Visualizzazione post con etichetta c'era una volta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta c'era una volta. Mostra tutti i post

giovedì 26 ottobre 2023

Avere o essere?

 


Cicala o formica?

In mezzo sta la virtù, si diceva una volta.

Le generazioni che sono cresciute vergognandosi dalle pezze al culo non avrebbero mai potuto credere che le generazioni future le avrebbero attaccate e ostentate con orgoglio. E le avrebbero pagate assai. La moda costa!

Molte cose sono state stravolte e quello che un tempo era nobile, uitile, consono adesso è un sentimento insignificante. Non è il caso di vergognarsi nel mostrare e ostentare la pochezza del pensiero dominante se l'esposizione mediatica porta benefici economici. L'immagine esteriore è importante. E chi sa esporre un bel corpo, un bel sorriso e, lascia intendere di vivere una favola è ben voluto e accettato ovunque.

giovedì 19 ottobre 2023

Piccolo mondo antico

 

Quandu vitta a serpa chjiamau a santu Pavulu”.

Quando vide il serpente invocò san Paolo. È una forma verbale popolare antica che sta a significare la vacuità del pensiero umano difronte ai pericoli nonostante le spocchiosità mentali degli individui.

Il vecchio detto nasce dalla presunzione di certuni nei confronti dei riti sciamanici adottati dai contadini o presenti nelle civiltà arcaiche. Riti propiziatori officiati prima della semina, per un raccolto abbondante o, come in questo caso, “esorcismi” battesimali celebrati a favore dei soggetti inermi per ingraziarsi le forze insidiose attive e in agguato, visibili e invisibili.

mercoledì 27 settembre 2023

Infanzia ritrovata

 “Si dissuru li missi a Palermiti 'on 'sin'da'dinnu cchhji missi cantati”.

La maestosità dei giochi pirotecnici illumina a giorno le case e i boschi di Palermiti chiudendo nello sfavillio colorato novene e canti lasciando così posto al preludio verso la normalità e aprendo i cuori ai commiati, rattristandoli.

La festa della Madonna della Luce, celebrata nell'ultima domenica d'agosto in Palermiti raccoglie devoti di ogni dove e mette i sigilli a tutte le feste patronali del comprensorio catanzarese: Squillace, Vallefiorita, Montauro, Centrache, Girifalco, Borgia, Cortale ... Brognaturo, Chiaravalle, Soverato, Torre di Ruggiero, Serra S. Bruno, dal mare all'entroterra delle serre calabresi e silane ogni singolo paese ha reso omaggio religioso ai rispettivi protettori e la festa palermitese, essendo l'ultima, mette la parola fine a sagre civiche e festeggiamenti religiosi. È questo il vero significato dell'antico detto in epigrafe: "si dissaru li missi a Palermiti".

Emigranti e residenti riprendono quindi la routine di tutti i giorni, chi rimane con gli affetti e chi ritorna nei luoghi in cui ha trovato lavoro e, grazie a ciò, garantisce in po' di benessere alle famiglie ricollocandolo in: Svizzera, Germania e qualcuno anche in America, Argentina o Brasile e, chi, a Milano, Torino, Roma, Rho etc.

venerdì 18 agosto 2023

Senza rete, a spasso per sagre e sottoboschi culturali

 

Estate. Tempo di mare, sole, montagna e … sagre.



Dagli anni sessanta in poi l'estate è sinonimo di tempo libero e vacanze. Chi va al mare e chi in montagna per ricaricare le pile e preparare corpo e mente ad affrontare un nuovo anno di lavoro intenso. Molti tornano al paese natio. Il fenomeno dei migranti di ritorno a casa e nei territori che hanno accompagnato i primi passi e visto crescere è stata, negli anni della post-industrializzazione, un'onda comune per quasi tutto il sud Italia e può essere considerato il periodo d'oro per molti piccoli centri calabresi. 

La spiegazione è semplice!, 

La campagna non bastava più per soddisfare le nuove esigenze suggerite dal nascente consumismo.

Gli spot pubblicitari invitavano al consumo di nuovi prodotti, costosi e non reperibili in loco; chi non ha sentito parlare in famiglia della commercializzazione a cambiali della televisione e del grammofono, della lavatrice e del frigorifero tra una canzone e l'altra irradiata dalla voce gracchiante delle radio a valvole? e chi non ha visto almeno un parente mettere i pochi indumenti nella valigia di cartone assicurata con tanto di spago e cartellino abbracciare parenti e amici prima di salire sul postale?

giovedì 3 agosto 2023

Tempo di melanzane, ricetta

 


Sì lo so fa caldo ma in agosto la terra dà frutti di stagione in pieno campo che, coltivati come da tradizione, se cucinati secondo le tradizioni locali nutrono gli occhi e lo stomaco dei commensali.

