sabato 31 luglio 2010

premio letterario, parole nel vento a Squillace

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Estate, tempo di sagre e premi slow.

Solitamente le prime edizioni di un qualsiasi avvenimento, folkloristico o culturale, hanno tempi lenti nonostante l’alta professionalità della macchina organizzativa che cura il service, gli ospiti e i risultati strategici desiderati.

Questo si diceva l’altra sera con alcuni amici alla prima edizione del concorso letterario “parole nel vento” dedicato alla memoria di Bruno Chimirri,(Serra S. Bruno, 1845/ Amato, 1917) politico calabrese vicino all'area; definita da Croce; "aristocrazia spirituale" del regno d'Italia,  per mitigare i disagi organizzativi che abbiamo dovuto superare.
Pazienza! Ci siamo detti un po’ tutti mentre il tempo scorreva inesorabile e il vento freddo bussava alle spalle poco coperte data la calura del giorno. D’altronde chi mai avrebbe pensato che l’inizio di un avvenimento programmato per le 20,30 slittasse alle 22,00 e che la location diventasse una caccia al tesoro? Infatti, giunti al castello di Squillace, luogo designato per l’appuntamento culturale, ci siamo guardati attorno: Troppo silenzio, pochissime macchine e nessun via vai di gente. Il castello, opportunamente recintato per lavori in corso e quindi chiuso, ospitava tutt’al più qualche fantasma ma del premio letterario nessuna traccia.
Chiediamo informazioni a degli indigeni e, gambe in spalla, ripercorriamo a ritroso metà del tragitto. La passeggiata fuori programma ci ha dato modo di apprezzare le attività artigiane, le ceramiche tipiche e le stradine lastricate di sampietrini. Giunti in piazza duomo, abbiamo osservato a lungo le maestranze regolare le luci del palco, posizionare i leggii per gli spartiti, i musicisti accordare violini e arpe finché si sono fatte le 22,00. …e finalmente! Una coppia di attori locali, molto bravi, Pino Michiensi e la moglie, Annamaria Deluca, interpretano alcuni stralci dei libri in concorso.

Tra gli ospiti, Luciano Regolo, autore del libro "Natuzza Evolo: il miracolo di una vita", già alla quarta ristampa, Wanda Ferro, presidente della provincia di Catanzaro e promotrice dell’evento culturale, l’assessore regionale alla cultura Mario Caligiuri, il sindaco di Squillace Guido Rhodio, e la giuria al completo che ha selezionato i dieci finalisti tra i quali, Luigi Fregola con “il sole sorge a nord” primo romanzo breve ambientato nella Catanzaro anni ‘60, poeta, che ha al suo attivo pubblicazioni di poesie quali “provincialmente ancora spero” e “momenti”.

venerdì 30 luglio 2010

nel ricordo di mamma Natuzza: le apparizioni

È passato un anno dalla scomparsa terrena di Mamma Natuzza e sembra ieri. La sua presenza è costante. La si invoca o ne parli con quanti l’hanno conosciuta e sono divenuti figli spirituali e la si sente vicina. Il suo umile insegnamento è più che mai attuale! Ed è per questo che propongo e pubblico il documento dell’apparizione dell’Assunta dell’agosto 2008. Non c’è nulla di miracoloso, il dialogo tra Natuzza e la Mdonna mi è comparso stamane mentre riordinavo i file del mio pc e mi è sembrato un “segno”, un segnale da inviare a quanti avranno voglia di “perdere" qualche importante minuto della loro importante attività terrena protesa a tessere strategie di dominio…

Sila - 14 agosto 2008 (circa le ore 2)
Stavo molto male e pensavo di non farcela, quando mi appare la Madonna:
Natuzza: Madonna mia, un giorno prima?
Madonna: E’ sempre il momento giusto. Stai soffrendo?
Natuzza: Sì, non ce la faccio più, non ho la forza.
Madonna: La sofferenza è un dono di Dio. Chi la offre, acquista meriti e grazie. Non ti
preoccupare! Gesù te l’ha data sempre la forza e te la da anche ora, finché sei
sulla terra, perché questo fa parte del progetto di Dio.
Ed è scomparsa
Sila - 15 Agosto 2008 –
Solennità della Vergine Maria Assunta in Cielo
(circa le ore 2)
Madonna: (con le lacrime) Figlia mia, lo so che stai soffrendo terribilmente per i
peccati del mondo. Le anime cadono nel peccato come le foglie dall’albero in autunno,
perché i malvagi, suggeriti sempre dal diavolo, le portano al peccato. Non soffri solo
tu, ma più di tutti soffre Gesù ed Io, insieme a voi anime buone. A te ti ha scelto in
modo particolare.
Natuzza: Io mi lamento, Madonna mia, perdonatemi! Vorrei avere la forza per
sopportare le sofferenze.
Madonna: Hai ragione di lamentarti, anche Gesù sulla Croce si è lamentato. Tu, figlia
mia, sei clinicamente morta, sei sopra una foglia che da un momento all'altro si
spezza. E' l'amore di Gesù che ti tiene in piedi.
Natuzza: Di più mi dispiace, perché vi vedo con queste lacrime.
Madonna: Una mamma, che perde un figlio, piange sempre. Figurati Gesù che non
vuole perdere nessuno dei suoi figli. Con la tua sofferenza aiuti molto Gesù e
Lui soffre più di te perché vede i figli che cadono nel peccato.
Anche Gesù si addolora perché ti vede soffrire, però ha bisogno del tuo
sostegno nel suo dolore. Ogni tanto sceglie qualcuno che non si ribella e che
dice: “Gesù dammi la forza, e io con tutto il cuore ti accompagno nella tua
sofferenza per la salvezza degli uomini che cadono nel precipizio”. Cadono
mediante i grandi che si sentono “grandi” e li corrompono. Dicono bugie per il
denaro, ma non sentono l’Amore e la Misericordia di Dio.
Gesù vi vuole tutti salvi e si serve di chi è generoso nell’offrire. A te ti ha scelto
nel ventre di tua madre.
(poi, con molta dolcezza e con le lacrime)
Gesù si dispiace per tutto il mondo, particolarmente per i giovani. E’ pieno di
amarezza perché la generazione di oggi, se continua così, si perde.
(ai giovani) Figli miei, voi stessi createvi un mondo nuovo, perché già la metà
di voi è persa, altrimenti vi perderete tutti. Non perdete solo il corpo ma anche
l’anima. Sapete solo fantasticare sulle cose della terra, sulle cose moderne, ma
non pensate alle cose dello spirito. Figli cari, andate da Gesù e non usate
violenza verso i vostri genitori, ma usate amore e carità.
Hai ragione, figlia mia, quando dici ai genitori: “Trattate i vostri figli con amore,
dolcezza e parlate loro che Dio esiste”.
(ai genitori) Pregate molto, date il buon esempio ai vostri figli. Fate carità e
preghiere per la salvezza vostra e loro.
Figlia mia, sei piena di amarezza anche per la realizzazione della chiesa, ma io
mantengo le mie promesse perché la vuole anche Gesù.
(a quelli che stanno collaborando per la chiesa) Figli, grazie. La chiesa non
la volete per vostro vantaggio, ma perché la gente si ripari, preghi e aumenti la
fede. Gesù vi segue e vi accompagna nei vostri passi. Bussate sempre ai cuori
delle persone! La chiesa si fa presto se c’è la provvidenza, ma ricordati che io
mantengo sempre le promesse.
La chiesa la vogliono tutti: anche gli alberi sussurrano e le piante parlano fra
loro.
Natuzza: Benedite tutti gli oggetti che ci sono in questa casa.
Madonna: Benedico tutto il mondo, particolarmente questa casa. Ti amo pazzamente
come ti ama Gesù. Ti benedico.
ed è scomparsa

giovedì 29 luglio 2010

a spasso nella movida, paradiso artificiale effimero

A spasso nella movida, paradiso artificiale dell’effimero.

La natura umana è di per sé incontentabile! Non si è mai contenti di niente e di nessuno. E ciò che per pochi attimi soddisfa e gratifica, superato il momento iniziale dell’innamoramento, cade nella noia mortale. È così per qualsiasi cosa, oggetto e persone vicine all'uomo contemporaneo. L’assenza d’ideali annulla quanto professato dai padri. Sacralità della persona, del lavoro e dignità intellettuale sono confuse e soppiantate da feticci hi tec.
L’alta tecnologia raggiunta non serve ad affrancare l’uomo da lavoro e renderlo libero. Il profitto individuale avvelena i rapporti e la vita è una continua corsa al consumo. Si consumano gli affetti, si giura eterno amore per lasciarsi dopo pochissimi mesi dal matrimonio.

Lo status symbol è determinato nel far vedere agli altri di possedere stabilità economica, acquisire prodotti tecnologici di ultima generazione, sfoggiare il cayenne, il rolex d’oro, un paio di scarpe da mezzo milione di euro, che, superato l’attimo vanesio, lascia un senso di vuoto immediatamente soppresso dalla smania d’onnipotenza trasmessa dal conto in banca. Conto dai profitti decuplicati se investiti in termini ricattatori nei mercati poveri.

