.
E per capirlo è sufficiente guardare alla povertà e alla mancata crescita economica e produttiva mondiale. Le fabbriche di qualsiasi natura sono in crisi e i lavoratori sono licenziati o in cassa integrazione. I prezzi dei consumi sono alle stelle. I pochi risparmi si assottigliano sempre di più.
alla luce di queste semplici osservazioni viene da dire: ma le eventuali macchine chi e quanti dovrebbero e potrebbero comprarle? Se poi aggiungiamo alla devastante crisi economica che fa lievitare i prezzi di pane, pasta, zucchero, ortaggi, anche quelli concernenti il petrolio, la benzina verde è arrivata a 1euro e 50centesimi, senza contare la spesa per l’assicurazione che mediamente tocca quota 1000 euro. Quante delle migliaia di macchine che vorrebbe produrre fiat, non Marchionne che fa finta di volere schiavizzare gli operai riportando la contrattazione a prima dello statuto dei lavoratori, troverebbero acquirenti con soldi disponibili anche a rate?
Per uscire dall’empasse morale, etica più che economica, visto che la ricchezza mondiale si sta distribuendo tra pochissimi eletti, si dovrebbe, noi tutti, avere il coraggio e l’onestà mentale di dare al prossimo dignità e fiducia nel futuro attraverso politiche sociali indirizzate ai più deboli, ai poveri, ai bisognosi che per dignità non chiedono, bussano e fanno file dietro le porte di chi gestisce la politica locale e nazionale.

domenica 5 dicembre 2010

crisi dell'auto e globalizzazione dei mercati tra licenziamenti e nuove povertà

L’auto, la fiat, Marchionne, sindacati e società.


Il mercato dell’auto, inteso come modello consumistico usa e getta, non regge più perché non esistono condizioni economiche sociali tali da garantire spese esose alla generalità dei cittadini, in virtù della precarietà dei giovani costretti nel mondo del lavoro con contratti capestro e di quanti hanno perso il lavoro.

Finito il boom economico, o quantomeno quella sorta di tranquillità supportata dal lavoro e dagli ammortizzatori sociali, nelle famiglie si pensa a gestire le poche risorse rimaste per risolvere questioni impellenti quali la salute, le spese vive delle bollette e dei consumi improcrastinabili, lo studio e la riparazione delle macchine.

L’autoparco familiare è al completo! E piuttosto che avventurarsi in decine di migliaia di euro, si pensa bene a rattoppare il danno dal meccanico piuttosto che entrare in qualche autosalone del nuovo.
Tra l’altro proprio in questi giorni i carburanti hanno avuto un’impennata non indifferente: il gasolio a quota 1,32 al litro servito alla pompa, ma chi vuole risparmiare qualche centesimo può auto servirsi e abbattere il prezzo a 1,30 o 1,29. la cosa cambia di poco se si pensa che col corrispettivo fino a qualche anno addietro si riusciva a fare quasi il pieno a un’utilitaria.
Insomma, anche volendo, mancano i presupposti per affrontare una spesa importante qual è un’automobile nuova fiammante.

Allora c’è da chiedersi: anche se Marchionne e i sindacati riusciranno a trovare un accordo, l’azienda torinese a chi venderà le macchine se persino gli operai fiat sono ridimensionati nel numero di assunzioni e nel salario? Senza contare il già detto, vale a dire le spese di mantenimento della macchina, includendo: assicurazione, tassa di circolazione e manutenzione ordinaria, quali olio, filtri, benzina, candele, gomme e ogni due anni la revisione.

Alla base del mercato deve esistere un’offerta, tecnologicamente all’avanguardia e innovativa anche dal punto di vista energetico, e una richiesta certa, avvalorata da tranquillità economica e sociale da chi regge il mercato, cioè il consumatore. Necessita, perciò, una revisione totale della teoria dei bisogni aziendali, sociali, energetici del mercato globale.

lunedì 25 ottobre 2010

delocalizzazione, nuove schiavitù e ricatti sociali

Emancipazione e indipendenza economica sono sinonimi di libertà.