I prodotti dell'orto rendono il massimo dal punto di vista organoletico e fanno un figurone sulle tavole.

Nessuno ha mai disdegnato di gustare un buon piatto elaborato sapientemente e non c'è bisogno di essere delle buone forchette per apprezzare i prodotti ortofrutticoli cotti o al naturale.


Alcune colture esaltano i sapori dando il meglio previa cottura e relative, successive, elaborazioni.

Le melanzane ripiene sono tra queste.

In quasi tutte le regioni le ricette delle nonne si somigliano:

lessate e svuotate dalla polpa in modo da formare con la buccia una barchetta da riempire in seguito, le melanzane al forno, sono da considerare un piatto unico e completo da consumare caldo oppure freddo.

martedì 20 giugno 2023

Facili prede

 Ambiente e natura

Viaggio temporale tra i ricordi.

L'evoluzione scientifica e tecnologica non è cattiva, spesso siamo noi a farne un cattivo uso.



Non ci siamo lasciati prendere la mano dal consumismo; ce lo hanno imposto lentamente. E, noi, l'abbiamo accolto a braccia aperte attratti dalle novità perché comode e accattivanti, ci siamo lasciati sedurre. Lentamente, attraverso la televisione e le altre forme di comunicazione, le grandi aziende hanno veicolato scientificamente i nuovi prodotti industriali. Li hanno enfatizzati fino a farceli ritenere necessari: non più una semplice carta igienica adatta all'uopo ma un prodotto speciale, decorato, profumato lungo un tot piani di morbidezza. A tal proposito, non so voi, ma io, ricordo le scarrozzate in campagna e le scorpacciate di fichi appena staccati dall'albero, spellati, dolci, che andavano giù 'na meraviglia. E poi, immancabilmente … splasch, avveniva la naturale biologica trasformazione. Non c'erano i bagni in campagna e la carta igienica neanche sapevamo cosa fosse. Semmai qualche felce e una sciacquata nel ruscello. E poi nuovamente a sgambettare.

venerdì 7 aprile 2023

Dai banchi di legno al girello

 Dai racconti esperenziali dei nonni:

C'erano i banchi di legno dal ripiano leggermente inclinato e col buco per il calamaio. Non usavamo la penna d'oca e neppure le usa e getta che sono state inventate molto temo dopo. La storiografia non ce l'aveva neppure il maestro. E noi scolari usavamo la matita oppure il pennino che intingevamo nel calamaio con l'inchiostro dentro.

martedì 27 dicembre 2022

I tardiddhi nella tradizione culinaria calabrese

 


Nuvole di “tardiddhi”.

I tardilli sono una specialità dolciaria calabrese. Una di quelle leccornie che si prepara in casa appositamente per le festività di Natale.

domenica 25 dicembre 2022

La bugia del Natale

 

"la bu(ma)gia del Natale" by m.iannino

Le piazze social sono stracariche di post. Nella maggior parte dei casi c'è poco da leggere e molto da osservare. Le foto caricate nei vari account mostrano momenti importanti per chi le ha postate: piatti tipici delle festività che rimandano alle tradizioni locali, quindi zeppole fritte, zampone, capitoni, agnello o capretto etc. etc. E poi ci sono le inquadrature su presepi e alberi nelle forme più disparate.

Verrebbe da dire: sono lontani i tempi in cui il caldo odore di fritto che dalle cucine invadeva le case e le strade dei rioni lasciava intendere l'atmosfera che si respirava nelle case. S'intuiva, camminando nei pressi delle abitazioni, il menù completo che non differiva di tanto dagli altri. Alla vigilia di Natale si impastava la farina per i frittini. La pastella, fatta con farina di grano e patate bollite passate serviva per le frittelle farcite con alici, tonno ma anche vuote. I fritti servivano a tappare il buco di mezzogiorno che, accompagnati da un buon rosso, aiutavano ad arrivare al cenone serale.

giovedì 3 novembre 2022

Catanzaro, i luoghi del cuore

 


E giù, ai piedi dei tre colli, affianco al torrente “fiumarella” c'era il bersaglio. Uno spiazzo dove giocavamo a pallone e i militari dell'esercito facevano addestramento, sparavano al bersaglio, appunto.