Il super uomo si concede una sniffata nelle vetrine delle vite altrui, contratta e mercanteggia, conquista un’altra novità da esibire. E nel tempo libero s’improvvisa intenditore d’arte, estasiato, rimane sinceramente commosso davanti a volgari imitazioni del reale che non apprezza dal vivo. Il guizzo del guitto spinge alla platealità, dimostra agli altri di conoscere questo e quel pittore, spende qualche citazione e torna a casa contento. Certo di avere dato il suo apporto concreto nell’era del terzo paradiso frammisto di tecnologia e pensieri effimeri.

martedì 27 luglio 2010

contaminazioni e devianze del pensiero creativo

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Ambiguità lessicali, contaminazioni e devianze concettuali retoriche della parola nel campo dei linguaggi non verbali.


Gli idiomi, nel consentire il dialogo tra soggetti differenti e affrancare l’esposizione del pensiero, nel permettere di confrontare percorsi di vita, esperienze, studi, ricerche e tutto ciò che la mente umana riesce a elaborare in chiave astratta, consentono la libertà ai grandi oratori di incanalare i concetti verso false verità o ideali.
Il duello tra tesi e antitesi è combattuto laddove gravitano interessi economici, d’immagine politica, culturale e religiosa. Ma la duttilità dei vocaboli, a volte lascia qualche margine interpretativo; la trasformazione fonetica o l’atonia consente aperture, analisi, proposte, provocazioni che l’interlocutore raccoglie e sviluppa, le fa proprie automaticamente e le rimette in discussione.

Scrittura e ars oratoria ampliano concetti, spiegano, modellano e pilotano il grande pubblico specie se suffragate da gadget mentali cari alle masse. Le masse incolte sono facili prede per i fabulatori ruffiani che lasciano intravedere il paradiso artificiale o terrestre voluto da quanti educati dagli spot pubblicitari. I maestri della parola innalzano, enfatizzano, minimizzano o annullano, a seconda dei casi, i fatti della vita come la morale, le leggi, i comportamenti e persino i linguaggi colti dell’arte.

Ma, davanti ai linguaggi alti dell’anima la sospensione del pensiero verbale è d’obbligo allorché si è alle prese col gioco creativo degli eterni bambini. Qui lo spazio mentale assume connotati differenti; non esiste la rigidità, il diniego imposto da ferree discipline di pensiero scolastico.
Gli eterni bambini giocano, inventano, ripensano luoghi e fatti; ripropongono ogni azione, cosa, colore, gesto secondo un fluire interiore unico che non lascia spazi ad ambiguità oratorie perché i linguaggi artistici, quando surrogati da parole, cessano di esistere, la loro unicità è contaminata da fonemi che non riusciranno mai a formulare le frequenze giuste giacché quelle sono già state usate dall’artista nell’atto giocoso della creazione. Eppure, molti, condizionati dalla formazione culturale, cadono nell’errore. Vogliano razionalizzare e concettualizzare un gioco mentale insondabile dal punto di vista concettuale e umanamente artistico.

Antonello Trombadori, stimato intellettuale e critico d’arte, quando, durante un nostro incontro degli anni ottanta, accennai a un chiarimento verbale davanti a un mio lavoro m’interruppe immediatamente e in tono perentorio affermò: tu pensa a dipingere che a inventare parole, suggerire poetiche e nella peggiore delle ipotesi dire cazzate bastiamo noi critici dell’arte: siamo pagati per questo. Concluse con un sorriso.

Come può un estraneo, se pur coltissimo, “spiegare uno stato d’animo altro” una condizione pro positivamente ludica concepita da un microcosmo sconosciuto? Sensazioni, pensieri e cultura non possono essere mai identici. Può, semmai, tracciare un’analisi sulla falsa riga dei movimenti artistici e degli artisti conosciuti, raffrontare la costruzione, il lirismo… ma mai penetrare la verità. Quella deve venir fuori dal muto dialogo tra opera e fruitore! Dissi risentito.

Oggi, gli do ragione; adesso comprendo il significato sottile delle sue parole, ma allora mi sembrarono blasfeme.

sabato 24 luglio 2010

l'ellisse di Michelangelo Pistoletto anima Scolacium

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L’ellisse di Michelangelo Pistoletto:

Energie Vitali nella gestualità minimalista di Pistoletto al parco archeologico Scolacium, in Calabria.

L’ellisse è la linea portante del lavoro artistico di Michelangelo Pistoletto. Il gesto sinuoso oltrepassa il dato materico e conduce la mente degli interlocutori in luoghi noti, familiari, popolati da nenie. Filastrocche e ninnananne nostrane spesso dimenticate; sotterrate dal frastuono mediatico della modernità e dai falsi ideali, riaffiorano dal profondo e riconducono gli uomini al gioco creativo: alla procreazione! Ma anche ai nove mesi formativi; alla gestazione, alla vita indotta, dipendente. Dove vivere aore12o morire sono variabili indipendenti dalla volontà del nascituro.

Gli attori del mondo, davanti al movimento ondulatorio ancestrale dei corpi plastici, plasmati dal fare propositivo dell’artista, proseguono idealmente le linee e i movimenti che Pistoletto ha imposto alla materia e s’immedesimano nell’avvitamento catartico, penetrano la materia consunta dal tempo e rinascono, questa la speranza, a nuova vita. Benché tronche, le sculture installate nell’anfiteatro, irradiano forza. La spirale dinamica sprigiona energie vitali. Energie permeanti che attraversano i corpi li unificano e indicano la via per il terzo paradiso: il gioco della procreazione, la catarsi, il pensiero propositivo: l’arte!aore12
Il gioco creativo è di per sé catarsi; stato mentale superiore.

L’azione catartica dell’artista feconda menti e materia, invoglia all’osservazione riflessiva. Invita all’accoglienza, all’apertura mentale. A farsi opera degna di tale concetto a trasformarsi; a trasformare gli eventi, i cattivi maestri e i loro falsi, velenosi concetti ideologici che, digeriti e fatti propri dalle masse, avvelenano i rapporti interpersonali, generano odio, morte e distruzione.

Insomma, in sintonia con quanto suggerito dai Maestri di Vita, l’invito dell’artista consiste nel modificare il proprio dna e quello sociale, estirpare gli “ismi”, isolarsi dal frastuono del mondo, concentrarsi sul terzo occhio e camminare lungo la via maestra che conduce all’introspezione e, chissà, forse al terzo paradiso!

(mario iannino)

venerdì 23 luglio 2010

Incontro

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Michelangelo Pistoletto nell'area archeologica scolacium in Calabria




“siamo tutti locali”

Michelangelo Pistoletto è in Calabria. Cura gli ultimi particolari delle sue installazioni nel parco archeologico Scolacium, alle porte di Catanzaro lido, lungo la ss 106 per l’inaugurazione del 25 luglio 2010.

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mario iannino e michelangelo pistoletto
L’area archeologica che ospita le opere minimaliste del maestro è situata nel territorio di Roccelletta di Borgia, un antico borgo baronale coltivato a uliveti e nei caseggiati, ex sedi abitative e di antichi mestieri, sono ubicati uffici pubblici e spazi espositivi.
Ma, gli allestimenti importanti sono disseminati tra le rovine storiche; tra gli ulivi i reperti archeologici e le mura della cattedrale normanna dedicata a Santa Maria.

aore12Le opere, collocate sui resti di antichità greco normanne romane che stanno rivedendo la luce lentamente grazie anche al connubio tra arte contemporanea e manufatti antichi, e gli artisti contemporanei animano i luoghi, annullano le distanze epocali grazie, appunto, ai linguaggi dell’arte che rende attuali e contestualizza i percorsi storici di antichissime civiltà. Ed è qui, tra gli ulivi, all’ombra del pensiero magno greco, che ho incontrato il maestro Michelangelo Pistoletto, artista attento, sensibile e propositivo. Attento alle problematiche contemporanee, alle esigenze culturali dei popoli e al continuum ideale tra “vecchio e nuovo pensiero” traslato egregiamente nelle sue opere.

Le installazioni di Pistoletto s’inseriscono bene, non sono invasive: dialogano col territorio, con la gente! Propongono percorsi linguistici più che strutturali. Invitano al dialogo e alla comprensione.
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Siamo tutti locali… mi dice il maestro Michelangelo. I luoghi non hanno padroni, aggiungo io, sono di chiunque passa e lascia qualcosa di sé. Qualcosa di buono o cattivo, non ha importanza ai fini del “passaggio epocale”. La contaminazione è immediata! Sta ai successori analizzare e trasformare, proporre affinché gli avvenimenti umani non rimangano mera “traccia” folkloristica ma identità culturale, orma primordiale che si fa impronta concreta per un divenire evoluto.

aore12Linfa vitale antica e moderna nello stesso tempo e quest’anno, a proporre il suo pensiero, ospite eccellente, è Michelangelo Pistoletto, artista minimalista contemporaneo, che indica e suggerisce vie alternative al respingimento in chiave artistica, sì, ma possibile! La sua opera disseminata tra gli ulivi, composta da cubi che indicano il mediterraneo, non come forma geografica ma come bacino di popoli che ci vivono. Popoli che dialogano con la natura; che entrano in osmosi. Catene, grovigli giganteschi che riportano alla mente la struttura scientifica delle molecole primordiali: il dna del cosmo!