Emanciparsi da qualcosa significa liberarsene, non essere schiavo; e il pensiero positivo tende a far comprendere quanto sia importante emancipare l’uomo dalla schiavitù del lavoro inteso come attività coartante che tende a indurre sudditanza psicologica negli occupati e inoccupati in cerca di lavoro remunerato.

La globalizzazione, madre delle delocalizzazioni aziendali e produttive, è usata come arma di ricatto nelle società evolute, specie laddove il potere contrattuale, acquisito con lotte e sacrifici solidali, ha portato i lavoratori a un livello di emancipazione culturale oltre che economica.

Le ultime vicende tendono a far comprendere quanto l’emancipazione culturale sia pericolosa per alcune classi dirigenti. Dirigenti formati col pallino di chissà quale dottrina e che antepongono i profitti alla solidarietà quale vera essenza dell’intelletto umano. All’uomo stesso e alla sua sacralità. Alla famiglia. Ai giovani. Alla cultura.

La situazione sociale ed economica attuale è il frutto bacato di concetti cresciuti in ambienti infetti. Ambienti alimentati da egoismi e interessi personali famelici privi di scrupoli.

Le conseguenze delle scelte politiche, economiche, produttive e culturali lo dimostrano.

I proselitismi fuorvianti allontanano le menti dalla sacralità del lavoro quale strumento gratificante che completa l'uomo e lo aiuta a crescere; a migliorarsi e migliorare l'ambiente in cui vive.

Per evitare ulteriori danni sociali irreparabili è opportuno riportare il lavoro, alla nobile concezione mentale del fare, quale atto sacrale umano che ricollega l'uomo all'ambiente nella totale dignità esistenziale.

lunedì 21 giugno 2010

caso Fiat: è auspicabile l'intervento risolutorio del Governo

Era il 14 ottobre 1980. a Torino i colletti bianchi scendevano in piazza a manifestare contro gli operai: 40.000 camici bianchi in marcia a sostegno delle logiche aziendali fiat;
Impiegati schierati a favore delle politiche aziendali e contro gli interessi dei lavoratori licenziati.

È stata una brutta pagina di storia sociale e una dura sconfitta per il sindacato e per quanti credevano nell’emancipazione del proletariato scritta dalla maggioranza silenziosa, com’era definita la fascia impiegatizia che non si rispecchiava nelle organizzazioni politiche e sindacali degli anni ‘80.
In molte fabbriche e posti di lavoro si aprirono raccolte fondi, collette, che tutti sottoscrissero a favore dei lavoratori metalmeccanici “caduti” sotto la cesoia del licenziamento voluto da fiat.
Anche allora i vertici fiat, riuscirono con un sottile atto di terrorismo psicologico a mettere una parte delle maestranze contro i colleghi lavoratori a rischio licenziamento. Gli uni contro gli altri, spinti dalla forza della disperazione col terrore di perdere la certezza del reddito e la tranquillità familiare, per una forma atavica di autoconservazione, a distanza di anni, la storia si ripete e la guerra tra poveri è più aspra. Una guerra che si svolge in un clima drammaticamente diverso, un clima d’incertezze economiche e lavorative che lascia sul campo della disoccupazione intere famiglie in Italia come in America.
Il terrore imprigiona lavoratori e dirigenti sindacali mentre il governo sembra impantanato e indeciso sul da farsi, quasi un corpo a parte un elemento estraneo ai fatti.

È inutile ricordare i salvataggi di Stato opportunamente effettuati dai ministri democristiani, socialisti, repubblicani che componevano i governi della cosiddetta prima repubblica ed è altrettanto superfluo menzionare quelli della seconda repubblica. Unico dato importante è che l’attuale governo raccolga attorno a un tavolo la rappresentanza sindacale accreditata dai lavoratori e dalle leggi dello Stato, i dirigenti fiat, e trovi, attraverso l’autorevolezza conferitagli dalla Carta Costituzionale, una soluzione favorevole a entrambe le parti per il bene dello Stato e degli Italiani.

Un intervento governativo a vantaggio dell’economia italiana, dell’industria e della storia che la famiglia Agnelli ha saputo scrivere col logo FIAT, le maestranze e le tecnologie italiane!

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