L'area militare era occupata per lo più da noi ragazzi. Scendevamo con gli scooter, oppure a piedi lungo la strada a serpentina che dalle vie del centro portava nella campagna destinata all'esercito.

Sul costone c'erano piantati alcuni immobili serviti da stradine angustie.

mercoledì 26 ottobre 2022

Farina di castagne. Abitudini e necessità

 


Non si butta niente! È un'offesa alla provvidenza.  Così commenta chi ha vissuto la fame quando vede lo spreco che produciamo perché diseducati dalla pubblicità consumistica.

“A mangiatura è vascia” . Tradotto significa: oggi è  tutto facilitato dal benessere e la maggior parte delle persone ha di che vivere.

lunedì 24 ottobre 2022

Saperi e sapori conditi di storia

 Dalla bocca dei protagonisti.

I racconti di nonna Angela.

"courtesy ©valentina's photo"

La sera si tinge di rosso. Un rosso simile al fuoco che arde dentro il forno del pane quando la legna brucia e le fiamme si alzano allegre danzando.

Quell'immagine è viva dentro la mente di nonna per le tante volte che ha assistito la mamma a sfornare pane per la famiglia e per le tantissime volte che l'ha infornato lei da quando si è maritata e ha tirato su una famiglia sua.

martedì 11 ottobre 2022

Alle nonne e ai nonni, pilastri intramontabili

 


Scrivere parole e frasi dialettali in italiano è quasi impossibile.

Alcune espressioni non trovano corrispondenze tra lo slang della parola parlata nei luoghi d'origine, le lettere dell'alfabeto italiano e la relativa onomatopea. 

Un esempio:

Caffè, in italiano si scrive e si pronuncia tale e quale; ma se facciamo una breve gita panoramica tra gli idiomi d'Italia ci accorgiamo che a Napoli, grosso modo, dicono: 'o ccafhé! Mentre in Calabria diciamo cafhè con “f” e “h” aspirata. E le labbra rimangono aperte. Esattamente pronunciamo questa parola quasi in un soffio che elide la "F": cahè.

Altre consonanti, invece, sembrano essere a metà tra la “N” e la “D” perché la punta della lingua si appoggia al palato ma emette un suono più duro, simile alla "N". come nel casi di:

Beddha. In italiano “bella”, stesso concetto nel lessico dialettale ma, se ascoltiamo bene durante la pronuncia non sembrano esistere nessuna delle due lettere "D e H".

Perché questa breve introduzione al dialetto calabrese?

Perché ho in mente una breve storia di vita vissuta ambientata in un paese montano delle preserre calabre dove rimangono saldamente ancorati i ricordi più belli della mia infanzia: Palermiti

Un po' di pazienza e fate quindi attenzione alla pronuncia delle consonanti usate per le parole che contengono il dittongo “dh” come: gadhuoffi” che tradotto vuol dire : caldarroste. E se imparate a ruotare la lingua sul palato ascolterete la giusta nota onomatopeica e comprendere appieno il significato. Lo so è faticoso. Ma proviamo, dai:

La nuvola avvolge l'anticamera e quasi nasconde alla vista la scala in legno che porta su in cucina. L'odore intenso di orzo appena tostato penetra nelle narici piacevolmente a ricordare i bei tempi dell'infanzia a quando la nonna preparava la bevanda per la prima colazione.

Nonna dove sei?

Ccàh su ccàh sagghia figghju su ccassupa. Tira u saliscindi e vieni. Il saliscendi era una sorta di maniglia situata sopra la toppa della porta d'ingresso alla cui estremità era annodato un filo di spago che penzolava all'esterno da un foro. Non c'era la paura tra gli abitanti del paese che qualche male intenzionato potesse entrare e fare razzia dei beni. No! E non perché qualche legge terrorizzava i ladri e metteva le case e le proprietà al sicuro ma semplicemente perché lì, in quel luogo vigeva una grande armonia e condivisione tra gli abitanti.

La “legge del buon vicinato” mai scritta ma tenuta in grande considerazione sopperiva ai bisogni delle famiglie del circondario. Non che le donne lavorassero fuori casa. Lì le mamme accudivano i figli, anche quelli delle altre momentaneamente impegnate a coltivare i campi o portare "a brodata" ai maiali.


Nanna cchi è stu fhumu?