Pistoletto vuole pacificare uomo e natura e con gli scarti delle macchine domestiche, i cestelli delle lavatrici, costruisce il “tempio” sacrale del contemporaneo e lo “innesta” nel ventre della cattedrale normanna, mentre statue in bronzo di vario colore, che puntualizzano i colori delle razze umane, dialogano con la natura e infine, nell’anfiteatro, imponenti blocchi marmorei, che ricordano la venere coi cassetti di Dalì, compongono i giganti della mitologia e della contemporaneità. Sta a noi saperli assemblare nel modo giusto e consono alla nuova era: al terzo millennio!
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(mario iannino)

giovedì 22 luglio 2010

auguri, è sufficiente

Non servono parole per esternare ammirazione affetto e amore ma a volte per qualche persona molto "distratta" ci vogliono proprio le parole per ricordarle una storia iniziata tanti e tanti anni fa. Una storia di vita che ebbe inizio il 22 luglio del …
Un giorno caldo ma non eccessivamente opprimente; anzi, tutt’altro!
Ecco, a questa persona speciale, voglio ricordare che nonostante il tempo, le vicissitudini, le incomprensioni… ancora c’è qualcosa da costruire !insieme!… vivi la vita con serenità e un pizzico di allegria (dicono che il sorriso faccia buon sangue). E… tanti auguri per ogni singolo giorno che ci rimane da vivere insieme.

mercoledì 21 luglio 2010

religioni e culture a confronto sotto lo stesso cielo

Sotto lo stesso cielo.

È decisamente inammissibile, per una mente normalmente evoluta, pensare di dirottare un aereo e andare a schiantarsi contro il simbolo del potere economico americano solo perché secondo qualcuno rappresenta il male, il diavolo. Eppure, in quel drammatico 11 settembre, due aerei caduti sotto il controllo dei terroristi hanno perforato le sommità dei due grattacieli americani e hanno provocato scompiglio e morti tra gente ignara.
L’attentato terroristico, anche se rivendicato dai fondamentalisti islamici, si presta a una duplice lettura e da spazio a motivazioni meno “nobili” di quelle divulgate dalla propaganda religiosa dei mullah. È difficile accettare una motivazione così palesemente blasfema. L’Islam è storicamente sinonimo di cultura e il Corano di pace e amore. I Mussulmani praticano una religione sentita, pregano e osservano le Sacre Leggi del Corano. Ecco perché, l’attentato, anzi, la strage non può essere il frutto di un concetto religioso, ma la conseguenza del delirio di un singolo che ha inculcato, per motivi personali, l’odio razziale, l’ha fatto germogliare e crescere e infine l’ha sparso come cenere al vento. Ha plagiato giovani menti, li ha addestrati, allevati e spediti in una missione che ha come premio finale 100 giovani vergini. Ma questo signore ha dimenticato di dire ai kamikaze che le 100 giovani vergini sono destinate solo a chi ha l’anima pura, non contaminata dall’odio e insozzata di sangue umano.

Di fatto, il delirio di chi ha organizzato l’attentato e continua a spargere sangue innocente, ha amplificato il clima d’incomprensione e gonfiato l’odio interetnico tra religioni e popoli che da sempre si osteggiano vicendevolmente, non per difendere alti e nobili concetti ma per tutelare miseri interessi privati che, in pratica, fanno moltiplicare gli zeri nei conti correnti bancari dei burattinai.

11 settembre

Dopo l’11 settembre.

I neri hanno una marcia in più!
Su di loro i segni del tempo non sono immediatamente visibili. Per capire la loro età o gli stati d’animo li devi osservare attentamente. Non arrossiscono quando sono impacciati! E se sono tesi o nervosi, non lo capisci mica subito; devi fare attenzione al timbro della voce, al tremolio, ai tratti facciali e alle mani. La voce, l’espressione facciale e il gesticolìo tradiscono, sia nei bianchi che nei colorati, tensioni emotive, anche nei più scaltri.
A un acuto osservatore non sfuggono i particolari; anche quelli più insignificanti assumono e trasmettono valenze imprescindibili dallo stato di autodisciplina che s’impone l’interlocutore.

Il mio interlocutore tradisce il suo stato d’animo nel tremolio delle parole e nella contrazione delle labbra, nonostante il sorriso che precede e accompagna le parole.
Lui è nero. Un uomo negro snello. Ben curato, e dimostra una discreta cultura. Ha proprietà di linguaggio, senz’altro frutto di frequentazioni assidue col pubblico.

In effetti, dice di essere un dj e di avere lavorato nelle discoteche della costiera romagnola, tra Rimini e Riccione, ma che, dopo l’11 settembre, essendo, lui, musulmano, non ha più trovato lavoro. Da quel tragico giorno, che ha sconvolto il mondo intero e ha mostrato come la lucida pazzia di pochi possa provocare morti e terrore in larghissimi strati sociali, anche gli innocenti contrari alla violenza, se pur perpetrata in nome e per conto di assurdi teoremi, che non hanno nulla di religioso ma che cavalcano l’ignoranza delle masse, pagano uno scotto enorme e immeritato.

Oggi, Lui, il negro fa il ragazzo tutto fare. È l’uomo dai mille lavori: falegname, imbianchino, meccanico, inserviente…
E proprio in virtù della sua duttilità e padronanza manuale che l’anziana donna, stesa sul bagnasciuga, dichiara che “è un uomo da sposare!”… un uomo come pochi!
Conclude convinta l’anziana zitella.

lunedì 12 luglio 2010

e se avesse governato la sinistra?

Ancora tagli nelle aziende.

Fiat, Telecom, Siemens, Enel, Olivetti, telefoni di Stato, ferrovie dello Stato…

Ok, la certezza del “posto fisso” non c’è più! Le aziende forti dello Stato e del parastato, quelle che un tempo fungevano da approdo sociale per le nuove generazioni e davano l’opportunità di formare una famiglia, conferivano certezze alle persone che, forti dell’opportunità lavorativa, guardavano al futuro con speranza e fiducia non esistono più.
Negli anni 80, dopo la lunga agonia degli incentivi economici e delle mobilità orizzontali e verticali tra le maestranze, grazie alla coogestione sindacato/azienda per le politiche aziendali e sindacali, fase aperta e consolidata da Marisa Bellisario in qualità di amministratore della sit Siemens italiana, i grandi agglomerati produttivi sono morti per sempre. Non esistono più le grandi fabbriche metalmeccaniche, le compagnie pubbliche, le private, sovvenzionate con i soldi dello Stato.

Nell’era del mercato globale l’assistenzialismo di Stato non può esistere come sistema di aiuto alle aziende e, conseguenzialmente, ai lavoratori, alle famiglie, alla società! La globalizzazione è un’era geozoologica particolare che riporta indietro nel tempo le lancette della civiltà acquisita attraverso l’emancipazione culturale e racchiude in singolari gabbie collettive illusorie gli uomini. Ergo: o sei un colosso, economicamente forte, con una struttura aziendale snella, che va a sfruttare la fame degli altri per guadagnare di più oppure sei risucchiato nella mediocrità e annullato dalla bontà per essere stato eticamente corretto.
Questo in sintesi il pensiero concreto che affama le popolazioni.
Di fatto la globalizzazione annulla i concetti etici e religiosi della condivisione e della cooperazione.

“g l o b a l i z z a z i o n e” è l’ultimo crimine storico ideato dall’uomo. È la messa in atto di una teoria blasfema che induce gli uomini alla guerra per la sopravvivenza e vanifica, come già detto, la cultura della condivisione e della fratellanza tra i popoli.

Fino a quando le persone possono essere considerate numeri o rami secchi da tagliare solo per far quadrare i conti e rilanciare in borsa le aziende?

È chiaro che qualcosa non ha funzionato. Qualcosa continua a non funzionare!

dal mare ai monti in 10 minuti tra i castagneti della Calabria

a ore 12: montagna!

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Oggi abbiamo deciso di fare un’escursione ai monti. Lasciamo la costa e ci dirigiamo a est, nell’entroterra catanzarese, verso le serre calabresi. In macchina di buon mattino (è un eufemismo, si dice tanto per assumere un tono salutista, in realtà sono le 11 passate) scarpe da trekking zaini e borracce da riempire. Mi hanno detto che tra i boschi di castagni, tra Palermiti e Centrache, lungo la provinciale 162, direzione Chiaravalle Centrale, c’è una sorgente d’acqua pura, leggerissima e che stimola chi la beve a fare tanta plin plin, per cui, infiliamo nel cofano della macchina qualche bidoncino e via!

Nel luogo dell’appuntamento, nei pressi della stazione ferroviaria di Montauro, aspettiamo gli ultimi ritardatari e, composta la compagnia, imbocchiamo una stradina provinciale che gradatamente si arrampica sui fianchi della collina. La segnaletica indica Gasperina, Centrache, Palermiti, Olivadi, Cenadi. In linea d’aria i monti sono a pochi passi, sì e no 5, 10 km al massimo.

Prima delle porte di Gasperina, la strada forma delle curve mozzafiato e offre una visione altrettanto spettacolare, mai vista prima: l’ansa tra la Torre del Palombaro, ai piedi di Stalettì, e Soverato Marina è sotto di noi, la dominiamo con lo sguardo. Uno sguardo ebbro per tanta bellezza!