*Nentha... stava russtiendhu na puocu e uorzu ppè u cahé do matinu. Però u sapìa ca venivi e guarda ti stajiu preparando i bàddhari (pop corn). Và si ndavua e cchjiù pigghia natru paniculu e scuorciulallu... o u vua rrustutu? Pigghja pigghja ca è 'nto panaru mpendutu dhà …



dedicato ai nonni: Antonio e Teresa, Carlo e Angiola.

Nonna cos'è 'sto fumo?

*"Niente, stavo abbrustolendo un po' di orzo per il caffé di domattina. Però sapevo che saresti venuto a trovarmi e ti sto preparando i pop corn. Se ne vuoi di più prendi un'altra pannocchia di granturco, là nel paniere e snocciolalo oppure lo preferisci arrostito?"

domenica 9 ottobre 2022

In viaggio nel tempo

 


Tempo di vendemmia di festa e incontri.


Da nord a sud in autunno si ripropone la sagra dell'uva. Molti vitivinicoltori associati mettono in campo strategie mirate per la conoscenza e la commercializzazione dei brand prodotti nelle rispettive cantine. 

Anche in Calabria le più note e blasonate case vitivinicole partecipano alle sagre calendarizzate a livello nazionale con eventi mirati. E per divulgare il proprio prodotto in seno alla festa nazionale del vino nelle proprie cantine aprono a mostre, assaggi e guide assistite.

Le zone più rinomate sono definite in mappe territoriali geografiche mirate e circoscritte che vanno dal cirotano al lametino e, giù, al reggino. Ma questo itinerario geografico è ben noto ai più .

Io, invece, voglio raccontare del vino fatto in casa. Un'operazione di nicchia, esclusivamente elaborata e portata a termine non per scopi commerciali ma per la famiglia, da bere insieme a tavola e da offrire agli ospiti! 

Mi piace ricordare ogni cosa delle giornate d'autunno trascorse in campagna tra filari di viti e l'odore degli acini strappati coi denti!

Della raccolta dell'uva e dell'allegria che si respirava tra i filari e nell'aia; del profumo dell'uva appena raccolta adagiata nelle ceste di vimini, dall'odore delicato degli acini appena pigiati...

E dell'attività frenetica dei paesani che, quasi tutti, tra settembre e ottobre s'impegnavano le "giornate" e preparavano i “commodi” per raccogliere i grappoli d'uva, lasciare maturare il mosto e ... Ma andiamo per gradi.

La mia storia è ambientata in una campagna che potrebbe essere situata in un paese qualunque della Calabria. Però, essendo nato in un paesino montano del catanzarese,la mia storia si avvale di spunti autobiografici.


Per arrivarci, nelle vigne, il percorso era agevole e semplice. Quasi tutti i vigneti costeggiavano la strada principale: “A vianova” questo il nome che davamo alla nuova strada provinciale che tagliava in due il paese passando per la “Cona”, la piazza principale sede di bar e unico spazio logistico per l'installazione del palco eretto in occasione dei festeggiamenti popolari in onore della Madonna della Luce. L'uso del passato è d'obbligo! Molti di quei vigneti non ci sono più.

Il primo esteso appezzamento di terreno adibito a vigneto lo incontravamo al bivio, prima di imboccare il “rettifilo di Manno”. Gli altri vigneti erano disseminati all'interno delle campagne, al riparo degli agenti atmosferici e dalle ipotetiche ruberie.

E poi su, dopo l'agglomerato urbano, tra i castagneti. Lì la terra rossiccia sembrava esaltare gli acini viola appesi sui verdi filari.

La raccolta dell'uva, nel mio “immaginario vissuto”, presupponeva una predisposizione dell'anima totalizzante. Ogni azione, parola, canzone era in sintonia con la natura. E la stanchezza fisica, nonostante ci fosse, sembrava inesistente.

Le donne, instancabili, facevano la spola tra i filari e “u katojiu” il punto di raccolta che ospitava il tino per la pigiatura; “i fhimmini” si “caricavano” sulla testa enormi cesti di vimini colmi d'uva come se niente fosse! (per lo meno, ai miei occhi erano davvero grandi, ché facevo fatica a trasportare il paniere in cui riponevo i pochi grappoli da un “piede di vite all'altro).

La mia esperienza è limitata a brevi momenti di vita vissuta. A pochi fine settimana che, approfittando delle belle giornate, in macchina, una fiat 850 special, si faceva un salto al paese per stare coi parenti rimasti.

lunedì 7 febbraio 2022

Mani forgiate dall'amore della terra

 


Nicchi nicchi nacchi mammà tua t'accatta i vacchi papà tua a masseria ricca ricca a figghja mia.

Nella vasta aia attorno alla casa la vecchia donna culla la bambina mentre canticchia una nenia dal sapore antico.

Il capiente cesto intrecciato con vimini e canne è appeso ad un grosso ramo di gelso. Fissata saldamente con corde di ginestra, la spartana culla, soggetta al dondolio ritmato dalla donna è abbraccio sicuro per sonni tranquilli. Nicchi nicchi nacchi … continua a canticchiare l'anziana nonnina che nel frattempo sgrana fagioli.

Il casolare di campagna accoglie una famiglia di stampo patriarcale. Tutt'attorno è un fiorire di natura ben tenuta e coltivata da sapienti mani. La cultura contadina è amore per la terra e le piantagioni disseminate nella campagna circostante testimoniano il lavoro delle generazioni che lì hanno vissuto e tratto sostentamento.

Qualche gallina razzola. Ispeziona col becco il terreno. Cattura qualcosa e se ne ciba.

Il cane, un meticcio peloso, dormicchia ai piedi del gelso. Un belato arriva debole alle orecchie della donna. Bianchina, la capretta che fornisce il latte alla piccola e al resto della famiglia, è al pascolo oltre la collina. Conosce la strada di casa Bianchina e sa quando è l'ora per rientrare.


Sui fornelli della cucina economica in una pentola con acqua le patate finiscono di cuocere. Una giovane sposa entra dalla porta che dà sul cortile. Ha una cesta sulla testa. S'inchina. La solleva di poco e poggia la cesta su un tavolo. Srotola il canovaccio che aveva sistemato a mo' di ciambella sul capo per trasportare la cesta. Lo adagia su una spalla e getta nella ciotola in terracotta le verdure appena colte.

È quasi mezzodì. Al suono del rintocco delle campane tutti smettono il lavoro nei campi e nelle botteghe. Le donne un po' prima. Loro vanno a casa per preparare il pranzo. Una zuppa di fagioli con verdure. Insalata di patate... . Roba nostrana, coltivata con le proprie mani. Mani rugose. Dure. Callose e forti forgiate negli anni dall'esperienza contadina che le hanno rese preziose e impagabili.

lunedì 3 gennaio 2022

Cartolina dal passato

 

Passate bene le feste? Questa è la domanda ricorrente che echeggia in questi giorni tra i passanti.

Nonostante che i luoghi d'incontro siano quasi deserti a causa della pericolosità del virus che ha caratterizzato gli ultimi due anni, la fobia del contagio, rafforzata della variante omicron, induce a una sorta di austerità obbligata.

Molti lavoratori hanno risentito per le chiusure forzate e l'economia sommersa più di tutto.

La bolla consumistica in cui ci siamo rifugiati si è sgonfiata e in qualche caso ha fatto ripensare a quando si stava peggio. A quando le scarse finanze e la presenza massiva dei media non condizionava ancora gli stili di vita delle famiglie.

In alcune generazioni è ancora viva la memoria dello spirito del S. Natale vissuto nelle comunità. Tra congiunti stretti, famiglie allargate composte da consanguinei, amici e vicinato.

Non c'erano molti prodotti di largo consumi e neppure troppi elettrodomestici nelle case : le macchine lavatrici di panni e stoviglie erano un lusso inimmaginabile e la televisione era inarrivabile per certe realtà familiari (forse queste assenze sono state la nostra forza).

Le donne avevano un ruolo importante! Governavano la casa in tutto e per tutto, loro era il compito di curare gli aspetti basilari della famiglia dalla pulizia quotidiana alla gestione delle scarne finanze. E , cosa importantissima: l'educazione dei figli.

Il calore degli affetti, nei giorni delle feste, si sentiva tutto e avvolgeva nel vestito nuovo, anche se dismesso e passato di mano dai fratelli più cresciuti, ognuno.

I sogni erano in sintonia con gli insegnamenti. 



C'era un'attenzione particolare nei confronti dei bisognosi e dei deboli. La comare o il compare non erano lasciati a trascorrere la vigilia in solitudine. “Dove mangiano tre mangiano quattro” dicevano le mamme nell'apparecchiare la tavola. E noi piccoli eravamo felici nel trovare regali utili: qualche paio di calze, guanti o cappellini e caramelline grandi quanto un bottone.