Si ha la sensazione di essere su un trampolino. I fondali marini sembrano coperti con una leggera pellicola cangiante di cristallo, azzurro, verde smeraldo… celeste… colori tenui, di una trasparenza unica che irradia e trasmette al nemico “pensante” visioni pacificate: l’uomo è niente al cospetto di così tanta bellezza!
Non c’è nulla di magico o di esagerato. I colori dell’acqua si modificano davvero, in sintonia con gli studi scolastici, solo che qui siamo al cospetto del creato, nel laboratorio naturale della perla dello Jonio, dove ogni cosa è magia!, e a nulla valgono le teorie del colore e della rifrazione della luce. L’angolo d’osservazione di ognuno, è determinato non solo dalla luce del sole che s’infrange nello specchio di mare, ma, principalmente, dalla predisposizione d’animo del singolo. E ciò determina soggettive visioni cromatiche. Insomma, una dolce illusione, un miraggio, una bugia visionaria purificatrice, che avvicina l’uomo alla natura.

Il sole picchia perpendicolarmente sopra le nostre teste: è mezzodì!
Riprendiamo la marcia.
Superate alcune curve, nel tratto tra Palermiti e San Vito, lungo la provinciale 162, un’area attrezzata offre la possibilità di rifocillarsi, assaggiare carni alla griglia e provviste caserecce accompagnate da un buon bicchiere di vino o birra fresca. Il circolo del cacciatore, così si chiama la griglieria, è situato in uno spiazzo tra i castagni al bordo della strada. All’ingresso, affianco al cancello, sulla sinistra, una statua di San Pio da Pietrelcina, riparata in una grotta di pietra, accoglie gli avventori e sulla destra, l’insegna del circolo.
Il silenzio è rotto dal lieve venticello che solletica le foglie degli alti castagni e dal cinguettio degli uccelli. Il nostro vociare rompe gli equilibri sonori del luogo: è quasi un insulto alla quiete del posto e noi, forse non educati alla sacralità silente di certi luoghi, presi, letteralmente, per la gola, tra uno schiamazzo e l’altro, assecondiamo la dittatura del palato.

sabato 10 luglio 2010

mare nostrum: tutto come prima

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Gli appunti del pifferaio.

Mare nostrum.

Il tempo passa. Gli uomini passano. Le idee passano. I proclami passano. Ma i problemi rimangono!
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Sono trascorsi tre giorni da quando ci siamo trasferiti sul litorale Jonico, con precisione nel tratto di mare tra Montepaone e Soverato, in Calabria, e ancora non siamo riusciti a bagnarci. È impossibile entrare in acqua. Il timore di insozzarsi o prendere qualche fungo infettivo non è fobia collettiva ma realtà. Una realtà comune nei bagnanti costretti sotto gli ombrelloni dalla schiuma densa e oleosa che galleggia a pelo d’acqua davanti a noi.


Certamente, non è bello sentire dire “preghiamo che il vento e le correnti cambino, altrimenti avremo un’altra estate di mare sporco…”.

Il comune buon senso indirizza tutti, imprenditori, uomini di cultura, amministratori non a pregare ma, a impegnarsi in azioni mirate, forse coraggiose, farsi promotori e guardiani delle bellezze paesaggistiche calabresi così da stimolare tecnici e politici a eliminare il problema “acque sporche” alla radice, una volta per sempre.


venerdì 9 luglio 2010

Calabria aore12 Costa Pagoda



©archivio M.Iannino
Il tempo corre veloce. Un’altra estate è iniziata, e noi, nuovamente alle prese con i dilemmi di sempre, cerchiamo di tracciare itinerari e fare quadrare i conti.
Ma non per tutti è così!, c’è chi, nonostante la crisi in atto, in Europa e nel mondo, non ha di questi problemi e, buon per loro, s’imbarcano su uno yacht o aereo personale e via! Verso mete da sogno. Però, se conoscessero i luoghi della Calabria, senza ombra di dubbio verrebbero a veleggiare da queste parti e, forse, rimanervi per sempre. Altro che Bahamas o Bermuda! Che, comunque, mantengono inalterato il fascino, ma una volta conosciuti gl’incantevoli posti calabresi, gli stessi calpestati da Ulisse e decantati da Omero, sapere dove sono le mete più belle e come raggiungerle, senza dubbio non si abbandoneranno più. Se poi, alle bellezze paesaggistiche, sommiamo il valore aggiunto dei calabresi, l’ospitalità, la cortesia che rispecchia tradizioni, storia, cultura e folklore, bèh, a questo punto, gli ingredienti sublimano un “pacchetto turistico” difficile da non accettare.

In Calabria, c’è l’imbarazzo della scelta, al mare come in montagna, sul litorale Jonico o Tirrenico, luoghi d’inaudita bellezza affascinano chiunque ha l’opportunità di visitarli perché la Calabria è fascino, cultura, terra d’approdo e di partenze.

Personalmente amo le vacanze libere. Non mi piace gettare l’ancora in un posto e piantare le radici. Preferisco visitare e conoscere posti nuovi, nuova gente, nuovi piatti, tradizioni e culture; ma dopo le escursioni, possibili grazie alla geografia del territorio calabrese, la meta ultima del mio girovagare è un luogo singolare, che frequento da oltre trent’anni.



Un posticino da favola! Che per arrivarci si doveva percorrere una stradina di campagna, sterrata, fino a quando non hanno inserito alcuni stabilimenti balneari.
Uno spicchio di mare limpido, meglio dei caraibi in quanto a fondali, colori, spiaggia e tantissima tranquillità nel bel mezzo del golfo di Squillace tra Catanzaro e Soverato, a Montepaone Lido, in contrada Casinello.
Ovvio che alla fine qualcuno, in maniera intelligente, facesse fruttare un dono così bello che la natura ha fatto alla Calabria e ai calabresi. A essere sincero, io e i miei amici non abbiamo accolto di buon grado gl’insediamenti ma ci siamo dovuti ricredere grazie all’ospitalità tutta calabrese dei gestori e in particolar modo della coppia che gestisce il lido balneare, “Costa Pagoda”. Entrambi cordiali, lui, Costantino, supervisiona e lavora in spiaggia, cura i rapporti coi fornitori ed è sempre presente per mettere a proprio agio gli avventori del lido; lei, Rina, una donna calabrese verace, instancabile, serena e col sorriso sulle labbra anche, quando la fatica, a sera, si fa sentire tutta, cura la cucina. Una cucina casareccia, tipicamente calabrese, dai sapori e odori inconfondibili per quanti la conoscono, e tra le tante specialità, su preavviso, la signora Rina prepara uno squisitissimo “morzello” alla catanzarese. … e che dire della rosticceria o dei piatti a base di pesce, degli spaghetti allo scoglio con ingredienti freschi e locali procacciati da Costantino.



mercoledì 7 luglio 2010

Porto Rhoca: prenota un posto in paradiso

Prenota un posto in paradiso. Così c’era scritto sullo striscione legato tra un palo e l’altro dei semafori  all’incrocio di Squillace lido, lungo la statale 106 Jonica.
©archivio M.Iannino
villaggio porto rhoca, affacciata su copanello
Ricordo che la cosa c’incuriosì e andammo a fare una capatina nel cantiere.
Superata una curva, salendo per Squillace, Amaroni, Girifalco e atri paesini dell’entroterra contrassegnati dalla segnaletica stradale, a pochi metri dall’incrocio, una stradina sterrata introduce nell’uliveto che guarda il mare del golfo di Squillace.
L’ingresso al villaggio è ultimato: campo da tennis, piscina e alcune schiere di villette di pochi metri quadrati ciascuna lasciano presagire l'urbanizzazione futura.
Un signore, dalla capigliatura folta e riccioluta, già bianca nonostante la giovane età, ci accoglie col sorriso: l’architetto, e socio della società costruttrice, ci illustra il progetto: una volta ultimato il villaggio e vendute le “pezzature”, metteremo mano all’albergo. Il complesso alberghiero avrà la stessa struttura estetica del villaggio. Come vedete dal plastico, albergo e villaggio non disturbano il paesaggio anzi, il nostro obiettivo, negli studi progettuali, è di mantenere il verde e non stravolgere la collina e quindi il territorio ma urbanizzare dolcemente senza violentare la natura. Tutte le unità immobiliari sono immerse nel verde, hanno il giardino e non sono invadenti.

Sono trascorsi circa venti anni e lo striscione con la scritta “prenota un posto in paradiso” non c'è più da tempo, però il posto in paradiso rimane! A pochi passi dallo svincolo stradale di Squillace lido, un’imponente insegna indica l’ingresso del Villaggio Residence Porto Rhoca.

Oggi, il villaggio Porto Rhoca è un condominio residenziale quieto, composto per la maggior parte da persone che preferiscono la tranquillità alla bolgia estiva; e l’albergo, meta di turisti provenienti da ogni parte del mondo, ospita convention, manifestazioni d’interesse, avvenimenti pubblici e privati.