Assistere alla funzione religiosa era un rituale sentito durante il quale affidavamo all'Onnipotente sogni e desideri immediati e futuri.

Il problema dell'inquinamento ambientale era inimmaginabile per noi che ritenevamo una ricchezza anche un foglio di carta d'imballaggio. E le cartoline augurali erano traccia empatica; non oggetti ma affettuose appendici delle persone che le inviavano perciò le conservavamo nel cassetto degli affetti insieme ai sogni.

venerdì 24 dicembre 2021

Baccalà e patate, secondo tradizione

Natale? È la sagra del consumismo!

Quanti vivono questi giorni segnati in calendario come l'avvento del Salvatore secondo gli insegnamenti della dottrina cristiana? Credenti o no a guardare il via vai che c'è nei negozi si ha la netta sensazione che la gente sia presa dalla frenesia dell'acquisto. Spendere, chi ce l'ha, la tredicesima in beni voluttuosi, è un imperativo categorico. È una forma di esorcismo nei confronti dei tempi bui, della pandemia e dell'impossibilità di viaggiare e spostarsi persino a casa di familiari e amici se non con le dovute precauzioni: tamponi, mascherine e terza dose.

Possedere o regalare un bene effimero ci sta se si vuole essere al passo coi tempi e dare un po' d'ossigeno alle sofferenze dei commercianti.

Esorcizzare! Tornare indietro nel tempo a quando il baccalà era il piatto dei poveri e c'era più allegria nelle case. Quando bastava qualche caramella, un torrone e un giocattolo di legno o una bambola di pezza per rendere felici i piccoli.

Baccalà e patate. Un piatto da poche lire. Una volta, appunto. Oggi che c'è da seguire le mode il pesce in genere costa più dell'oro: baccalà della Norvegia di prima qualità a 17€; calamari del mediterraneo freschi a 25€...

L'anziana signora osserva attentamente la merce esposta nel bancone del supermercato. Indica una pinna di baccalà secco da 9 euro e ne chiede la metà. Nel reparto ortofrutta sceglie 4 patate. Li imbusta, passa dalla pesatura, attacca lo scontrino e sussurra: “per me e Peppe vanno bene. Anche quest'anno è andato. Ringraziando il Bambinello ...”.



mercoledì 8 dicembre 2021

L'Immacolata, appuntamento caro nella comunità di una volta

 

Dogmi a parte l'Immacolata per noi che siamo cresciuti secondo gli insegnamenti Cristiani è la festa che precede il santo Natale ed è il giorno in cui si fa l'albero in quasi tutte le case. Alcune famiglie preferiscono il presepe per ricordare e festeggiare la nascita del Salvatore. Altre addobbano l'albero e il presepe insieme.

Per noi bambini dell'altro ieri l'Immacolata non solo era il preludio di caldi giorni spensierati che vedeva parenti e amici attorno ai tavoli delle cucine e dei soggiorni immersi negli inconfondibili odori del Natale ma era principalmente la parte più attesa dell'anno.

Erano tempi in cui i desideri, semplici ma pressanti, prendevano forma. E sapevamo inventare favole. Costruire giochi effimeri che avevano brevi vite.

Storie d'avventura a bordo di navi di carta. ( e chi la vedeva all'epoca la carta, un foglio di giornale... materiale ritenuto sacro che gli si dava un valore aggiunto anche quando era inservibile per gli scopi iniziali.).

"Sogni- assemblaggio- coll. priv. M. Iannino"

Ecco. Giusto il tempo di godere delle fantasie trasformiste messe in campo dalla nostra fantasia:

Non aspettavamo regali hi-tech ( computer e telefonini non esistevano neppure nelle fantasie più fervide e rivoluzionarie e neanche le calcolatrici erano in cima ai nostri desideri ). speravamo in un buon cappotto, una giacca, un maglione, un pantalone di lana e un paio di scarpe nuove giacché quelle consunte passate di mano dai fratelli più grandi erano inservibili.

Guardavamo all'essenziale! Nelle stanze familiari, sotto la luce rossastra delle lampadine a incandescenza, immersi nell'odore di fritto tra le zeppole e all'agrodolce dei mandarini aspettavamo regali che sapevamo per certo sarebbero arrivati in relazione alle finanze familiari.