Mentre prepariamo la cena in giardino, col pesce che cuoce sulla piastra del barbecue, ci giungono le voci degli animatori intenti a organizzare la serata per gli ospiti dell'albergo.

crociere a prezzi imbattibili ma non per tutti

(Gli appunti del pifferaio magico)
©archivio M.Iannino

Quanto segue è realmente accaduto. È, in sintesi, la testimonianza di uno spaccato di vita quotidiana vissuta per le strade della città. La discussione ha, pressoché coinvolto quanti si trovavano a rigirare tra le mani un volantino pubblicitario, ma il nocciolo della questione si riassume nelle parole di due signori prossimi alla pensione.
Io, mi trovavo lì, per caso, e non ho potuto fare a meno di cogliere il loro rammarico, memorizzarlo e trascriverlo.
Pertanto, se qualcuno si riconosce non se l’abbia a male.

Crociere a prezzi imbattibili!

È da una vita che sogno di fare un giro sul mare. Farmi, che so, le Eolie, le Tremiti, arrivare semmai in Grecia; magari con la liquidazione potrei fare una sorpresa a mia moglie a organizzare un viaggio a sorpresa per le nozze d’oro.
Qua dicono che con qualche migliaio di euri puoi avere una crociera low coast… quasi quasi cerco un prestito e anticipo la sorpresa… ma ch’è ‘sta roba? Ah ecco: pranzi e scali nei maggiori centri d’attrazione turistica esclusi.
Eh dicevo io che mi sembrava poco per due persone ‘sto pòpò di roba: quasi 15 giorni di mare. Lasciamo stare va! Meglio stare sulla terra ferma che se cadi ti rialzi.
Ti figuri se per guadagnare di più vendono più posti rispetto a quanto possono ospitare…
E se poi va a finire come col Titanic! Pare che per risparmiare gli armatori fecero la cresta alle scialuppe di salvataggio: ne ordinarono di meno rispetto a quanti ne sarebbero serviti in caso d’emergenza.
Beh. Coi tempi che corrono e la crisi… c’è davvero d’avere paura. Come se non bastasse, il governo vuole tagliare le tredicesime degli statali, destinare i soldi delle liquidazioni a cose che non ho capito.
Ma perché non si tagliano i loro stipendi che con una loro mesata campano dieci impiegati dello stato.
È inutile: il pesce puzza sempre dalla testa!
Sì però, in mare, è tutta un’altra cosa: ancora è forte e sentito il codice d’onore nei vecchi lupi di mare! in caso di naufragio il capitano è l’ultimo a lasciare la nave: prima le donne i bambini e gli anziani. Altro che togliere gli stipendi ai dipendenti!
Chi comanda, in mare, offre la sua di vita per preservarla, e offrire una chance, alle persone che il fato gli ha affidato.

lunedì 5 luglio 2010

Tremonti e i fondi europei per il sud

Qualche giorno addietro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, intervenendo all’assemblea della Coldiretti ha indirettamente definito “cialtroni” gli amministratori del Sud perché nell’ambito del programma 2007-2013 non hanno saputo approfittare dei fondi europei destinati al sud per un importo pari a 44 miliardi: «Questi signori ne hanno spesi solo 3,6».Ha denunciato il Ministro con forza.
È bene ricordare che i “fondi strutturali” sono le risorse che la Ue mette a disposizione dei diversi paesi dell’Unione per finanziare interventi sul territorio. In Italia spesso vengono associate all’utilizzo del Fondo Fas (Fondo aree sottoutilizzate) istituito nel 2003 e destinato alle zone economicamente più arretrate del Paese (per il 90% vanno al Sud).

Per semplificare la gestione dei fondi e recuperare quelli non spesi entro i termini previsti dalla legge, lo scorso 24 giugno, Bruxelles ha adottato nuove misure tra cui il posticipo dell’applicazione della regola di disimpegno in base alla quale un finanziamento stanziato nel 2007 che non è stato speso entro la fine del 2009 viene automaticamente riversato nel bilancio della Ue. Così facendo, la Ue ha “salvato” circa 220 milioni che sarebbero andati in fumo. A rischiare era soprattutto la Spagna, con 125 milioni, seguita dall’Italia con 56, Regno Unito con 9, Germania con 6.

Il Sud ha destinato milioni a valanga: li ottiene, li promette, li stanzia, li destina, li usa a volte bene, spesso male. Poi qualcuno non li prende affatto. Queste le parole di Tremonti: Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Sicilia, Sardegna, Calabria guardano un patrimonio che sarebbe utilissimo, ma che inspiegabilmente non viene toccato. Che cos’è, pudore? O forse è meglio non fare per evitare di sembrare incapaci? Non c’è qualcun altro che ruba al Sud, ma è il Sud che a volte ruba a se stesso. S’è rubato il passato, si ruba il presente e forse anche il futuro”.

La classifica degli sprechi è capeggiata dalla Calabria che ha utilizzato solo il 12% dei 1.868 milioni di euro assegnati, “perdendone” 1.643,84; seguono la Puglia (16,22%, spreco 2.740,44 milioni), la Sicilia (18,99%, 3.493,96), la Campania (20,8%, 3.251.16).
«Emblematico e sconfortante è il caso dei cosiddetti “grandi progetti”, opere infrastrutturali nei settori della mobilità, delle telecomunicazioni e dell’energia di importo superiore a 50 milioni di euro: su un totale di 56 grandi progetti per il Mezzogiorno (sempre per il periodo 2007-2013), solo 4 sono stati per ora approvati dalla Commissione Europea. E non per sciatteria di Barroso e soci: drammaticamente, accade che i progetti tardino ad essere recapitati a Bruxelles».

Ma Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, così ribatte alle accuse di Tremonti: “È inaccettabile che si passi il cerino acceso in mano alle Regioni per delegittimarle come istituzioni. Se si fanno attente verifiche si scoprirà che i problemi di soldi non spesi riguardano anche progetti che non sono stati portati avanti dai ministeri e dagli enti collegati». E Nichi Vendola, governatore della Puglia, rafforza la tesi di Errani: «Basta scorrere le Tabelle del Rapporto Strategico 2009 redatto dal Dipartimento Politiche di Sviluppo per verificare che sul totale dei Fondi comunitari gestiti dai ministeri (PON), che ammonta a circa 11 miliardi, i ministeri interessati (Sviluppo Economico, Ricerca, Ambiente, Interni, Infrastrutture) hanno speso poco più di 732 milioni di euro, pari al 6,7 % della dotazione disponibile».

Il problema dell’utilizzo dei fondi europei (finanziati attraverso l’Iva dagli stati membri ed erogati in cofinanziamento, cioè li prende solo la Regione in grado di finanziare e portare avanti la metà del progetto) è una vecchia diatriba. «La risposta tecnica a Tremonti arriva dal vice presidente del parlamento europeo Gianni Pittella (Pd) che spiega come l’attuale normativa prevede che i fondi europei debbano essere accoppiati per essere utilizzati con i fondi Fas (cioè quelli nazionali per le aree scarsamente utilizzate) e dunque lo “scippo” dei Fas alle regioni (utilizzati per cassa integrazione e altro), ha ostacolato l’utilizzo dei fondi strutturali».
Le parole di Tremonti hanno fatto sì che destra e sinistra andassero a cercare i cialtroni nel campo avversario. E qualcuno, giustamente ricorda che a parte qualche lodevole eccezione, come Nichi Vendola che per la Puglia ha speso tutti i fondi per lo sviluppo erogati dal 2000 al 2006 (2,6 miliardi di euro), per il resto, i governatori e i sindaci del Sud, militano nel centrodestra».
E Giuseppe Scopelliti, neogovernatore di centrodestra della Calabria, suppone che “Tremonti si riferisse agli amministratori locali del passato». Mentre Renata Polverini, neogovernatore di centrodestra del Lazio: «In molti casi, come nel Lazio, in Campania e in Calabria, la cialtroneria è stata sanzionata dagli elettori».
Senza fare dietrologia, si è quasi alla fine del programma 2007-2013, e quando un progetto nasce sbagliato è difficile recuperarlo appieno, cancellare gli errori e dirottare i fondi altrove.
L’unico dato certo è che gli strumenti scelti fino ad ora hanno dimostrato lacune. Oggi si deve riflettere su cosa non andava e aggiustare il tiro, perché è da criminali perdere fondi destinati allo sviluppo.

domenica 4 luglio 2010

la resa dei conti


(Gli appunti del pifferaio magico)

Il momento della resa.

Nella mia lunga carriera ho bonificato molti siti. Ho debellato pulci zecche zanzare serpenti ratti.

Solo in un paese mi è stato impossibile! Sì, lo devo ammettere: ho fatto cilecca!, eppure le ho provate tutte: il fumo, gli ultrasuoni, i bocconi avvelenati… ma niente!, non so come facessero a resistere ai mille stratagemmi e al mio flauto magico perché, eliminate alcune famiglie di topi, anche numerose, altre, erano lì, sulla linea di partenza, pronte a occupare gli spazi lasciati vuoti dai predecessori.

Ho chiamato persino Speedy Gonzales il topo più veloce del Messico. Che solo per il viaggio mi ha chiesto una cifra. Ma inutilmente.

Speedy non aveva ascendente sui topi nostrani; anzi, c’è mancato poco che lo facessero fuori col metodo della lupara bianca. Lo avevano già portato ai margini di una “gurna”* con l’impasto di cemento a presa rapida quasi pronto.

Fortuna volle che al summit fosse presente un suo vecchio compagno d’armi: “Totu u sciancatu” che aveva un debito d’onore con lui e garantì per la sua liberazione a condizione che…

Ma ora che ci penso: quel paese aveva una strana forma, sembrava uno stivale. Sì uno stivale enorme simile a quelli dell’orco e tutto girava all’incontrario: i gatti erano succubi dei topi e gli stolti erano i saggi… dòmini

* la gurna” o “gugghju” è una pozzanghera profonda e larga quel tanto che basta per potersi immergere almeno fino alla cintola, dal metro al metro e mezzo circa e si forma lungo le fiumare, tra i boschi dell’Aspromonte e nelle campagne, in genere nelle prossimità di corsi d’acqua, che i ragazzini del luogo usano come piscinetta, fanno il bagno nelle calde giornate d’estate illudendosi di essere al mare.

amori negati

(Gli appunti del pifferaio magico)


Amori negati

Da qualche giorno il mio amico Al (Alibrando II) è irrequieto. Chiama a intervalli regolari. Lancia guaiti, dapprima sommessi ma che diventano sempre più insistenti se non lo porto fuori subito. Anche stamane mi ha chiamato presto: alle 5. Meglio così!, usciamo adesso col fresco, ma sì dai così mi evito la calura delle 9! penso,... penso? Sì riesco a pensare nonostante lo stato comatoso in cui mi trovo. E mezzo incomato, prendo il guinzaglio e lui, il mio amico, inizia a esternare la sua approvazione con agili salti di gioia. Mi gira attorno, sculetta, salta, mi lecca la mano e mi spinge col muso verso la porta. Sì sì stai buono. Calmo. Ora usciamo!
Apro la porta e si catapulta all’esterno. Corre. Annusa. Analizza e piscia. Gratta energicamente il terreno e si guarda attorno. Aspetta! Gli dico ma lui segue una pista e non mi ascolta. Fermo! Gli intimo. Questa volta si ferma, infila la testa nel guinzaglio e inizia a tirarmi. Guida lui. Mi porta davanti un cancello. Annusa, si alza sulle zampe posteriori e lancia dei latrati leggeri simili a lamenti. Oltre il cancello c’è una cagnetta in calore che si offre invano. Sissi Sissi vieni dalla tua mammina che fai vieni da brava su. Sissi è un bel esemplare di aschi... chissà che verrebbe fuori se si accoppiasse con il mio terranova…

sabato 3 luglio 2010

Angela Napoli: il coraggio di una donna

Angela Napoli è nata a Varallo in provincia di Vercelli ma il suo temperamento è certamente di donna calabrese; è un parlamentare della Repubblica Italiana e membro della commissione parlamentare antimafia.
Una donna, politicamente impegnata che dice quello che pensa e non fa sconti neanche agli uomini del suo schieramento politico, tant’è che per protestare contro il suo partito, accusato da lei di averla lasciata sola, decide di non presentarsi alle urne per le regionali del 2010 in Calabria.
Per avere denunciato collusioni e ambiguità di quanti fanno finta di non sapere o conoscere chi pilota e determina i voti in Calabria per una sorta di “opportunità politica e elettorale” altrimenti detta omertà, vive sotto scorta da molti anni. Angela Napoli pone interrogativi scontati, chiede, a chi di competenza, il perché di certi atteggiamenti e manovre ambigue che destabilizzano conti pubblici e sistemi istituzionali. Insomma non dice nulla di nuovo ma il coraggio col quale fa nomi e cognomi di politici che vanno a cena o partecipano a festini preelettorali con gente della ‘ndrangheta, o le puntuali interrogazioni parlamentari per chiarimenti di certi percorsi ambigui di governanti, di oggi e di ieri, chiariscono egregiamente il suo modo d’intendere “l’impegno in politica per il sociale”.

Giusy Versace: una bella pagina di vita!

Giusy Versace: una bella pagina di vita.

Oggi ho conosciuto Giusy Versace: una ragazza dalla bellezza mediterranea; bella, solare e altruista. Una ragazza forte che sa reagire e trasforma il suo dramma umano in momento solidale a favore degli svantaggiati; persone grandi e piccole che hanno avuto la sventura di essere amputate e non hanno i mezzi economici per munirsi di protesi così da poter mitigare l’handicap fisico.
La associo per un attimo Giusy ai Versace della moda ma in Calabria sono facili i casi di omonimia non consanguinea. Spengo la tv e faccio una ricerca nel web. In questo caso l’intuizione si dimostra giusta.
Le sue origini sono di Reggio Calabria, ma da dieci anni lavora e vive a Milano. Il suo nome, all’anagrafe è Giuseppina Versace, detta Giusy, ha trentatré anni e vanta due record; uno, è la prima atleta donna con amputazione bilaterale alle gambe in gara a un campionato nazionale di atletica leggera e due, concorre al titolo a soli tre mesi dal debutto in questa disciplina.
"se devo iniziare quest’avventura sportiva, voglio rappresentare la regione da cui provengo" racconta Giusy, che seppure per adozione non nasconde il suo affetto per Milano. Proprio Milano, infatti, le ha offerto un lavoro che farebbe gola a qualsiasi amante della moda: quello di retail supervisor per una nota griffe, in pieno centro. Non l'azienda di famiglia (e il nome che porta parla di un'azienda che fattura cifre da capogiro), ma quello di una casa concorrente. "Per correttezza", racconta lei, "per non mischiare il lavoro con la famiglia, e anche per curiosità".
"Sono invalida a causa del lavoro. – rivela Giusy - Prima, due settimane al mese, quattro giorni su sette, ero lontana da casa: in giro per il mondo a controllare le boutique che avevano il nostro marchio in franchising, su e giù dagli aerei, negli alberghi, affittavo automobili con la velocità con cui si beve una tazzina di caffè. È successo durante una delle trasferte, nell'agosto del 2005. Un incidente in cui ho davvero rischiato di morire e a causa del quale ho subito l'amputazione di entrambe le gambe. Al rientro a lavoro qualcosa è cambiato. Per esempio, ho trovato molte porte chiuse", ricorda oggi Giusy. E ha cominciato a lavorare nel back office. "Pian piano, però, a gomitate mi sono ripresa la mia scrivania. Ho ricominciato a guidare, ma sono realista: non posso più tenere i ritmi di prima. Ora viaggio molto meno". In compenso, dirige una Onlus, Disabili no limits, di cui prima si occupava a tempo perso, e che ora è diventato un impegno importante: come dice lei, il lavoro per una causa giusta. "Ci occupiamo di raccogliere fondi per amputati economicamente svantaggiati", spiega, "perché il servizio sanitario non riesce a garantire ausili abbastanza evoluti, fornisce solo protesi base. In più, curiamo progetti come 'Emergenza Haiti', attraverso cui abbiamo spedito kit e protesi per gli adulti e i bambini rimasti feriti nel terribile terremoto".
"Ho messo le mie prime protesi da corsa il 15 febbraio scorso, e ho provato a correre in pista. Risultato? Non sono caduta, e già questo è stato un grande risultato".
Giusy, ha coperto in 24 secondi i 100 m., tempo che le è valso la qualificazione ai Campionati italiani.
In bocca al lupo, Giusy! Siamo con te…

ibridazioni e colture transgeniche: anguria all'ananas

©archivio M.Iannino
anguria all'ananas
Ibridazioni

L’ozio è il padre dei vizi ma può anche essere una condizione temporanea; uno stato contingente che induce alla riflessione e predispone gli animi alla creatività.

Secondo alcune leggende anche l’universo è nato da uno sbadiglio di Giove. Il dio supremo che in un momento di noia, per ingannare il tempo, si mise a creare delle realtà temporali. Dapprima creò uno spazio brullo molto ampio ma la monotonia del luogo non gratificò il suo lavoro, si sentiva insoddisfatto! allora aggiunse del verde, creò alberi, arbusti, fiori e erbe.

Compiaciuto e soddisfatto, questa volta, si sedette all’ombra di un bellissimo fico per rinfrancarsi dal caldo e dalla fatica ma non riuscì a trovare sollievo all’afa opprimente.

Capì che serviva qualcosa di più mirato, che rinfrescasse subito le membra; allora pensò a qualcosa di fluido e fece sgorgare fresche acque limpide dai monti, ma, vide che l’acqua sceglieva percorsi in declivio privi di ostacoli e lui, trovandosi su una collinetta non ne poteva usufruire, cosicché creò e fece sgorgare una sorgente lì, a portata di mano, vicino all’albero di fichi.

Soddisfatto del suo lavoro Giove immerse i piedi nell’acqua e trovando sollievo si appisolò al gorgoglio della sorgente.
Al suo risveglio si guardò attorno, e, compiaciuto, decise d’invitare gli dei minori nel suo nuovo giardino. Organizzò una bellissima festa. Invitò persino un minotauro, un ciclope e giacché c’era l’acqua anche le sirene. Il cielo, terso ma monotono, si lamentò e gli disse: senti, Giove hai creato tutte queste belle cose e non ha pensato d’inventare qualcosa che rallegrasse e tenesse compagnia anche a me? Sì... convenne Giove. Hai ragione! Dopo una lunga meditazione, il creatore, prese dell’argilla la bagnò e iniziò a modellarla. Fece delle figure ma nessuna era di suo gradimento.