C'era ancora una realtà a misura d'uomo.


mercoledì 11 agosto 2021

Storie di vita d'altri tempi

La campagna era tutta buona. Benevola con chi la curava! La terra dava soddisfazioni e non lasciava in sofferenza le famiglie dei contadini. I frutti copiosi dell'orto sfamavano anche i parenti e i vicini in affanno in quei tempi di magra immediatamente dopo la guerra.

Il dopoguerra lasciò rovine materiali, fisiche e mentali.

Chi viveva in campagna, delatori e traditori a parte, spie di regime che facevano la fronda miseramente, riusciva a cavarsela facendo crescere la famiglia. Col duro lavoro dei campi e le cure adeguate dovute agli animali per conservarli in buona salute anche quel duro capitolo fu chiuso.

L'appezzamento di terra attraversato dal torrente era il più fecondo. E lì crescevano le primizie di stagione.

All'alba si era già sul posto. D'altronde non era distante dalla casa. Bastavano pochi passi per arrivarci. Zappa sulle spalle e qualche sacco di stallatico sul dorso del mulo per concimare. Il meticcio trotterellava davanti a tutti, qualche canna nel campo dei fagiolini da risistemare e poi “stagliare” l'acqua.

Abbeverare i campi dava un senso di fresco anche al corpo. L'acqua s'infilava nei solchi poco alla volta; tracimava da un solco all'altro fino a completarne il percorso tracciato dalla sapienza contadina.

Sì quel quadrato di terra dava soddisfazioni! Le colture erano abbondanti e saporite. I bambini, ma anche i grandi, attendevano impazienti i frutti. I “zipangùli”, le angurie piantate e cresciute lì erano di un verde scuro intenso e la polpa era rossa fuoco densa e dal sapore indescrivibile. E poi, cetrioli, pomodori, zucchine tutti prodotti dalle qualità organolettiche alte degne dell'etichetta d'eccellenza cercata invano oggi sugli scaffali dei supermercati.

No. non è il racconto romantico tracciato sulla falsariga dei ricordi. È una realtà che vive nella memoria pulsante del tempo che fu.

E poi un maledetto giorno la vita prese una piega diversa. Amara!

Il campo devastato dall'irruenza della mandria priva di guida (il pastore si era assopito sotto un albero? O forse no... a quei tempi i dispetti erano dettati dall'invidia e dalle misere antipatie.) scatenò l'ira. Scoppiò la lite. E il cielo ebbe un altro Angelo.

Seguirono anni difficili. Qualcuno tentò matrimoni d'interesse ma non se ne fece niente. La donna, mamma di sette figli si rimboccò le maniche e prima che la famiglia si disperdesse tra matrimoni e partenze (la prima figlia, in età da marito e fidanzata, con la dote pronta da tempo: casa e corredo aspettavano solo che il padre l'accompagnasse all'altare) volle una foto.

Chiamò tutti e così come si trovavano si misero in posa.

Il fotografo arrivò al casolare di campagna. Piantò il treppiede e scomparve dietro il cappuccio nero. Fermi! Sorridete! Guardate davanti. Non muovetevi... fatto. La lampada del flash emanò fumo e s'increspò.

famiglia contadina, foto d'epoca, 1956-57


domenica 18 aprile 2021

Da un appunto trovato x caso😎

Tra non molto torneremo al mare. Apprezzeremo il sole sulla pelle, l'aria salmastra che s'infrange sugli scogli o mossa dall'elica di un motoscafo oppure solcata da una barca a remi. Ce ne sono ancora di barche che vanno a braccia?

No, perché pare sia diventato uno status generale quello di dimenticare le buone e salutari abitudini. Dimenticare ogni cosa, bella o brutta. E con esse l'autostima. Mi riferisco a quelle attitudini che abbiamo tutti, basta saperle recuperare e coccolare, farle irrobustire con la pratica assidua e applicarle nei piccoli e grandi problemi quotidiani.

E pare che il periodo che stiamo vivendo, invece, ci abbia ingabbiati in una sorta di isola personale in cui abbiamo eretto alti muri fortificati al cui interno raccogliamo il nostro personale tesoretto delle comodità: terminali che in gergo corrente si chiamano devices, televisori smart, pc, telefonini!




E questa volta non è come quando eravamo bambini che giocavamo e sognavamo di essere sulle torri di un maniero mentre fuori imperversava la poliomielite. E neppure di parlare coi nostri affetti lontani, amici e familiari, amati, amanti, insomma di potere continuare a intessere relazioni a distanza parlando e inviando messaggi quasi telepaticamente seppure immobilizzati in un letto di ospedale.