Una sirena che lo osservava dal bordo dello stagno che la ospitava in occasione sella festa sussurrò: Giove perché non fai un animale con le mie sembianze? Così quando passa sopra di me, mi saluta e anch’io mi sento meno sola. Però… ammise Giove. Non hai tutti i torti. E pose alcuni esseri nel cielo a volteggiare. A sera, stanchi per i continui volteggi aerei, gli esseri dell’aria si posarono a rinfrancare le membra sotto l’albero di Giove. E no! Esclama Giove incazzato nero. Non solo vi ho creato, vi ho dato tutto quello spazio lassù, ora mi fottete pure il mio posto? Via di qua e visto che preferite la terra ferma da oggi non abiterete più gli spazi celesti, non volerete più e andrete a piedi, raminghi a lavorare e produrre col sudore della fronte se volete campare. Ma Giove, non lo sapevamo scusa… e poi, come facciamo siamo tutti uguali almeno dacci una compagna tu che puoi fare tutto. Giove impietosito rispose: va bè… vediamo che si può fare. Ci pensa qualche attimo e: ci sono, dammi questo, e afferra un’appendice pendula dal basso ventre dell'essere, la schiaccia la rimodella e la butta nel cielo. Ecco tu occuperai il posto che prima occupavano loro, gli uomini, e tu senza uccello ti chiamerai femmina…

È passato tantissimo tempo. L’uomo e la sua femmina, osservando le creazioni di Giove sono riusciti a carpire molti segreti della natura. Hanno capito che tappando il buco femminile formatosi dall’estirpazione dell’appendice maschile riescono a raggiungere sensazioni nuove, piacevoli e che dopo sono più tranquilli e vorrebbero fumare. Ma hanno capito anche che la ricerca assidua delle sensazioni produce qualche sorpresa; una sorpresa che impegna molte risorse all’uomo e alla femmina e che, se lo stato di piacere dura qualche attimo, quello che arriva dopo nove mesi comporta un impegno non indifferente, dalla durata costante fino alla maggiore età del nascituro, al quale, considerati i problemi occupazionali, viene dato il nome di bamboccione. Perciò, entrambi decidono di trovare un hobby, magari meno piacevole ma che aiuti a trascorrere il tempo dell’ozio senza sorprese. La femmina fa la calza, cucina, lava stira e l’uomo va a caccia, coltiva l’orto e prova a mischiare gli elementi per vedere l’effetto che ne viene fuori, come faceva Giove quando, al culmine della noia, decise di creare l’universo.
Alcune cose piacciono, altre no. Alcune riescono bene altre così così. alcune cose sono comode e aiutano l'uomo altre sono demenziali, inutili e dannosi. ma vediamo cosa l'uomo nella sua beneamata nullità, dopo tutto questo daffare, riesce a combinare. Incrocia pollini di fiori differenti. Studia i genomi, ricerca l'origine della vita e, meraviglia delle meraviglie! Nasce il mapo; un frutto metà mandarino e metà pompelmo. Crea colture di prodotti alimentari transgenici; e per ultimo, l’anguria all’ananas! che non sa' ne dell'uno e ne dell'altro!

venerdì 2 luglio 2010

Italia, spaccatura insanabile tra Governo e cittadini


L’Italia vera si vede per strada


È un bollettino di guerra non una rassegna stampa.

A Roma i Ministri se la prendono con i contestatori che non approvano la manovra economica e i parlamentari, schierati a testuggine, difendono a oltranza le leggi blindate che il governo Berlusconi vuole approvare prima dell’autunno.
Intanto nel bel paese tutto sembra procedere come sempre: la gente affolla i supermercati ed è molto accorta alle offerte, paragona i prezzi e sceglie il prodotto col prezzo minore. Qualcuno fa finta di avere un gatto o un cane e compra scatolette di carne, riso soffiato e pasta precotta. Una signora, forse signorina, appariscente e anche un po’ volgare guarda dall’alto in basso tutti e tutto mentre mastica spavalda una chewing-gum a bocca aperta con relativo schiocco d’accompagnamento frammisto di sorrisini sussurrati al telefonino rosso fuoco tutt’uno con le labbra carnose di un rosso eccessivo. È rifatta! Esclama un ragazzotto all’amico. Enri ti dico ch’è ‘na mignotta guarda là ha due bocce grossissime e due gommoni al posto delle labbra…

E mentre la vita scorre come sempre arriva la doccia fredda degli aumenti previsti nella manovra economica attraverso gli altoparlanti del supermercato:

La maggiorazione dell'aliquota Irap per le 4 regioni con deficit sanitario avrà effetto sull'acconto di novembre. Mentre, l'aumento dell'addizionale Irpef avrà invece impatto nel 2011. Lo rende noto l'Agenzia delle Entrate. Nelle 4 regioni (Lazio, Calabria, Campania, Molise) per l'anno d'imposta 2010, si applicano le maggiorazioni dell'Irap nella misura dello 0,15% e dell'addizionale regionale all'Irpef nella misura dello 0,30%, rispetto al livello delle aliquote vigenti.

Nei volti della gente non cambia nulla. Nessuno sembra aver compreso che le regioni del sud dovranno iniziare a piangere e soffrire per pagare i nuovi balzelli o a fare sentire la voce in maniera ferma affinché paghi chi fino ad ora ha evaso, rubato e frodato.
Ma la minzione logorroica giornalistica induce lo speaker ad accelerare e prima che qualcuno possa recepire la notizia nel modo giusto butta la seconda:

in agricoltura per il Sud c’è stato uno stanziamento nell’ambito del programma comunitario 2007-2013 pari a 44 miliardi di euro dei quali ne sono stati usati solo 3,5. Uno «scandaloso percorso» secondo il ministro Tremonti. «Mentre cresceva la protesta contro i tagli subiti, aumentavano i capitali non usati -. Più il Sud declinava, più i fondi salivano. Questa cosa è di una gravità inaccettabile». E la colpa – afferma ai microfoni del cronista il ministro- «non è dell’Europa, dei governi di destra o di sinistra, ma è colpa della cialtroneria di chi prende i soldi e non li spende. E siccome i soldi per il Sud saranno di più e non di meno nei prossimi anni allora non si può continuare con questa gente che sa solo protestare ma non sa fare gli interessi dei cittadini».

disorientamenti e verità

Dove inizia il sud? E poi, cos’è il sud? Il sud di chi, di cosa!?

È sufficiente spostarsi d’un passo, svoltare a destra o a sinistra e sei a nord, est o ovest.
I punti cardinali sono una bugia! Un concetto mentale. Una menzogna utile all’uomo per orientarsi, per distinguere il senso di marcia, capire dove andare.
Chissà se gli uccelli migratori conoscono i punti cardinali oppure navigano a naso. magari dicono cip per indicare che vanno diritti, cip ciop per dire alla compagna: avrei voglia di zomparti addosso o forse no: lo fanno quando la femmina è disponibile. Come fanno i cani: se lei, la cagna, non è in calore, non c’è nulla da fare e anche quando è predisposta se il lui che si propone non è di suo gradimento, nisba! Che strana la natura! gli umani devono corteggiare, essere galanti, fare regali, inviti a cena, fiori e dopo una più o meno lunga tiritera forse si ciula… solo chi ha tanti soldi non ha di questi problemi. La femmina umana si concede, non tutte, la maggior parte delle femmine concedono languidi baci e languide carezze come da graziosi accordi e cachet pattuiti: 700 euro per gambizzare e 5000 per sopprimere ma c’è anche chi lo fa gratis a nord sud est ovest e pure di traco.

la rubrica del Pifferaio

Il pifferaio magico.

Il pifferaio magico è una favola conosciutissima che si presta a molteplici interpretazioni perciò il nostro nuovo amico e autore ne prende in prestito il nome e lo usa come tag.

Secondo lui, la chiave di lettura, per quanto concerne i post a firma “ipm”, che da qui a poco si potranno leggere nel blog, è semplice e immediata. I suoi post accompagneranno i lettori per tutta l’estate e indirizzeranno quanti incuriositi dalla sua fantasia a prendere coscienza e leggere con occhi e animo propenso alla meraviglia gli episodi e le azioni di uomini politici, artisti, persone comuni a spasso per la Calabria e l’Italia.
Il suo e il nostro invito è: predisporsi, quindi, alla lettura con lo stesso spirito di chi si accinge a leggere una favola, anche se tocca temi e persone contemporanei.

Una satira, dunque, che si prende gioco dei costumi e dei tic dell’uomo contemporaneo; un uomo ossessionato dalla voglia di primeggiare, paventare amicizie importanti, esternare sicurezza perché benestante o associato a un clan, con l’auspicio che diventi sollievo e antidoto per la cattiva gestione della cosa pubblica e medicina contro l’avidità che accomuna la quasi totalità degli umani.

Catanzaro, Fondazione Campanella, un rebus

Prestigiatori, maghi e illusionisti talmente bravi che hanno deciso di cambiare mestiere e fare i loro giochi di prestidigitazione nei luoghi preposti alla politica.

I prestigiatori migliori si cimentano nei conti della sanità; un comparto, quello sanitario calabrese, sorprendente!

I conti vanno e vengono! Gridati da alcuni e occultati da altri; con piani di rientro pronti ma, inattendibili perché, secondo Scopelliti, il deficit non è quantificato. E, sempre secondo il presidente della Calabria, per risanare il debito della sanità calabrese si paventa la possibilità della chiusura di due o tre ospedali. Attualmente la regione sta facendo uno studio sul territorio per capire cosa offrire in cambio ai cittadini, vale a dire se ristrutturare, convertire e diversificare gli ospedali “inutili”, tenendo presente che ci sono 11 strutture ospedaliere a rischio sicurezza.

Non ci sono, invece, chiarimenti esaustivi in merito all’esubero del personale sanitario regionale calabrese; unico dato certo è che presto 500 persone, delle 3500 in esubero, non saranno più in organico, e ci sarà un risparmio di 20 milioni di euro. Nel frattempo, la Kpmg, azienda preposta dalla regione a reperire i dati sulla sanità, dovrebbe ultimare le ricerche e fornire dati concreti.

Leoluca Orlando, presidente della Commissione d’inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali, ha evidenziato, nell’audizione con Scopelliti, la "frequenza degli errori sanitari e il disavanzo sanitario, l’incertezza dei dati e i ritardi da record nei tempi medi dei pagamenti" della regione nei confronti dei creditori, e, sempre Orlando, ha introdotto così i lavori:
«Uno degli aspetti più gravi della situazione finanziaria della sanità calabrese è l’inattendibilità dei dati e la mancanza di una normale documentazione contabile, ma a preoccupare è anche il ritardo record nei tempi medi dei pagamenti delle aziende e pari a circa due anni, un ritardo che getta ombre e dubbi sulla correttezza dei rapporti tra fornitori e aziende sanitarie.

Si evidenzia, inoltre, un significativo importo per danni erariali, pari a 95 milioni di euro per l’acquisto di strumenti non utilizzati. E sempre inerente a spese inutili, Leoluca Orlando ha aggiunto: non possiamo dimenticare un altro caso oggetto di attenzione da parte della Commissione, ovvero la Fondazione Campanella, che da sola ha accumulato un danno erariale di circa 100 milioni di euro». Quanto al piano di rientro, approvato solo il 4 febbraio 2010, Orlando ha sottolineato la mancanza di dati definitivi, attesi per il 31 maggio e in realtà mai arrivati, e l’assenza di un piano sanitario scientificamente apprezzabile, sottolineando infine la necessità di riconversione e chiusura di molti presidi sanitari. «In una situazione grave come questa – ha concluso Orlando– la peggiore scelta è non scegliere».

Alla luce dei fatti appena esposti c’è da fare un’ultima considerazione: e il piano di rientro della giunta Loiero che fine ha fatto? Se non abbiamo frainteso, quel piano era prossimo a rimettere le cose a posto. O no?

Indubbiamente è difficilissimo gestire un territorio come il nostro, ma ciò non impedisce agli uomini la possibilità di affrontare e risolvere questioni concrete con chiarezza e trasparenza, specie in momenti drammatici come quelli contingenti, momenti che vedono l'intera nazione al collasso.

giovedì 1 luglio 2010

opera d'arte o decorazione?

Abissali differenze in arte tra artigianalità manifatturiera e fare artistico:
Breve dissertazione dedicata a quanti credono nella purezza del pensiero artistico: per fare chiarezza e fugare dubbi e perplessità indotte dalla disinformazione sull’opera e il pensiero dell’artista.

Nonostante i molteplici contributi e i modelli mentali di artisti, estimatori, appassionati ricercatori, studiosi, insomma quella pletora appassionata che si lambicca il cervello attorno ai linguaggi visivi e alla loro funzione educativa e sociale, e che, attraverso le ricerche e le coraggiose proposte, ha fatto evolvere il modo d’intendere le opere d’arte anche al grande pubblico, ancora oggi c’è molta disinformazione per quanto concerne la poetica artistica della visione.

Una disinformazione, voluta da quanti intendono mantenere quell’alone di mistero che da sempre ruota attorno ai linguaggi artistici e al mondo dell’arte in genere, agli artisti e al loro lavoro, alla struttura che favorisce la diffusione e la commercializzazione delle opere d’arte.
Disinformazione che si tramuta in ignoranza e fa intendere l’opera come bene rifugio, al pari di un lingotto d’oro, un gioiello o un immobile, vanificando i messaggi lanciati nel corso dei secoli con veemenza da artisti e estimatori intellettualmente onesti. Con ciò non si vuole intendere che l’artista debba essere uno sciancato, anche lui e il suo entourage devono vivere dei proventi di un lavoro! ma è importante non fare confusione:
La sua attività è una prestazione d’opera intellettuale messa a disposizione dell'umanità e che non ha nulla a che vedere con la decorazione o le frivole copie del reale, lavori apprezzabili dal punto di vista formale se realizzati con maestria ma nulla di più!, da vendere questi ultimi, nei grandi magazzini o abbinarli a divani, mobili e piastrelle di vario genere.

(mario iannino)

in Italia tra scudi e manovre c'è chi muore

Il mondo è bello perché vario…

Una frase banale che spiega in maniera chiara le diversità terrene. Uomini e animali, piante, territori e distese d’acqua si differenziano l’uno dall’altro anche se pur composti dai medesimi elementi.
L’uomo è il più complesso di tutti gli esseri, viventi e no. Le correnti di pensiero si sprecano: c’è chi è meditativo, stoico, gnostico, minimalista… c’è chi attacca per difendersi e chi alza muri e scudi per proteggersi, chi porge il petto impavido e chi sta dietro le quinte. Ogni atteggiamento è consequenziale alla cultura che ha formato il carattere dei soggetti. E fin qui tutto bene! Il problema sorge allorché i personalismi, gli atteggiamenti, le esternazioni e le azioni influiscono sulla collettività modificandone il corretto democratico corso auspicato dai saggi Maestri di vita.

Volgarmente, un tempo si diceva che “l’amicizia và in culo alla giustizia”, massima sulla quale ruotano le vicende del “marchese del Grillo”, magistralmente interpretate dal grande Alberto Sordi nel bellissimo e esilarante film diretto dal maestro Mario Monicelli. La frase “io so io e voi nun siete un cazzo” pronunciata alla fine di un processo artatamente pilotato dal marchese Onofrio del Grillo sembra riverberare un eco che non vuole cessare di rimbalzare da una piazza all’altra. I mass-media ci sguazzano, rivedono, dicono, affermano, smentiscono, enfatizzano avvenimenti, casi di mal governo, collusioni con l’antistato, commistioni di affari con mafiosi, cattivo governo per alcuni, buon governo per altri. Sta di fatto che la merda copre occhi e orecchi di cittadini per bene e le gesta di arraffoni malavitosi. Non c’è nessuna distinzione tra le persone che lasciano fare per quieto vivere e gli avvoltoi che pur di fare affari e guadagnare vendono anche gli affetti più cari. Senza dubbio il clima non è dei migliori e le discussioni in seno alle alte Istituzioni dello Stato lo aggravano e allontanano ulteriormente i cittadini dalla politica. Quei cittadini, la totalità in Italia, che hanno visto svanire nel nulla i sacrifici di una vita con l’ingresso dell’euro. L’euro ha portato miseria al 99% degli italiani ed ha permesso ai grandi gruppi di potere economico d’impinguare le casse, difatti, secondo studi mirati, la recessione ha colpito i ceti medio bassi mentre i grandi capitali hanno avuto impennate migliorative esponenziali.

È vero, in Italia ci sono molti furbi che cercano di scansare la miseria inventandosi invalidità o peggio attività che dovrebbero portare benessere e lavoro alla collettività. E, c’è anche una spesa enorme, esageratamente colossale che foraggia “il sistema politico”. Se si considerano, oltre ai quasi mille tra parlamentari e senatori eletti, quelli a vita, i tecnici, gli esperti, i commissari e tutte le fantasiose cariche agganciate al carrozzone politico, viene fuori una cifra che da sola risanerebbe il deficit attuale e si potrebbero istituire assegni sociali per i disoccupati e la cultura.

itinerari turistici consigliati in Calabria


racconti di vita in Calabria 1

itinerari turistici.

©archivio M.Iannino

È il primo giorno di luglio, secondo il calendario dovremmo essere in estate: aria calda, molto sole e bagni a mare! Invece l’inverno sembra non voler cedere il passo alla bella stagione: l’aria è fresca, pioviggina e c’è molto vento, va bèh che il vento a Catanzaro non manca mai però questo è un vento fresco, autunnale, che non invoglia le persone a spostarsi sulla spiaggia per cercare refrigerio nelle acque cristalline dei mari calabresi o nei boschi dell’entroterra silano e aspro montano delle serre.
Si rimane in città! A dire il vero, a me non dispiace. Non mi pesa per niente, anzi preferisco il fresco al caldo afoso. Quando fa caldo, ma veramente caldo, anche l’acqua del mare è un brodo e l’unico modo per stare bene è rimanere a casa con le imposte chiuse e il climatizzatore acceso ma non sempre è possibile! Se ci sono ospiti non puoi stare in canotta o torso nudo e bighellonare tra quattro mura: non tutti amano le cose che ami tu! Magari a un buon libro o un bel film preferiscono le escursioni naturalistiche, le immersioni o anche, perché no, una passeggiata in pieno giorno nei luoghi caratteristici della Calabria. Visitare parchi e musei, scavi archeologici e gallerie d’arte…

(segue)

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