Quelli che hanno la stessa mia età o giù di lì sanno di cosa parlo.

Parlo di quei giochi che ci costruivamo da noi con l'aiuto di qualche persona più grandicella, un fratello, amico o genitore.

Della spada fatta con due legni incrociati alla trottola improvvisata con una pigna; monopattino e carretto rigorosamente auto costruiti e con qualche pezzo mancante e introvabile auto prodotto.

All'epoca in cui mi riporta la memoria non avevamo le possibilità fiorite nel tempo e neppure lo spreco indotto dal consumismo.

C'erano negozi forniti solo del necessario e quelli di giocattoli quasi inesistenti con poche marche di detersivi e saponi, prodotti di bellezza risicati sugli scaffali.

E il telefono così come lo conosciamo oggi forse era anche difficile d'immaginare! Era impensabile poter trasmettere pensieri e parole a distanza telepaticamente. Come avremmo voluto che ci fosse una magia che ci tenesse in contatto con le persone care lontane

Eppure tutto ciò è diventata la nostra contemporanea realtà. Buona o cattiva, dipende da come la si vive.

Per moltissimi le comodità che ci siamo date è una realtà che fa adagiare sul letto dell'ozio e per alcuni, pochi in verità, è un aiuto, una possibilità. Un po' come lo è stato il telecomando che a furia di stare seduti comodamente in poltrona senza neppure alzarci per cambiare i due canali che avevamo a disposizione in quello che fu il teatro in casa ci siamo impoltroniti e ingrassati. E fatto aumentare i valori cattivi nel nostro organismo.

E poi ci chiediamo come mai sono comparse le malattie del benessere anche nelle fasce d'età infantili.

Non è una questione estetica ma salutistica quella che dobbiamo far dipendere dalle buone pratiche comportamentali giornaliere per stare meglio e mantenerci in discreta salute. E allenare la mente alla creatività è un'esigenza fondamentale.

Usare opportunamente le nuove tecnologie in casa sarebbe l'ideale!



sbirciando qua e là

sbirciando qua e là
notizie e curiosità
non vendiamo pubblicità. Divulghiamo BELLEZZA ...appunti di viaggio...at 12 o'clock post in progress
AMBIENTE CULTURA TERRITORIO EVENTI e elogio della BELLEZZA ...appunti di viaggio... at 12 o'clock post in progress
non vendiamo pubblicità. Divulghiamo BELLEZZA ...appunti di viaggio...at 12 o'clock post in progress
non vendiamo pubblicità. Divulghiamo BELLEZZA ...appunti di viaggio...at 12 o'clock post in progress

Post suggerito

Le seduzioni dell'arte

Mario Iannino, 2007, a scuola di seduzione C'è un universo abitato da più categorie di persone che lascia spazi a gestualità inusu...

a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto
a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress ... analisi e opinioni a confronto
a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto

Sulle tracce di Cassiodoro

Sulle tracce di Cassiodoro
Flussi e riflussi storici

SPAZIO ALLA CREATIVITA'

SPAZIO ALLA CREATIVITA'
La creatività è femmina

un pizzico di ... Sapore

Un pizzico di ---- cultura --- folklore --- storia --- a spasso tra i paesi della Calabria e non solo. ---Incontri a ore 12 Notizie & ...Eventi ...at 12 o'clock... Opinioni ... works in progress, analisi e opinioni a confronto
Itinerari gastronomici e cucina mediterranea

Cucina Calabrese

Cucina Calabrese
... di necessità virtù
a ore 12 ... ...at 12 o'clock ... post in progress, analisi e opinioni a confronto

post in progress

a ore 12 ...accade davanti ai nostri occhi e ne parliamo...at 12 o'clock post in progress
e-mail: arteesocieta@gmail.com
...OPINIONI A CONFRONTO ...

...OPINIONI A CONFRONTO ...

POST IN PROGRESS

Dai monti al mare in 15' tra natura e archeologia

A spasso tra i luoghi più belli e suggestivi della Calabria

Da un capo all'altro

Da un capo all'altro
Tra storia, miti e leggende

UN PONTE

UN PONTE
SULLA IR/REALTA'

Per raggiungere le tue mete consulta la mappa

ALLA SCOPERTA DELLA CALABRIA

ALLA SCOPERTA DELLA CALABRIA
PERCORSI SUGGERITI

Translate